A Roma manca un museo storico della Città Eterna (e dei suoi abitanti!). La proposta
In molte capitali estere esiste il museo storico cittadino in cui si evidenzia lo sviluppo storico della città, dalle origini al presente, mentre nella Capitale ancora non c’è

La Capitale dispone, oltre ai tanti musei e gallerie d’arte, di due musei (Palazzo Braschi e il Museo di Roma in Trastevere) a sé intestati, ciascuno dei quali mostra solo alcuni aspetti culturali e artistici di Roma. Ma ignorano la dinamica demografica, etnoantropologica, ambientale ed urbanistica della città eterna nella variegata e lunghissima storia dei suoi abitanti.
Un museo storico di Roma
In molte capitali estere esiste il museo storico cittadino in cui si evidenzia lo sviluppo storico della città, dalle origini al presente, mentre a Roma ancora non c’è; sarebbe ora di allestirlo, non manca certo il materiale da esporre nei vari sotterranei degli altri musei. A Roma manca anche un museo della scienza e della tecnica, ma essendo la sua storia infarcita di arte e meno di scienza è comprensibile tale lacuna. La ricchezza storica di Roma è sorta e stata accumulata in infinite collezioni private e pubbliche motivate dall’esordio dell’antiquariato e poi dell’archeologia il tutto a scapito della completezza della storia e della verità di fatti. A livello antropologico si è riusciti ad unire in un unico museo (il Pigorini, l’attuale Museo delle civiltà) tutta la geografia del pianeta, dovremo fare lo stesso con la storia della Città Eterna. Si auspica la realizzazione di un museo didattico dell’intera storia del territorio della città e della popolazione che l’ha abitata. Che illustri, quindi con continuità, sia le vicende storiche della città che le condizioni ambientali di chi l’ha abitata.

I musei di Roma
Attualmente l’Urbe espone, nei suoi vari musei, moltissima arte, cultura e civiltà del passato, ma, nel visitarli non si ha mai la visione d’insieme dell’ambiente storico/territoriale e generale in cui i suoi cittadini hanno vissuto ed operato e tanto meno emerge la loro dinamica demografica nelle varie epoche o le loro condizioni di vita e di lavoro.
Per il turista, non meno che per il residente, non è facile credere che solo nel 1951 Roma raggiunse la stessa popolazione dell’epoca imperiale, ovvero mille e ottocento anni prima. Non è facile immaginare la portata delle invasioni barbariche con il decadimento della civiltà romana, come pure il flusso dei pellegrini negli anni Santi dello Stato Pontificio o il coinvolgimento dei romani nel Risorgimento Nazionale o della Resistenza.
Girando per Roma non si pensa alle invasioni, saccheggi, inondazioni, assedi, carestie, pestilenze ecc. che ha subito l’intera cittadinanza, ma queste calamità, lunghe e frequenti, non emergono da nessun museo cittadino, perché? Sembra che a Roma si vivesse solo d’arte e di lusso, non c’è traccia della presenza dei romani. L’impressione è che si sta barando con i visitatori: gli raccontiamo una storia tutta rose e fiori. Spesso si dice che l’arte va contestualizzata alla sua epoca storico -culturale ma nei nostri musei l’arte esposta è nuda e cruda, l’epoca delle opere esposte non è illustrata dagli eventi storici coevi specifici. La proposta non è allestire un museo degli orrori cittadini, peraltro comuni alla storia dell’umanità in vari continenti, mentre dai nostri musei emerge prevalentemente il lusso e gli agi della sola aristocrazia imperiale e poi nobiliare pontificia (l’arte ma non le condizioni di vita dei romani). Oltre ai fasti dell’antichità sono esposti quadri e stampe illustranti feste, ritratti, cortei, ricevimenti, palazzi e ville, mentre solo raramente v’è traccia della vita quotidiana popolare. Conosciamo molto di più dei personaggi mitici del pantheon greco e romano o dei santi cristiani che della vita del popolo romano. Un esempio: quando, a piazza Navona mostro ai turisti le piccole targhe marmoree a due metri d’altezza sui muri che indicano il livello dell’acqua nell’alluvione del dicembre 1870, spiego loro come quel pezzetto di pietra fa capire le condizioni secolari di vita dei romani assai di più di quanto non lo facciano tutti i marmi monumentali ed artistici dalla meravigliosa ed antica piazza. Oppure quando descrivo, ai turisti, i paracarri di basalto, come i sanpietrini, che proteggevano i muri delle strette vie romane dai mozzi di ferro delle carrozze a cavallo tanto quanto dei carretti a mano. Una testimonianza della morale cattolica settecentesca: trovo particolarmente illuminante le numerose targhe marmoree diffuse nelle vie di Roma in merito all’igiene stradale.
Per un museo storico di Roma: una proposta
Il museo storico dovrebbe offrire una presentazione più obbiettiva, completa e realistica di come viveva tutto il popolo romano durante tutti i secoli, come in quello (didattico) Balbi o delle stampe di Bartolomeo Pinelli e Roesler Franz o ancora dalle poesie del Pascarella. L’aspetto sociale della città in tutta la sua storia nei diversi ceti sociali: che lavori svolgevano, cosa mangiavano, la composizione delle famiglie, gli schiavi, i servi, i giuochi infantili e non, la struttura politica del potere, la musica, le feste, le cure mediche, l’istruzione l’abbigliamento, la religiosità, le superstizioni e così via.
Come mai la città eterna è l’unica sorta lungo le sponde del Tevere privo di altri centri abitati per quasi tutti i suoi 405 km (dall’Umbria alla foce), perché era un torrente che solo il nuovo governo laico del settembre 1870 (la presa di Porta Pia) decise di farne costruire gli argini a seguito dell’alluvione devastante del dicembre del 1870. Perché quell’antico guado tiberino, per la transumanza delle pecore presso i sette colli, fu la premessa della nascita dell’Urbe?

Roma, il Tevere e il commercio
Un altro aspetto da sottolineare è il rapporto con il Tevere ed il mare; quindi, il commercio ed i trasporti sui due tratti del Tevere (dogane di terra e di mare) diviso dall’Isola Tiberina (i porti di Testaccio, Ripa Grande e Ripetta) e con la campagna (l’Agro romano).
Il flusso secolare dei pellegrini, di terra e di mare, (i Romei) a cui la città dedicava assistenza e cure (la carità cristiana) da cui i tanti ospizi, oggi ospedali. Come capire una città senza le sue mappe storiche: l’urbanistica durante i secoli (i lungo Tevere hanno appena un secolo).
Per motivi vari si è stati portati ad esaltare i reperti archeologici, i monumenti (troppo evidenti per trascurarli) rispetto agli eventi storici, che solo raramente hanno lasciato tacce materiali visibili. Nella storia in generale solo una minoranza di eventi hanno lasciato tracce ancora visibili: tutti gli eventi sociali, politici o economici sono finiti nel dimenticatoio.
Non mancano edifici comunali adattabili a tale scopo (gli ex Mercati Generali in Via Ostiense, per esempio, dove si potrebbe con un contenuto culturale compensare l’operazione commerciale immobiliare in previsione). Con un museo storico le storie della Capitale possono tornare a essere raccontate ai cittadini e ai molti visitatori.
Giovanni Borgianelli Spina
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