Fotografia, video e digitale. Tre modi di fare arte a Modena

La collettiva ospite della galleria Metronom a Modena mette insieme le opere di Annabel Elgar, Niccolò Morgan Gandolfi ed Eeva Hannula. E c’è anche il digital video wall di Hanna Neckel.

Chi conosce la programmazione della galleria Metronom di Modena a un primo sguardo potrà trovare questa mostra inusualmente materica, abituato com’è a sperimentazioni visive che spaziano dai linguaggi della fotografia e del video all’arte digitale. E invece no. Del resto i costumi cambieranno molto è il titolo che accomuna i tre artisti in mostra: Annabel Elgar (Aldershot, 1971), Niccolò Morgan Gandolfi (Washington D.C, 1983), Eeva Hannula.
La prima costruisce a punto croce su tele da ricamo inquietanti e allo stesso tempo affascinanti narrazioni al limite dell’onirico. Sembrano risuonare le parole di Time dei Pink Floyd, quiet desperation is the English way, tra maschere, fili di Arianna e humour nero. L’approccio fotografico di Gandolfi si traduce qui in una passeggiata nel bosco. Ma ce lo dobbiamo immaginare mentre raccoglie bossoli d’ogni tipo, relitti delle battute di caccia altrui che assumono qui i contorni della scoperta archeologica. All’artista il compito di ricomporre il tutto con ossessività nelle grandi tele Flight Formation che annullano la funzione dell’oggetto e allo stesso tempo annichiliscono la violenza implicita che esso contiene.

Hannah Neckel, Auratic Sentiency, 2021 (still), video, 55’’, loop ©Hannah Neckel, courtesy METRONOM

Hannah Neckel, Auratic Sentiency, 2021 (still), video, 55’’, loop ©Hannah Neckel, courtesy METRONOM

DALL’INCERTEZZA ALLE DEVIAZIONI DIGITALI

È la finlandese Hannula, nata nel 1983, a riportare il gioco alla fotografia digitale con i suoi State of Uncertainty: l’incertezza è anche la relazione pericolosa che si instaura tra opera e spettatore, al quale è richiesto continuamente di forzare la normale percezione per cogliere il senso nell’immagine che spagina, nelle cose che perdono il normale statuto, nella antica storia tra realtà e finzione. Infine, ad accogliere il visitatore (anche se non fa parte di questo concept) c’è, nella vetrina su strada della galleria, il Digital Video Wall di Hannah Neckel, parte del progetto Digital Deviations. Intitolato Auratic Sentiency, il lavoro dell’artista, anche nota online come voidgirl79, è un flusso senza fine che travolge tutto: oggetti, figure che smarginano, corpi di donna, codici pescati da internet. Un buco nero dentro al quale tutto scorre e galleggia. E continua a scorrere. Ancora e ancora.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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