Mostra di Keith Haring nel carcere di Genova, dove il Teatro dell’Arca è un modello da imitare

Realizzato nel 2016, il teatro carcerario di Marassi è fucina di attività culturali essenziali per il recupero e il reinserimento dei detenuti. Ora ospita i lavori dell’artista americano, mentre si realizza un murale ispirato alla sua opera

Per poco meno di una settimana, fino al 29 maggio 2023, il Teatro dell’Arca di Genova aprirà le porte al pubblico, in occasione della mostra dedicata a Keith Haring (Reading, 1958 – New York, 1990), che espone quindici lavori dell’artista statunitense. Non un teatro come tanti, quello nato nel 2016 da un’idea di Teatro Necessario Onlus, impegnata ormai da quasi vent’anni in attività culturali destinate a favorire il riscatto e il reinserimento in società dei detenuti del carcere di Marassi.

Teatro dell'Arca, Genova Marassi

Teatro dell’Arca, Genova Marassi

IL TEATRO NEL CARCERE DI MARASSI

Prima che il Teatro dell’Arca prendesse forma – nel fabbricato da duecento posti a sedere costruito nel cortile dell’istituto penitenziario, ma aperto alla città – l’associazione ha mobilitato insegnanti e attori professionisti per anni, con l’obiettivo di formare alla recitazione quanti più detenuti possibile. L’ottimo riscontro – in dieci anni, dal 2006 al 2016, sono stati messi in scena nove spettacoli ospitati dai teatri cittadini, cui hanno assistito 25mila spettatori, di cui 10mila studenti coinvolti in un lavoro di educazione alla legalità – ha portato la Casa Circondariale di Marassi a dotarsi del primo teatro all’interno di un carcere in Italia e in Europa. L’ultimo spettacolo in cartellone, lo scorso aprile, ha messo in scena il Riccardo III di Shakespeare, interpretato dalla Compagnia degli Scatenati, che si è costituita per dare voce al talento e alla voglia di ripartire dei detenuti di Marassi, affiancati da attori esperti e dagli studenti del DAMS di Genova. E il Teatro dell’Arca è diventato un modello da studiare.

Teatro dell'Arca, Genova

Teatro dell’Arca, Genova

IL RUOLO DEL TEATRO IN CARCERE

In primis, per la sua capacità di indicare la strada, in un processo ancora accidentato: agli Stati Generali sull’esecuzione penale del 2015 il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria testimoniava l’impatto positivo delle attività teatrali sul clima degli istituti in cui vengono praticate; e solo pochi mesi fa era stato presentato un disegno di legge con l’obiettivo di istituire un Osservatorio permanente sulle attività teatrali nelle carceri, per individuare uno spazio dedicato a laboratori artistici in ogni Istituto, e promuovere e sostenere attività laboratoriali attraverso un fondo dedicato. La proposta non è mai (ancora?) diventata legge. Ma anche sotto il profilo strutturale il teatro di Marassi ha molto da insegnare: qui si è tenuto, nelle ultime ore, l’incontro dell’Ordine degli Architetti di Genova su Progettare gli spazi della pena secondo Costituzione, per favorire, attraverso la realizzazione di infrastrutture ad hoc, l’accesso dei detenuti a nuove opportunità professionali. La soluzione, purtroppo, è ancora lontana, come emerso in conferenza: architettonicamente parlando, nella maggioranza dei casi, gli edifici carcerari italiani sono incostituzionali, perché impediscono ogni possibilità di crescita nella loro deprivazione sensoriale ed emozionale, vincolati a una progettualità che non considera gli aspetti psicologici ed estetici a vantaggio dell’utilizzatore, per una esecuzione penale utile e positiva (ma qualcosa si muove, come dimostrano l’osservatorio di Laboratorio Carcere del Politecnico di Milano e le sperimentazioni del progetto inside/outside design studio del DIARC della Federico II di Napoli).

LA MOSTRA DI KEITH HARING NEL CARCERE DI GENOVA

Ospitare una mostra di chiaro richiamo, aperta sia al pubblico esterno che alla popolazione detenuta, è ulteriore conferma di quanto il progetto stia crescendo. L’iniziativa, resa possibile dalla collaborazione con ELV Culture of Innovation, con il contributo della Compagnia di San Paolo e il patrocinio del Comune di Genova, porta in carcere le opere di Haring affidando ai detenuti il ruolo di guide per gli studenti (cui è riservato l’ingresso dalle 9 alle 12) e i visitatori della mostra (dalle 17 alle 20, sempre previa prenotazione e compilazione di un form con i propri dati anagrafici, procedura necessaria per entrare nella Casa Circondariale). Contemporaneamente, sarà realizzato un murale di 12 metri di larghezza per 6 di altezza ispirato a un’opera di Keith Haring sul muro di cinta adiacente all’ingresso del Teatro dell’Arca, con la partecipazione dei detenuti di Marassi, coordinati dall’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.

Livia Montagnoli

https://www.teatronecessariogenova.org/

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