Una serie di video e lavori bidimensionali caratterizzano l’ultima mostra romana di Will Benedict (Los Angeles, 1978; vive a Parigi), che ha appena chiuso un altro solo show a Milano. Il linguaggio cinematografico, le teorie del marketing, i social media sospendono la distinzione tra cornice e immagine e fotografano – in maniera cruda – i meccanismi attuali della fruizione. Primeggia il concetto di finzione che pervade tutte le opere, tanto nei video girati in varie località (Francia, Norvegia, India, Stati Uniti) o sul fronte delle tematiche legate alla distribuzione del cibo o alle analisi di mercato. Sicuramente la novità più sconvolgente è contenuta nel video musicale prodotto dallo stesso Benedict per la band post industrial/noise Wolf Eyes. Un alieno parla (con scioltezza), in una finta intervista con Charlie Rose, delle problematiche relative all’ondata di migrazione in Europa. Temi ripresi anche dai dipinti e dai poster. La metafora visiva è molto vicina alla concezione estetica televisiva, soprattutto per gli stimoli che la televisione stessa induce nello spettatore.
– Michele Luca Nero