Dentro o fuori dal confine? La mostra di Filippo Berta a Roma
Filippo Berta firma “One by One” focalizzando l’obiettivo su 11 delle attuali 70 linee di demarcazione nel mondo. Un’azione artistica che guarda a etnie segregate da insormontabili muri, fisici ma soprattutto ideologici, ora in mostra da Nomas Foundation.
“Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori”, scriveva Calvino: un rimando concettuale vivido nella visione di One by One di Filippo Berta (Treviglio, 1977). La sua ricognizione geopolitica sulla marginalizzazione e le tensioni sociali, che le barriere di separazione alimentano, negli spazi della Nomas Foundation viene proiettata da cinque installazioni video, catapultandoci in un ossimoro visivo sullo stare dentro o fuori dal confine. È dunque il filo spinato l’iconografia narrante di ogni still: un contrappunto strutturale nella trama corale delle riprese tra Messico, USA, Corea del Sud e ben conficcato nel fianco orientale dell’Europa.
Di fotogramma in fotogramma, la drammaturgia rituale, quasi liturgica, del gesto di enumerare una a una ‒ One by One, appunto ‒ le “spine” delle recinzioni, assume il tono di una litania nel mormorio multilinguistico di un anacronistico presente. E tra l’atto di indicarle e quello di percepirsi confinati si insinua un’evocazione michelangiolesca: alla discontinuità tra infinito e finito, tra Dio e Adamo, Filippo Berta sostituisce una prossimità cristallizzata nella disarmante e persistente retorica del limite.
‒ Rossella Della Vecchia
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