La personale di Rita Ackermann (Budapest, 1968; vive a New York) aderisce completamente, anche se con maggiore eleganza, al titolo proposto dal curatore Gianni Jetzer, critico newyorkese e curator-at-Large dell’Hirshhorn Museum di Washington. Movimenti come Monumenti propone in Triennale un’antologia che seleziona con grande attenzione i cosiddetti chalk painting dell’artista, arrivando a creare trittici che esaltano la tridimensionalità. E provocando l’impressione, in chi guarda, di poter percepire un vero e proprio ingresso, un accesso a immersione nella sua pratica pittorica.
Meditation on Violence (2014) così come Coronation on Massacre of Love I (2017) segnano le impronte dell’intero percorso di Ackermann, intensificando le miriadi di tonalità verdi che ispessiscono le superfici, tempestate dalla materia. Mentre a profusione e a stordimento, anche nei racconti pittorici, come Wiped Out Heroines (2014), le linee figurative di corpi femminili appaiono e scompaiono, delineate a malapena dal bianco sbavato di un gessetto.
‒ Ginevra Bria