Le metamorfosi del corpo. A Roma

American Academy in Rome – fino al 13 luglio 2019. Gli artisti legati all’American Academy in Rome sono al centro della mostra allestita presso la sede capitolina.

Sono trascorsi centoventicinque anni dall’istituzione a Roma dell’Accademia Americana, nata con l’intento di promuovere la ricerca nel campo delle belle arti e delle altre discipline umanistiche, sussidiata dalle ambite borse di studio Rome Prize. Si tratta della più antica accademia americana all’estero, che dal 1914 ha sede al Gianicolo in quello che gli americani chiamano il McKim, Mead & White Building, dal nome del rinomato studio di architettura, protagonista dell’American Renaissance style, che ha firmato il progetto dell’edificio (l’unico in Europa). E oggi, in questa ricorrenza, The Academic Body, la mostra curata da Mark Robbins e Peter Benson Miller, rispettivamente presidente e direttore artistico del prestigioso istituto, tenta di dipanare il filo rosso che unisce l’attualità a quelle origini ultracentenarie. Ravvisandolo nella rappresentazione del corpo umano, la cui percezione è mutevole come il fluire delle correnti artistiche e delle mode culturali mai, però, del tutto espunta neanche quando, nel dopoguerra, ha patito la visione aniconica dell’Espressionismo astratto. Abbiamo lavorato a questa mostra per quasi tre anni… Si tratta di un tema universale, perché tutti abbiamo un corpo”, sorride Robbins.

The Academic Body. Exhibition view at American Academy in Rome, 2019. Photo Giorgio Benni

The Academic Body. Exhibition view at American Academy in Rome, 2019. Photo Giorgio Benni

GLI ARTISTI

La mostra prende l’abbrivio da molto lontano: vi compaiono perfino dei reperti etruschi e romani. “Fanno parte della nostra collezione archeologica” – ci spiega Benson Miller ‒ “e spesso gli artisti che vengono qui in Accademia li utilizzano come fonte di ispirazione”. “Questo progetto” – aggiunge ‒ “è motivato dalla consapevolezza che molti artisti stanno riscoprendo il corpo classico non come simbolo di una tradizione morta, ma come veicolo di confronto con l’attualità”. Tutti gli artisti partecipanti alla mostra hanno avuto un rapporto forte con l’Accademia, come borsisti o come residenti invitati. A partire dal celebre monumentalista Daniel Chester French ‒ presente con alcuni bozzetti d’impianto classico ‒ e da Paul Manship, scultore tra i più popolari del suo tempo, autore, tra l’altro, della fontana circolare che adorna il cortile. Troviamo nel novero anche alcuni italiani come Giuseppe Stampone, con una straniante composizione a penna bic dedicata a Pasolini; o come Sissi (alias Daniela Olivieri), nella cui ricerca la morfologia anatomica è fulcro imprescindibile. E ci piace infine ricordare la scultrice Concetta Scaravaglione, newyorkese figlia di immigrati calabresi che è stata la prima donna a ottenere – nel 1950 ‒ il Rome Prize per le arti visive e che modellava il legno e la pietra giocando con sapienza tra figurazione e astrazione.

Luigi Capano

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Luigi Capano

Luigi Capano

Di professione ingegnere elettronico, si dedica da diversi anni all’organizzazione di eventi culturali sia presso Gallerie private che in spazi istituzionali. Suoi articoli d’arte sono apparsi su periodici informatici e cartacei: Rivista dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, Expreso…

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