Per la sua prima personale alla Galleria Nicola Pedana, Vincenzo Rusciano (Napoli, 1973) presenta un nucleo di opere recenti legate a un titolo evocativo, Skyline, con cui tende a condensare non solo la lunga e luminosa ricerca degli ultimi dieci anni, ma anche a costruire una serie di lavori la cui tridimensionalità è determinata paradossalmente dalla bidimensionalità. I lavori in mostra – un frammento musivo, una cassa contenente il frammento di un volto, un bidone, una casetta e una testa, un busto decapitato e incastrato in una struttura dove si ergono (accanto) quattro quadranti o una armatura geometriforme nella quale è possibile percepire la celebrazione della vanitas – sono infatti concepiti come disegno (non a caso questo ciclo è denominato, da Rusciano, Grafite) che si estroflette e conquista l’ambiente espositivo per trasformare lo stesso ambiente in bozzetto, in spazio progettuale, di proiezione mentale.
Come ombre geometriche di qualcosa che ha a che fare con il pensiero, sulle pareti in prossimità dei complessi plastici si ergono dei walldrawing grigiazzurri, quasi a indicare la sagoma di qualcosa, la linea di un panorama, un lontano paesaggio della memoria.
‒ Antonello Tolve