Piazza Navona. Oltre il muro che separa il caos dei turisti tornati ad affollare Roma, intimismo e silenzio sono protagonisti di una retrospettiva che si carica di un’esperienza lunga una vita. Fratello del noto scultore Eduardo, Gonzalo Chillida (San Sebastián, 1926-2008) ha sperimentato il figurativismo, il Cubismo, la geometria e la fotografia. Diversi territori, distinti passaggi che dalla Castiglia raggiungono Braque e Palazuelo a Parigi, per fare poi ritorno ai Paesi Baschi, Donostia e la sua spiaggia.

LA PITTURA SECONDO CHILLIDA
La visione della natura è centrale, impone la propria recitazione assistita da una vena moderna di inquietudine e smarrimento. Conservando sempre un’attitudine visionaria e lirica, la narrazione segue la progressiva ricerca di semplificazione strutturale, tanto nella forma quanto nel colore, che conduce a un’interpretazione metafisica della realtà. Sono le opere più recenti a riflettere una poetica più carica di esistenziale malinconia, in cui l’attimo folgorante e impressionista si scioglie in un mondo indefinitamente arcaico. Mare, sabbia, nebbia si pongono di volta in volta al centro delle opere, esse stesse opere di un divenire quotidiano ma immobili. Campiture mute, assolute nella loro capacità di suscitare con null’altro che la luce l’incanto dell’arte.
‒ Raffaele Orlando
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