Alfabeti femminili. Tomaso Binga a Martina Franca

Fondazione Studio Carrieri Noesi, Martina Franca ‒ fino al 14 luglio 2018. Tomaso Binga presenta alcune significative testimonianze della sua produzione. Dalle scritture subliminali alle operazioni di mailing art, fino alle più recenti sintassi digitali.

Sedotta dalla parola, fino a farne uno strumento per gestire la propria identità di genere, Bianca Pucciarelli Menna, a partire dagli Anni Sessanta, affida allo pseudonimo Tomaso Binga il suo ingresso nel mondo dell’arte. Contro una cultura misogina allora dominante, comincia un intenso lavoro di ricerca, schermata dietro il suo alter ego maschile, affermandosi tra scrittura verbo-visiva e azioni performative, con pratiche trasgressive e destabilizzanti sostenute da ironiche istanze femministe.
Fasi salienti del suo lavoro sono presentate dalla Fondazione Studio Carrieri Noesi di Martina Franca, che espone le scritture subliminali, le operazioni di mailing art, con le articolazioni più recenti de Per gli Involontari di Guerra, le Scritture Viventi e alcune performance di poesia sonora, quali Ti Scrivo solo di Domenica del 1977, Oplà del 1991, America è la Terra del 1992, La Storia del 1993, La Dieta del 1994.

Tomaso Binga, La Storia, 1994. Photo Grazia Menna

Tomaso Binga, La Storia, 1994. Photo Grazia Menna

UN ABECEDARIO AL FEMMINILE

Contro uno sguardo sessuato o connotato in versione maschile, Tomaso Binga attiva un riposizionamento concettuale del linguaggio, della sua funzione sociale e dei suoi strumenti connotativi, per esempio nell’Alfabeto Officinale del 1981, variazione dei precedenti Alfabetieri Murali. Protagonista è sempre il corpo, convertito in segno vivente e in grado di conferire alla scrittura fisicità e polivalenza, utile alla realizzazione di un abecedario al femminile in cui la parola si svincola dal suo referente visivo e cerca nuovi ordini di senso. Obiettivo perseguito anche nei lavori di scrittura subliminale, in cui il significante grafico guadagna la sua emancipazione dal significato corrente e la parola si insedia in supporti diversi, in linea con un’auspicata disseminazione della scrittura.

Tomaso Binga, Riflessioni a puntate, undicesima puntata, novembre 1991

Tomaso Binga, Riflessioni a puntate, undicesima puntata, novembre 1991

RIFLESSIONI A PUNTATE

Punto di forza e anche titolo della mostra, le Riflessioni a puntate, del ’91, sono una denuncia di lirica eloquenza contro la guerra del Golfo e le vicende più drammatiche del periodo. Dodici cartoline, inviate ogni mese per un anno a 280 destinatari in ogni angolo del globo, diventano un alert per mantenere un pensiero vigile sul presente ma anche per creare, come nota l’artista, “una catena energetica necessaria per accedere a modalità diverse di rapporto con la materia, con lo spazio-tempo, con il fare arte”. Mossa dalla necessità storica di ribaltare semanticamente immagini e messaggi del mainstream, Tomaso Binga approda, a partire dal 2014, al ciclo Per gli Involontari di Guerra e aggiorna stilisticamente il suo consueto alfabeto corporeo sostituendolo con un contemporaneo segno digitale.

Marilena Di Tursi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi, giornalista e critico d'arte del Corriere del Mezzogiorno / Corriere della Sera. Collabora con la rivista Segno arte contemporanea. All'interno del sistema dell'arte contemporanea locale e nazionale ha contribuito alla realizzazione di numerosi eventi espositivi, concentrandosi soprattutto…

Scopri di più