Sogno, veglia e realtà: la mostra di Emilio Fantin alla Fondazione Baruchello

La mostra di Emilio Fantin alla Fondazione Baruchello di Roma è delicata, profonda, illuminante. E porta a riflettere sugli stati di coscienza, soffermandosi in particolare su chi l'ha persa per poi ritrovarla dopo l’esperienza del coma

La mostra di Emilio Fantin (Bassano del Grappa, 1954) alla Fondazione Baruchello, focalizzata sull’esplorazione degli stati di coma, è in continuità con il progetto Risvegli, a cura di Gabi Scardi e Katherine Desjardins, sul tema dei flussi di coscienza e immaginazione. Arriva a Roma dopo essere stata presentata nel 2021 a Torino, Chicago, Milano e Bologna. I reduci da questa condizione di perdita di coscienza hanno subito un forte scollamento, un trauma esteriore e interiore. Dal momento in cui si risvegliano, la linea di demarcazione rispetto alla vita precedente è abissale, ma l’energia vitale prende il sopravvento sullo spaesamento e sulla desolazione. Fantin è stato alla Casa dei Risvegli dell’Ospedale Bellaria di Bologna per raccogliere testimonianze.

Emilio Fantin, The Light of Darkness, 2021

Emilio Fantin, The Light of Darkness, 2021

LA MOSTRA DI EMILIO FANTIN A ROMA

In mostra sono raccolti dieci disegni e fotografie riferiti a diversi stati di coscienza; inoltre, è proiettato il film Sciamani tratto dalla performance realizza al MAMbo nel 2021.
Ma il progetto più toccante è The Light of Darkness: sette video che riportano le testimonianze condivise dalle persone che hanno affrontato l’esperienza di risveglio dallo stato di coma. Così, attraverso i loro racconti e le loro parole, si impara a lasciare spazio agli altri, ad aprire il cuore e a non avere paura, a offrire la propria spalla per accogliere una testa stanca, il dono dell’empatia. Maria Pina condivide una canzone che la fa stare bene, Mi fido di te di Jovanotti, cantandola a mezze labbra: “La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”: ricorda di essersi guardata allo specchio e aver notato una calza sulla testa al posto dei suoi lunghi capelli. Claudio risponde in maniera poetica alle domande che gli vengono poste; Fabrizio vuole guidare veloce “per sorpassare il tempo“; Simone non riesce a scandire bene le parole ma ricorda il profumo di Enrica, fragrante come pane caldo, e i capelli neri che gli carezzavano il volto. Andrea ha perso l’uso delle gambe, il suo “mezzo”, e afferma: “Il tempo mio fa solo parte dei racconti e dei ricordi e dei sogni. Per questo è un tempo odioso. Era giovane quando, durante una spedizione di speleologia negli abissi del Carso, incontra sulla funivia una ragazza con la quale scatta un’intesa, decidono così di passare la notte insieme. Si precipita giù dalla montagna per incontrarla e realizzare il loro sogno. La giornata seguente porta una sorpresa amara, un incidente devastante. Nonostante tutto, Andrea sostiene che riscenderebbe con lei nell’abisso.

Giorgia Basili

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Giorgia Basili

Giorgia Basili

Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è spe-cializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza…

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