Indagini incrociate sulla pittura. Quattro artisti a Bologna

OTTO Gallery, Bologna – fino al 16 gennaio 2018. Un dialogo contemporaneo fra quattro pittori sull’essenza e la sostanza dell’ars picta. Nelle sue molteplici declinazioni.

All’interno della mostra Quidditas, presso la OTTO Gallery di Bologna, si sbrogliano e si intersecano linguaggi afferenti in modi, tecniche e livelli diversi alla disciplina pittorica contemporanea, attraverso le ricerche e le interpretazioni di quattro artisti di due diverse generazioni, che per certe tangenze specifiche non faticheremmo a inquadrare in un contesto identitario tipicamente italiano. Nonostante al giorno d’oggi le contaminazioni e la globalizzazione investano chiaramente anche le pratiche artistiche, alcune riflessioni e determinate formule rivelano la propria discendenza – conscia o meno – da una precisa tradizione culturale. Dunque, nonostante l’intento dichiarato di Matteo Fato sia quello di ragionare tramite veri e propri “salti” concettuali sulle proprietà metapittoriche del mezzo e gli strumenti che ruotano attorno al fare pittorico stesso, non è irrilevante l’attenzione verso l’oggetto-manufatto, artigianale, le sue proprietà materiche e le singole parti di cui è composto: Senza Titolo (Pietra?) – cassa da trasporto, specchio, foto, stampa su carta – e (As)salto alla scultura – olio su lino e cassa da trasporto in multistrato –, oppure Senza titolo (oggetto scomposto) e dipinto.

Paola Angelini, Il dipinto che ha salvato mio padre, 2016

Paola Angelini, Il dipinto che ha salvato mio padre, 2016

I CODICI DELLA PITTURA

Così come è evidente l’aggancio a una peculiare tradizione pittorica, pur con umori e prerogative totalmente differenti, sia da parte di Gabriele Di Matteo che da parte di Paola Angelini. Il primo intende mettere in discussione l’autorialità del pittore rispolverando addirittura la Scuola di Posillipo, in un ironico confronto paesaggistico con gli interventi di Land Art di Robert Smithson: Land art dal terrazzo. Pitloo e Land art dal terrazzo. R. Smithson. La Angelini più propriamente si immerge in una potente, personalissima indagine pittorica che scandaglia i codici della Pittura di genere attraverso una rigorosa, anche se in apparenza così viscerale ed espressionistica, composizione delle forme e delle cromie, le quali concorrono a narrare comunque un ricordo intimo, una storia, forse una favola.
Luigi Carboni si concentra invece sul disegno, o meglio sul segno, la linea ornamentale che si sovrappone, incrocia e attraversa la stesura pittorica generando pattern “fluidi” come quelli di Sette giornate, con bellissime chiazze colorate a olio e smalto su marmo di Carrara, oppure i vortici e fitti intrecci concentrici di Una giornata di vento e neve.
Come afferma il curatore Alberto Zanchetta, “districandosi tra inganni e adescamenti, tra “ecceità” (principio deterministico per cui ogni ente si distingue dagli altri) ed “eccetera” (ossia tutto ciò che sta intorno alla prassi pittorica), la mostra intende riflettere sull’identità dell’ars picta e sulle sue infinite ramificazioni”.

Valentina Tebala

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Valentina Tebala

Valentina Tebala

Valentina Tebala è critica e curatrice indipendente d’arte contemporanea. Laureata in Storia dell’Arte a Bologna con una tesi di ricerca in Teorie e Pratiche della Fotografia, ha frequentato il Corso per curatori della School for Curatorial Studies di Venezia e…

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