Gorgona. Perché non esisteva solo Est vs. Ovest

Si conclude domani la grande mostra “Non-Aligned Modernity” allestita presso FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano. Ve l’abbiamo raccontata in anteprima con la lunga intervista al collezionista che ha dato l’avvio al progetto. E ora tiriamo le fila.

QUATTRO DIRETTRICI PER MARCO SCOTINI

Nel lavoro curatoriale di Marco Scotini ci sono alcuni elementi che si stanno intrecciando con sempre maggiore forza, benché non tutti siano così evidenti: la formalizzazione dell’importanza dei materiali d’archivio (centrale in questo senso il volume che ha curato con Elisabetta Galasso, edito nel 2014 da Derive Approdi: Politiche della memoria. Documentario e archivio); l’interesse nei confronti della storia dell’arte dal dopoguerra nell’est Europa; il lavoro critico-curatoriale portato avanti con una precisa e tenace impostazione politica, nel senso più pregnante del termine (la sua è stata, per citare un’occasione recente, una voce fuori dal coro anche relativamente all’ultimo, dibattutissimo referendum costituzionale, e che ha il suo precipitato più recente nel volume Artecrazia, da pochissimo in libreria, sempre per i tipi di Derive Approdi); la decostruzione della modernità, o meglio delle sue più semplicistiche stereotipizzazioni (che trova nella Institutional Critique la sua espressione più radicale nell’ambito dell’arte e che Scotini ha indagato ad esempio anche nell’area del Medio Oriente con una mostra alla Pinacoteca Nazionale di Bologna nel 2015).
Particolarmente esemplificativi di questo intreccio sono i percorsi messi in atto prima al PAV di Torino, e poi in parallelo presso FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano. Al museo piemontese è da citare almeno la mostra EcologEAST, incentrata sulle pratiche artistiche proto-ecologiche nei Paesi dell’oltrecortina, mentre per quanto riguarda l’istituzione milanese è stata già indicativa la grande rassegna inaugurale, intitolata L’Inarchiviabile e dedicata all’arte italiana degli Anni Settanta.

UNA MODERNITÀ NON ALLINEATA

Non-Aligned Modernity, la mostra allestita negli ultimi mesi da FM, torna a confrontarsi con l’oriente europeo, sulla scia del focus presentato al Museo Civico Archeologico durante Arte Fiera 2014 (col titolo Il piedistallo vuoto) ma con particolare riferimento all’ex Jugoslavia, dunque a un Paese non-allineato, che esulava cioè dalla dicotomica contrapposizione Est e Ovest, fra socialismo reale e capitalismo. E si tratta di un focus enciclopedico, reso possibile dalla straordinaria collezione di Marinko Sudac, che abbiamo ampiamente intervistato in ottobre.
Le quattro direttrici cui facevamo cenno in apertura si ritrovano in questa mostra: perché la collezione di Sudac ha un côté istituzionale che si ravvisa proprio nella raccolta inesausta non solo di opere, ma della documentazione anche più minuta che concerne gli artisti e i gruppi presi in esame; perché ribadisce con forza l’interesse, da parte di Scotini, per un’area geografica precisa della produzione artistica; perché è innegabile la presa di posizione politica nell’interessarsi non tanto a quell’area, bensì nell’interessarsi a rotte meno battute; perché il focus sull’ex Jugoslavia e sul suo non-allineamento permette di rileggere criticamente non soltanto la retorica della contrapposizione manichea imperante durante la Guerra Fredda, ma altresì di mettere sotto analisi uno dei concetti fondanti di tale confronto, ovvero quello di modernità – che non è affatto una mera scansione temporale, ma un concetto collocato geograficamente, politicamente e via dicendo. Con le parole di Scotini, si tratta di una “canonizzazione storiografica” che ha soltanto la “pretesa di universalismo, neutralità e autonomia estetica”.

FOCUS SU GORGONA

Scendendo ancor di più nel particolare dotato di esemplarità, una specifica attenzione – in questo affresco che vanta la presenza di oltre 120 artisti e più di 700 opere – merita il gruppo Gorgona (composto da artisti e teorici), che faceva base a Zagabria e che ha esteso la propria attività dal 1959 al 1966/68. Come rammenta il catalogo-magazine della mostra, le attività del gruppo si sostanziavano innanzitutto in un “anti-magazine” omonimo, pubblicato dal 1961 al 1966 in undici numeri. C’erano naturalmente anche le mostre, ma si può ben dire che fossero la parte meno rilevante della loro attività, e ai loro stessi occhi; e il fatto che le opere esposte fossero esteticamente difformi lo testimonia – non c’era insomma una comunanza formale. Ciò che invece accomunava il gruppo era un’attitudine comportamentale, resa sotterraneamente esplicita in attività dal sapore situazionista: “Eventi quasi impercettibili per il pubblico […], le visite a certi luoghi della città e in ambienti naturali”.
Si penserà che un approccio del genere fosse dettato dalle condizioni repressive del Paese in cui vivevano, e verranno in mente i canali informali e clandestini attraverso i quali circolavano i samizdat nell’ex Unione Sovietica. Ma questo preconcetto – e con ciò non significa che la libertà di espressione fosse garantita in Croazia in quegli anni – è smentito dai numerosi e reiterati contatti che il gruppo ebbe con moltissimi artisti “occidentali”. Soltanto per citare gli italiani: Lucio Fontana, Piero Manzoni, Piero Dorazio – tutti e tre tennero addirittura delle mostre personali allo Studio G, lo spazio espositivo del gruppo, e Manzoni “preparò tre progetti poi non pubblicati per Gorgona Anti-magazine”.

Modernità non allineata - Gruppo Gorgona - opere di Ɖuro Seder, Josip Vaništa, Ivan Kožarić e Gorgona Anti-magazines - installation view at FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano 2016

LA MORALE DELLA FAVOLA

È questo il valore aggiunto di mostre siffatte: quel che potrebbe essere percepito come un limite, ovvero l’estrema ricchezza di spunti, conduce quasi naturalmente a concentrare l’attenzione. E la panoramica porta in naturalezza al dettaglio, per poi tornare a guardare con rinnovata coscienza il quadro complessivo. Anche questa è politica.

Marco Enrico Giacomelli

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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