Il caso LightSpell, l’opera della metro di Toronto chiusa al pubblico perché unpolitically correct

Toronto investe quasi 500mila dollari per realizzare un’installazione nella metropolitana. Ma l’opera viene chiusa al pubblico per paura che i suoi contenuti possano incitare i passeggeri all’odio

500mila dollari per un’opera che non sarà aperta al pubblico. Almeno per ora. È quanto accaduto pochi giorni fa a Toronto, in Canada, nonostante il grosso investimento economico da parte della compagnia dei trasporti. L’opera intitolata LightSpell e progettata da un gruppo di designer berlinesi realities:united per la fermata della metropolitana Pioneer Village, seguendo la tradizione delle subway ad arte lanciata da Napoli e seguita nel mondo da Düsseldorf e Stoccolma, tra le altre, è composta da una serie di 62 pannelli luminosi appesi al muro, sui quali compaiono parole composte al massimo da 8 lettere, scritte dai passanti tramite una tastiera messa a disposizione dai progettisti. Si tratta di un progetto ibrido, tra installazione artistica e progetto di illuminazione.

IL CASO LIGHTSPELL

L’installazione, tuttavia, non verrà resa disponibile al pubblico, per la paura che questa modalità partecipativa possa incitare all’odio, invece che al confronto, come nelle premesse del progetto. Un portavoce della Toronto Transit Commission (TTC), l’agenzia dei trasporti pubblici locale, Brad Ross ha dichiarato a CTV News: “Questa decisione non è stata presa per limitare la libertà di parola, ma per far si che le persone si sentano sicure sulla TTC. Se qualcuno leggesse insulti razzisti potrebbe pensare di essere preso di mira ed è quanto vogliamo evitare. Desideriamo che tutti si sentano sicuri sulla TTC”. A questo proposito si è aperto un dialogo con i designer per trovare una soluzione condivisa. Numerose sono state le proposte da parte della TTC, molte delle quali definite dal collettivo quasi come una “distorsione ironica” del loro messaggio. Tra le idee messe sul piatto quella di creare una black list o una lista di parole tra cui scegliere. Questa visione, però, non è compatibile con l’idea iniziale che si basava invece su un’analisi della libertà di espressione e della coscienza collettiva. “Mettere le parole in bocca alla gente, vietandone altre? Sembra più la Corea del Nord che il Canada”, hanno commentato gli artisti e già si parla di censura.

IL PROGETTO E GLI ARTISTI

Pioneer Village è la quarta stazione della TYSSE, l’estensione della linea Toronto York Spadina e permette di raggiungere la parte nord della York University. La stazione è stata disegnata da IBI Group Architects, Engineering & Architects of Record, Will Alsop/aLL Design- Design Architect. Per il decoro, all’interno del progetto di public art della metropolitana di Toronto, è stato scelto dopo un articolato processo di selezione, il progetto di realities:united, lo studio dei fratelli Jan e Tim Edler. Il duo, che si è già confrontato con temi sensibili (famoso è il loro progetto per il Memoriale dedicato ai temi della libertà e dell’unità a Berlino, mai realizzato), ha lavorato a stretto contatto con il team di architetti e designer per sviluppare il concept. “LightSpell”, hanno raccontato i due fratelli, “è un esperimento di interazione pubblica e mette in gioco vari aspetti che riguardano la libertà degli individui e l’interesse di gruppi più ampi. È una installazione democratica. Qualunque sia il messaggio che viene proiettato, l’installazione risponde sempre alle esigenze della comunità e delle persone che aspettano il treno, fornendo luce a tutti”. Il progetto è stato approvato dal Pioneer Village Station Review Committee.

– Valentina Poli

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Valentina Poli

Valentina Poli

Nata a Venezia, laureata in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, ha frequentato il Master of Art presso la LUISS a Roma. Da sempre amante dell'arte ha maturato più esperienze nel…

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