Muore a 89 anni Ilya Kabakov, tra gli artisti russi più influenti del Novecento

Insieme alla moglie e compagna d’arte Elena ha dato vita a installazioni ambientali dal grande impatto visivo e concettuale, invitando il pubblico a immergersi in esse e a riflettere sulla contemporaneità. Tra le loro opere più celebri, “The Ship of Tolerance”

“È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa di Ilya Kabakov, grande artista, filosofo, amato marito, padre prezioso e nonno adorato. L’uomo che ha trascorso la sua vita immaginando l’utopia, ha lasciato questo mondo sabato 27 maggio, circondato dai suoi cari, poco prima del suo 90esimo compleanno”. Con queste parole pubblicate su Facebook la Ilya and Emilia Kabakov Foundation ha comunicato la scomparsa di Ilya Kabakov, artista di origini russe naturalizzato statunitense la cui storia di vita e d’arte è strettamente connessa a quella della moglie Emilia. Considerati tra i più importanti artisti russi del Novecento, la ricerca e il lavoro di Ilya ed Emilia Kabakov si sono contraddistinti per le grandi installazioni dalla forte valenza concettuale, attraverso cui veicolare messaggi di tolleranza, pace e uguaglianza.

Ilya e Emilia Kabakov, The Ship of Tolerance - Accademia di Belle Arti, Roma - 2017

Ilya e Emilia Kabakov, The Ship of Tolerance – Accademia di Belle Arti, Roma – 2017

THE SHIP OF TOLERANCE DI ILYA ED EMILIA KABAKOV

Ne è un esempio The Ship of Tolerance, progetto itinerante inaugurato alla fine degli anni Settanta che ha fatto tappa anche in Italia, nel 2005 a Venezia e nel 2017 a Roma. “Quando abbiamo realizzato per la prima volta The Ship of Tolerance a Siwa, si trattava solamente di uno dei quattro progetti che stavamo presentando. Volevamo diffondere la convivenza fra culture, religioni e tradizioni. Le tappe successive si sono svolte in Paesi e città differenti, espandendo l’idea di tolleranza persone che appartengono a diverse religioni, culture ed etnie”, raccontava Emilia Kabakov in un’intervista rilasciata ad Artribune nel 2017. “Il mondo è drammaticamente cambiato. Stiamo entrando in un nuovo paradigma, proprio quando un intero continente sta spostando l’attenzione verso l’Europa e nessuno dei due versanti sa come comportarsi e come trattare con le enormi urgenze create dalle differenze tra popoli che stanno per convivere, ricercando un nuovo ideale di rispetto, di dialogo tra religioni, culture e tradizioni da troppi secoli in contrasto. E questo rappresenterà il nostro futuro per lunghissimo tempo”. Per sostenere ancora oggi il progetto, il post Facebook cui è stato affidato l’annuncio della scomparsa di Kabakov si conclude con una particolare richiesta: “al posto dei fiori, chiediamo che vengano fatte donazioni benefiche per The Ship of Tolerance”.

Ilya ed Emilia Kabakov. Where is our place. Installation view at Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2003. Photo Francesco Allegretto

Ilya ed Emilia Kabakov. Where is our place. Installation view at Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2003. Photo Francesco Allegretto

VITA E ARTE DI ILYA ED EMILIA KABAKOV

Nato a Dnepropetrovsk, in Ucraina, nel 1933, Kabakov si forma al VA Surikov Art Academy di Mosca, iniziando la sua carriera artistica come illustratore di libri per bambini. Entra a fare parte di Noma, gruppo degli artisti concettuali di Mosca, la cui pratica si contraddistingueva per la loro opposizione al sistema ufficiale dell’arte sovietica. Negli anni Ottanta l’artista si trasferisce in Europa, dove tiene la sua prima personale (inaugurata nel 1985 a Parigi presso la Galleria Dina Vierny; nel 1987 ottiene la residenza al Kunstverein Graz in Austria, e l’anno successivo inizia la sua collaborazione con la sua futura moglie Emilia (che aveva vissuto a New York, dove lavorava come mercante d’arte e curatrice di mostre). Nel 1988 i due artisti danno vita alla loro prima installazione, Ten characters, inaugurata alla Ronald Feldman Gallery di New York, la cui struttura e metodologia getta le basi per i lavori successivi: i progetti dei Kabakov infatti si caratterizzano per essere narrazioni ambientali in cui il pubblico è invitato a muoversi e a interagire. È così per The Toilet, realizzata per documenta 12, e anche Where is our place?, presentata per la prima volta alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia in occasione Biennale del 2003. I due coniugi sono stati inoltre protagonisti dell’ottava edizione di Monumenta al Grand Palais di Parigi con L’Étrange Cité, opera che trae ispirazione da alcune epoche del passato, tra tutte Rinascimento e Romanticismo, dando vita a una sorta di città utopica che travalica i confini tra passato, presente e futuro.

Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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