Dopo aver adoperato il silicone a consistenza tixotropica e dunque dopo aver prodotto opere dall’andamento gestuale per assecondare la naturale fluidità del materiale, Alessandro Ciffo (Biella, 1968) spinge la sua ricerca in un territorio più etereo: parte dalla lezione classica di Murano, ma la trasforma spostando l’asse dal vetro a un nuovo composto siliconico prodotto in Giappone (un bicomponente privo di solventi), la cui trasparenza non solo permette all’artista una maggiore cristallificazione e consistenza, ma anche un gioco d’ombre che crea un dialogo con gli spazi, con le architetture.
Murano 5.0, la sua nuova personale alla Galleria Paola Verrengia, si apre con una grande installazione – parte di Sinapsi (2018), presentata lo scorso anno nello studio di Roberto Coda Zabetta – che scende dal soffitto e invita a un attraversamento luminoso, a cui seguono, poi, tutta una serie di progetti che rigenerano la murrina o l’anfora (le tre presenti in mostra sono concepite ad anelli sovrapposti) per offrire nuove e cromaticamente squillanti forme di silicone, come vetro, come ambra, come goccia…
‒ Antonello Tolve