Hamak, Hashimoto e Arends. Tre degli infiniti modi di fare arte

Herbert Hamak, Jacob Hashimoto e Stuart Arends. Sono i protagonisti delle tre mostre personali allestite allo Studio La Città di Verona. E che raccontano altrettante poetiche

Le tre mostre dedicate ad altrettanti artisti distanti per linguaggi come Herbert Hamak, Jacob Hashimoto e Stuart Arends sono un omaggio dello Studio La Città a figure da sempre presenti nelle proposte della galleria, soprattutto i primi due.

Herbert Hamak, Ohne Titel, 2000, Courtesy Studio La città, Verona

Herbert Hamak, Ohne Titel, 2000, Courtesy Studio La città, Verona

LA MOSTRA DI HERBERT HAMAK

Parlare di Herbert Hamak (Unterfranken, 1952) e delle sue opere significa raccontare il metodo che l’artista usa: “Mescola pigmenti colorati con un legante fatto di resine sintetiche e cera, per poi versare la massa liquida in uno stampo realizzato appositamente”, spiegano in galleria. Prima che tutto si solidifichi, “inserisce il supporto del quadro – una tela sul telaio”.
Il processo è di tipo alchemico, una continua ricerca che arriva alla forma finale quale noi la vediamo. Siamo davanti a opere fluttuanti, soggette alla luce del momento e dalla stratificazione cromatica derivante dai processi che i pigmenti mettono in atto, spesso imprevisti dallo stesso autore. I titoli sono sovente sequenze numeriche e alfabetiche, realizzate con resina e pigmenti su tela.

Jacob Hashimoto, If we had known, 2022, Courtesy Studio La città, Verona

Jacob Hashimoto, If we had known, 2022, Courtesy Studio La città, Verona

LA MOSTRA DI JACOB HASHIMOTO

L’opera dello statunitense Jacob Hashimoto (Greeley, 1973) – pittura, scultura, soprattutto installazione – è un evidente recupero dell’arte antica giapponese. L’utilizzo, nei suoi componimenti modulari, di aquiloni di bambù e carta, modellini di barche (famosa quella esposta ad Arte Fiera di Bologna qualche anno fa) riprendono narrazioni tipiche dei videogiochi, delle cosmologie virtuali, ma sempre con profonde radici storiche legate all“astrazione paesaggistica” e all’artigianato nipponico. Fra le opere presenti in mostra, quasi tutte inedite, accanto a lavori a parete e agli aquiloni sono esposte anche una serie di xilografie. Per la prima volta la serie dal titolo The Necessary Invention of the Mind, composta da dodici xilografie realizzate con la collaborazione di Durham Press, la nota azienda americana specializzata nella stampa di opere uniche e in edizioni limitate.

Stuart Arends, Sketch #4, 2021, Courtesy Studio La città, Verona

Stuart Arends, Sketch #4, 2021, Courtesy Studio La città, Verona

LA MOSTRA DI  STUART ARENDS

La mostra di Stuart Arends (Waterloo, 1950) propone una serie di lavori inediti realizzati appositamente per questa occasione. Al centro e all’origine era la scatola, adesso ripresa in forma più complessa. I cartoni dipinti di bianco, “prima con il gesso e poi con una vernice a olio a base di piombo”, erano nati senza l’intento di dipingere la scatola di cartone, ma “solo di coprirla”. Spostando le scatole con la vernice ancora fresca, si conservavano le impronte delle dita. Questo effetto pittorico, ripetuto più volte, ha fatto nascere in mostra a Verona. Una operazione ripetuta, ma con variazioni infinite. Qui però sono presentate in una seconda serie, costituita da cartoline d’invito del 1994 a una mostra newyorchese dello stesso Arends e che, in seguito al suo intervento con acrilico, matita e inchiostro, diventano omaggio alla arte gestuale di quegli anni.

– Claudio Cucco

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Claudio Cucco

Claudio Cucco

Claudio Cucco (Malles Venosta, 1954) attualmente è residente a Rovereto. I suoi studi di Filosofia sono stati fatti a Bologna, è direttore della Biblioteca di Calliano (TN) e critico d’arte. S’interessa principalmente di arte contemporanea e di architettura e dell’editoria…

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