Ultime da Viafarini Docva. Intervista a Real Madrid

Nel 2015 Marco Pezzotta e Bianca Benenti Oriol si costituiscono come duo sotto il nome Real Madrid. In esplorazione di tematiche LGBTQI, nel 2016 realizzano presso la Galleria Placentia Arte di Piacenza la mostra “Beefy”: un’indagine sul concetto di mascolinità a partire da Testo tossico di Paul B. Preciado. Abbiamo discusso con loro di questo progetto e dei loro lavori più recenti.

Avete tutti e due una pratica artistica individuale, ci piacerebbe sapere dunque quando avete sentito il bisogno di unirvi per la produzione di nuovi lavori e soprattutto con una connotazione molto specifica. Per farlo avete assunto un nome-brand, Real Madrid appunto ‒ un nome-marchio, simile al nome “ready made” adottato da Claire Fontaine. Come mai questa scelta?
Abbiamo lavorato individualmente fino al 2015, attraverso la prima collaborazione le nostre pratiche sono confluite naturalmente in quello che poi è diventato Real Madrid. L’intento è stato quello di rinunciare almeno in parte a un’autorialità singolare. Vorremmo essere una moltitudine che esiste come piattaforma di collaborazione. Anche per questo abbiamo scelto il nome di un team che fosse più un brand che una squadra. Il nome rappresenta un sistema complesso di membership e di identità collettiva che riflette le caratteristiche attribuite a una corporation agonistica. Ovviamente il nome rende quasi impossibile trovare il nostro lavoro su un motore di ricerca, ci sentiamo più come una divisa contraffatta.

Parliamo del vostro lavoro più recente, From the patio group (2017) che avete realizzato in collaborazione con una comunità LGBTQI di San Paolo. Le biciclette e l’elemento poetico-narrativo ricollegano quest’opera a una precedente, Calaveras (2016).
Abbiamo realizzato Calaveras in occasione di Idioletta a Milano (Spazio O’, 2016), in quel caso abbiamo lavorato su un testo di David Tomas Martinez. A San Paolo il progetto si è sviluppato più sulla rete di relazioni dalle quali poi è nata la traccia narrativa del lavoro. A San Paolo la parata è stata meno una performance e più un’occasione per restituire un’esperienza alla città e alle persone che hanno collaborato con noi.

Real Madrid, From the patio group, 2017, credits Isabela Mekitarian

Real Madrid, From the patio group, 2017, credits Isabela Mekitarian

Nella vostra ricerca/pratica prendete in esame il concetto di mascolinità, la sua costruzione ed evoluzione (“come ogni ideologia, la mascolinità è qualcosa che può essere assunta temporaneamente o permanentemente”, come si legge nel vostro portfolio). L’anno scorso avete realizzato la mostra Beefy presso la galleria Placentia Arte di Piacenza, evocando un passaggio di Testo Tossico di Paul B. Preciado, in cui l’autore, attraverso l’autosomministrazione non legalizzata di testosterone, smantella ciò che riteniamo definibile – e soprattutto quantificabile – come maschile all’interno della nostra società farmacopornografica. La mostra sembra quasi un manifesto di tutto il vostro lavoro insieme. Potete raccontare la mostra, le opere in cui si articolava, a chi non l’ha vista? A noi è piaciuta particolarmente la pervasività dell’elemento olfattivo, come le candele che impregnavano lo spazio di un intenso odore di tabacco e di benzina.
Beefy è stato il primo progetto complesso realizzato come Real Madrid. La ricerca sull’identità mascolina è stato il punto di partenza per investigare il ruolo sociale dell’identità (non solo di genere e non esclusivamente sessuale) attraverso un’esperienza individuale. Volevamo percorrere un’idea ancestrale di società nella quale i ruoli preliminari e le prime aspettative di genere sono state tracciate. La mostra era costituita da un corpo di opere sul quale poi abbiamo raffinato il nostro lavoro: non vorremmo prendesse le caratteristiche di un manifesto o di un manuale di lettura del nostro lavoro, ma più una base sulla quale vorremmo che la nostra pratica sviluppasse un sistema più di sostegno che di critica, più inclusivo che esclusivo.

Nell’installazione Leave for the woods (2016) utilizzate il testosterone in gel per disegnare a terra due frecce cicliche. Cosa significa per voi utilizzare questa sostanza non per innescare una “rivoluzione molecolare” (Preciado, che a sua volta richiama Guattari) ma come materiale, strumento formale?
All’interno della mostra questo lavoro costituiva il centro animato attorno al quale immaginavamo che gli altri lavori si radunassero. Come fosse una sorta di braciere o centro magnetico attorno al quale far avvenire uno scambio o un incontro. Il movimento circolare vuole utilizzare l’Androgel distaccato dall’idea di mascolinità, dal corpo e soprattutto dall’identità genitale, riportandola a un livello chimico.

Real Madrid, Leave for the woods, 2016, credits Isaac Contreras

Real Madrid, Leave for the woods, 2016, credits Isaac Contreras

A partire dai lavori che avete prodotto quest’anno, ci sembra stiate intraprendendo una nuova direzione nella vostra ricerca, dall’indagine dei codici e immaginari che costruiscono la “mascolinità tossica” all’esplorazione di modalità altre di vivere e stare insieme (al di là del modello della famiglia nucleare). Quali sono i progetti su cui state lavorando? Un progetto che avete in mente da tempo ma che dovete ancora realizzare?
Dopo l’esperienza di San Paolo, stiamo cercando di realizzare una ricerca legata a una narrativa adolescenziale che per noi rappresenta un modo anti-binario del vivere sociale. Il teenager è quell’identità che esiste al di fuori della dicotomia adulto/bambino, ma non esclusivamente come ponte o collegamento tra questi due territori. Vogliamo lavorare sulla pubertà e l’adolescenza come una sorta di condizione di minoranza queer scollegata dalla biologia e dagli ormoni.

Gabriele Longega e Ilaria Zanella

www.realrealmadrid.com

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