Narrare la violenza con delicatezza. La mostra di Dario Picariello a Bologna

LABS Contemporary Art a Bologna ospita la mostra di Dario Picariello: una riflessione sulla violenza del quotidiano attraverso un ciclo di installazioni che rimandano alle idee di protezione e dolcezza

Gli spazi della galleria bolognese LABS Contemporary Art accolgono l’opera di Dario Picariello (Avellino, 1991), giovane artista che attraverso l’utilizzo di diversi medium, in particolare quello fotografico, narra l’intreccio tra passato e presente con rimandi a temi di natura esistenziale. Il percorso della mostra è accompagnato dal testo critico di Eugenio Viola, capo-curatore del Museo de Arte Moderno de Bogotá – MAMBO e prossimo curatore del Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022.
L’Acqua le bagna come il vento le calpesta comprende tre grandi installazioni della serie intitolata Cicli, una produzione avviata nel 2020 che trae ispirazione dalle tradizioni dei canti popolari del meridione, presentate attraverso l’utilizzo di attrezzatura del backstage fotografico.

LA MOSTRA DI PICARIELLO A BOLOGNA

Il rosa della dolcezza, della tenerezza, della protezione; il verde della natura, dell’equilibrio, dell’armonia; l’azzurro del cielo, del mare e della pace dei sensi. Il candore degli spazi di LABS Contemporary Art è armoniosamente ‘contaminato’ dalle delicate sfumature che caratterizzano il lavoro di Dario Picariello, delicatezza accentuata anche dalla scelta di utilizzare nelle opere elementi di natura tessile, quali leggeri drappi di seta e organza.
Come scrive Eugenio Viola nel testo critico di accompagnamento alla mostra, Picariello si interessa al “sommerso delle microstorie”, con l’intento di “riflettere sulla qualità fragile della fotografia e quindi sulla fragilità della nostra vita”. Dietro la leggerezza delle stoffe e la dolcezza delle sfumature di colore si celano infatti storie di violenza fisica, verbale e psicologica, trattate e raccontate dall’artista con innata delicatezza, resa evidente anche dalla scelta cromatica delle opere stesse.

Dario Picariello, L’acqua le bagna come il vento le calpesta, 2021. Photo Carlo Favero

Dario Picariello, L’acqua le bagna come il vento le calpesta, 2021. Photo Carlo Favero

IL LINGUAGGIO DI PICARIELLO

La figura umana si palesa nelle opere dell’artista avellinese in modo paradossale: è evidente nelle opere non tanto per la sua ‘presenza’, ma per la sua ‘assenza’, che la rende al contempo protagonista. La figura umana salta all’occhio perché non c’è, o meglio, perché è nascosta. In Cinquantaquattro, lavoro che si ispira a un canto tradizionale orale dell’Alto Cosentino Jonio e che presenta le difficili condizioni dei braccianti nei campi, le figure dei lavoratori sono coperte da strisce di carta fotografica che l’artista ha cucito su di esse e che fanno sì che i corpi quasi fuoriescano dalla tela, ma siano allo stesso tempo celati, in un atto che si potrebbe definire di protezione, come se l’artista volesse tutelare, proteggere la persona che soffre e che è vittima di ingiustizie. L’artista vuole denunciare la violenza, ma lo fa con estremo rispetto e sensibilità per chi questa violenza la vive. Un approccio così umano ci spinge a riflettere su come nel mondo iperconnesso di oggi la tutela della vittima si sia persa in favore di un’ossessiva fame di vedere ciò che invece si dovrebbe proteggere. Ci spinge a ricercare un senso di umanità perduto.

Laura Coppelli

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Laura Coppelli

Laura Coppelli

Laura Coppelli (Pavullo nel Frignano, 1996) si laurea nel dicembre 2018 in Lingue e culture europee presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, concludendo il suo percorso con una tesi in letteratura angloamericana sulle arti visive con l’obiettivo…

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