Dare tempo allo spazio. Dadamaino a Milano

A arte Invernizzi, Milano – fino al 5 febbraio 2020. Ultime ore per ammirare le opere di Dadamaino, riunite nella mostra milanese curata da Bruno Corà.

Sein und Zeit è il titolo dal celeberrimo libro incompiuto di Heidegger, che Dadamaino adottò come titolo di sue opere realizzate a fine Anni Novanta. La fuga dell’essere contro e nel tempo fu una tensione che d’altra parte la accompagnò fin dagli Anni Cinquanta, quando si avvicinò all’arte, e poi, folgorata nel ’52-’53 da un’opera di Lucio Fontana scorta, a suo dire, dal tram in una vetrina, decise di perpetrare atti liberatori, catartici. “Se non fosse stato Fontana a perforare la tela”, ha affermato, “probabilmente non avrei osato farlo neppure io”. E questo grazie a quei grandi buchi ovoidali da lei praticati sulle superfici dei celebri Volumi, tanto corrosivi da lasciarne intravvedere il telaio sottostante.
Dadamaino, nata nel ’30, o nel ‘35 (il cambio di data fu deciso, parrebbe, da lei), all’anagrafe Emilia Maino ma nota come Eduarda, e quindi Dada, si fece partecipe dell’avanguardia milanese frequentando il bar Giamaica, aderendo nel ’59 ad Azimuth, con Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e facendo proprie le ricerche cinetiche tanto delle aree centroeuropee quanto degli italiani Gruppo T e Gruppo N. Fu a seguito dei contatti con quest’ultimo che, in particolare, nacque nel ’62 l’alluminio su tavola Oggetto ottico-dinamico, oggi esposto da A arte Invernizzi nella mostra Dadamaino. Dare tempo allo spazio, suggellata, in chiusura, dall’uscita del catalogo a firma di Bruno Corà.

Dadamaino, Passo dopo passo, 1989, mordente su poliestere, 56x82 cm © A arte Invernizzi, Milano. Photo Bruno Bani, Milano

Dadamaino, Passo dopo passo, 1989, mordente su poliestere, 56×82 cm © A arte Invernizzi, Milano. Photo Bruno Bani, Milano

LE OPERE DI DADAMAINO

A quattro anni dall’ultima mostra dedicata all’artista milanese presso A arte Invernizzi, ecco dunque ritornare qui i Volumi (1958-60), alcuni dei quali in plastica fustellata a mano; opere delle serie L’inconscio razionale (Anni Settanta); Costellazioni, I fatti della vita (Anni Ottanta); Sein und Zeit, Il movimento delle cose (Anni Novanta). Si aggiungono oggi tre opere in poliestere, Passo dopo passo (1989), due Cromorilievi (1974) e gli acrilici modulari La ricerca sul colore (1967).  A proposito di questi ultimi Dadamaino dichiarò: “… Poiché i rapporti cromatici si fondano principalmente sull’azione comune d’intuito e gusto, ritenni utile condurre un’analisi esatta dei colori per verificare gli effettivi rapporti esistenti fra loro”. Parole rivelatrici di un côté meno noto dell’artista che, nella scarna essenzialità degli alfabeti segnici in bicromia nera e bianca, o anche bianca e nera, raffinatissimi quanto espliciti pur nella loro esilità, consacrò l’apertura verso dimensioni cosmiche. Attraverso l’automatismo del gesto rivelò infatti, e continua a rivelare oggi a più di quindici anni dalla morte, avvenuta nel 2004, la ricchezza della mente, senza l’ausilio di colore o espediente alcuno.

Alessandra Quattordio

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Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio, storica dell’arte e giornalista indipendente, ha esordito a fine Anni Settanta come curatrice dei cataloghi d’arte e fotografia editi dalla Galleria del Levante a Milano. Dopo la laurea in Storia dell’arte all’Università Statale di Milano, inizia a collaborare…

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