Un sapore di drammaturgia beckettiana avvolge l’opera scultorea di Roberto Barni (Pistoia, 1939), che stravolge le prospettive per dar vita a riflessioni tridimensionali fra l’amaro e il tragicomico.
Fulcro della mostra, il quartetto “veneziano” Atto Muto, Capogiri d’oro, Camminare in croce, Doppia controversia, una sinfonia esistenzialista dove l’individuo è colto in pose e situazioni di silenziosa sofferenza interiore, dove la precarietà della posizione è metafora delle insicurezze che è costretto ad affrontare quotidianamente e che ostacolano le sue aspirazioni, o, semplicemente, il raggiungimento della serenità. È a questa lotta che allude il titolo della mostra, arricchita da altre opere che sembrano tentativi collettivi di costruire una forse impossibile barricata, come adombra, nella narrativa dell’allestimento, Remar contro.
Opere in cui spicca la medesima mestizia di un romanzo di Donald Antrim, con il peso di un presente che schiaccia l’individuo.
‒ Niccolò Lucarelli