L’artista Gabriele Picco e la sua casa-opera a Roma

È iniziata per caso, con una corrispondenza a distanza. Quella tra Gabriele Picco e Filippo Rossi si è evoluta poi in una vera amicizia, che ha portato l’artista a ripensare totalmente la casa del collezionista. Fino a realizzare un libro che ne racconta tutta la storia

Talvolta, il legame tra un collezionista e un artista può andare ben oltre al rapporto commerciale, lavorativo, di interessi: per casualità o affinità elettiva, accadono incontri che nutrono, in cui la visione convergente assume un’importanza primaria. È quello che è successo tra Filippo Rossi e Gabriele Picco, la cui corrispondenza è iniziata nel 2012 in modo spontaneo e si è evoluta in un progetto condiviso.

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LO SCAMBIO TRA FILIPPO ROSSI E GABRIELE PICCO

Era un momento di importanti cambiamenti per Gabriele Picco che, diventato da poco padre, stava preparando il trasferimento a New York. A una festa dell’asilo nido, un amico lo mette in contatto con Filippo Rossi, che aveva appena vissuto un’esperienza simile, muovendosi da Roma a Parigi. Una sottile malinconia, però, lo aveva spinto a comprare un appartamento nella Capitale, quartiere Trieste. Non si tratterà di una casa “qualunque”: la ristrutturazione dell’open space, composto da una cucina-salotto e tre camere, viene affidato agli architetti Paoli Pinto. Ma a seguito della telefonata di Gabriele Picco decide di andare oltre, affidando a lui il compito di animarne gli spazi interni. “Caro Gabriele”, disse, “vorrei una casa-opera d’arte… prima che tu parta per NYC, quindi entro un mese, ti propongo di andare nella mia casa romana, fare un progetto per collocare i tuoi nuovi lavori in ogni stanza e poi realizzarli”.

LA CASA DI ROMA ARREDATA DA GABRIELE PICCO

Quello che ne scaturisce è una cosmogonia che rispecchia fedelmente l’immaginario dell’artista, tra installazioni, quadri, dipinti, wall painting e disparati media, frutto di alcune sperimentazioni che stava conducendo in quel momento con oggetti quotidiani. “Ho apprezzato molto che Filippo mi abbia dato la possibilità di lavorare sulle mie ricerche di quel periodo senza pretendere di acquistare opere più riconoscibili”, ha confessato l’artista. “Grazie a questa collaborazione è nata poi un’amicizia e una forma di mecenatismo stimolante per entrambi”. E da questa esperienza è nato persino un libro che racconta dell’inconsueto incontro e di tutto ciò che ne è scaturito in seguito. Progetti, schizzi, ripensamenti, foto dei work in progress, discussioni, mail: tutto il materiale è stato stampato e raccolto in un volume che rappresenta una traccia, una testimonianza tangibile di uno scambio fecondo, l’incipit di una amicizia.

– Giulia Ronchi

https://gabrielepicco.com/

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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