Condizione Assange: la mostra (chiusa al pubblico) di Miltos Manetas a Palazzo delle Esposizioni

La Fase 2 dell’istituzione romana inaugura l’11 maggio con una mostra nata per restare chiusa. Sarà esperibile tramite i canali social e gli strumenti di comunicazione di Palazzo delle Esposizione e dedicata al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange

Palazzo delle Esposizione inaugura l’11 maggio la Fase 2 con il progetto di Miltos Manetas Condizione Assange, una mostra nata per restare chiusa. Avrà infatti un suo svolgimento fisico e reale nella Sala Fontana di Palazzo delle Esposizioni a Roma, ma resterà – anche qualora il Museo dovesse riaprire il 18 maggio data simbolo della “Fase 3” dell’emergenza Coronavirus – indisponibile al pubblico rendendosi esperibile solo attraverso gli strumenti di comunicazione dell’Istituzione romana e dell’artista. Perché? Perché la mostra, composta da 40 ritratti, è un omaggio ad una figura carismatica e drammatica del nostro tempo, una figura che divide, che genera ammirazione e odio, e che è stata antesignana del drastico isolamento che tutti noi abbiamo vissuto e parzialmente continuiamo a vivere oggi: Julian Assange. Questa sovrapposizione tra il nostro quotidiano attuale e i sette anni trascorsi da Assange recluso nell’Ambasciata ecuadoregna a Londra, è solo una coincidenza: il progetto nasce infatti ancor prima della drammatica emergenza Covid-19, sulle tracce della tormentata vicenda del fondatore di WikiLeaks e della sua lotta per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, che pochi giorni prima del totale lockdown era giunta al parossismo.

CONDIZIONE ASSANGE: IL PROGETTO

Ma come nasce questo progetto? Ce lo spiega il Presidente di Palazzo delle Esposizioni, l’artista Cesare Pietroiusti: Condizione Assange è un’operazione che parte dal lavoro di un artista, Miltos Manetas, e dalla sua decisione, presa già prima della quarantena planetaria, di dedicare il suo lavoro – un quadro al giorno – alla particolarissima condizione di un uomo, Julian Assange, che rischia la pena di morte per avere deliberatamente e ostinatamente scelto di divulgare dei segreti (altrui). Questi piccoli ritratti a olio su tela vengono, appena fatti, mostrati dall’artista sul suo canale Instagram, e donati alla prima persona che li chiede. Prima o poi, prenderanno quindi le loro strade verso chissà dove e fra l’altro, se la mostra non avrà altre tappe dopo Roma, ci piacerebbe partecipare alle relative spese postali, per contribuire a questa economia del dono proposta da Miltos”.

Miltos Manetas, 345 days in prison March, 20 2020

Miltos Manetas, 345 days in prison March, 20 2020

CHI È JULIAN ASSANGE

In molti hanno detto che Assange è uno degli eroi del nostro tempo, per altri invece è una figura oscura. Nato nel 1971 è un giornalista, attivista e programmatore australiano. Co-fondatore di WikiLeaks, nel 2010 mette le mani su una serie di documenti classified, fornitigli dall’ex militare Chelsea Manning, una serie di fughe di notizie sui diari delle guerre in Afghanistan e Iraq, la cui rivelazione ha sconvolto il mondo. Sempre nel 2010 altri 251.000 documenti diplomatici americani vengono pubblicati sulla piattaforma mettendo il nome di Assange sulla bocca di tutti. La sua storia si complica maggiormente quando nello stesso anno il tribunale di Stoccolma emette un mandato di arresto con una accusa per stupro, che il giornalista rigetta e interpreta come una scusa per estradarlo negli Stati Uniti, dove verrebbe processato per spionaggio. Per riassumere una sequenza di vicende molto dettagliate e articolate nel 2011 la Corte britannica accetta di estradarlo in Svezia, pertanto Assange chiede asilo politico alla ambasciata dell’Ecuador, dove rimane fino al 2019 quando viene arrestato e condotto nelle prigioni britanniche. La sua battaglia, in condizioni di salute ormai poco ottimali, va avanti ancora oggi e molte manifestazioni si sono svolte anche nel nostro Paese per la sua liberazione.

Miltos Manetas, 332 days in prison March, 7 2020

Miltos Manetas, 332 days in prison March, 7 2020

LA MOSTRA DI MILTOS MANETAS

Questa condizione di isolamento è al centro del progetto di Manetas a Roma. “La mostra”, racconta Pietroiusti,“verrà allestita a Palazzo delle Esposizioni, verrà documentata fotograficamente e, già da ora, viene comunicata, ma non aprirà “fisicamente” al pubblico, anche quando le sale espositive potranno ricominciare ad accogliere i visitatori. Perché? Perché la eccezionalità della condizione che abbiamo vissuto e stiamo vivendo non ci obbliga a confrontarci soltanto con l’ottimismo della speranza, che “tutto andrà bene”, che tutto “tornerà come prima” (ammesso che ciò sia davvero auspicabile). Piuttosto, ci offre la difficile ma preziosa opportunità di fare esperienza dell’incertezza, di quelle parti del sé che in genere sono obnubilate dalla fretta e dall’affastellarsi degli impegni, ma la cui essenza ci segna autenticamente. Un nucleo profondo dove c’è generosità e gioia, ma anche paura, vergogna, e coscienza della finitudine”. Le opere saranno dunque speculari al nostro vivere quotidiano. E parte, come ci spiega lo stesso Pietroiusti, di un paradosso, tra la funzione pubblica e di apertura di una istituzione come Palazzo delle Esposizioni e questo amplificare la condizione dell’isolamento. Ma l’arte contemporanea ci impone di fare delle esperienze, in questo caso di sperimentare e verificare la condizione di Julian Assange, come recita il titolo; ci invita inoltre a sospendere il giudizio e a dare vita a nuove riflessioni.Una mostra, dunque,“di quadri “in quarantena”, che ritraggono tutti una persona che rappresenta una specie di crocevia simbolico dello svelamento e dell’imbavagliamento, dell’esposizione mediatica e del segreto più imbarazzante, vuole segnalare l’importanza di quelle profondità. Un’istituzione che promuove un’operazione del genere vuole dire che la conoscenza e la bellezza, oggetto della ricerca artistica, sprigionano anche dalla presenza di ciò che è nascosto e dalla potenza che sta dietro a ogni forma di silenzio”.  Una mostra, inoltre che rappresenta una cesura forte con una delle voci iconiche di questo primo ventennio degli anni 2000 che forse, con questa emergenza Coronavirus, possiamo dire chiuda definitivamente il XX secolo.

Santa Nastro 

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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