Villa San Marco a Stabia: dagli scavi si ricostruiscono le dinamiche dell’eruzione del Vesuvio

Non solo Pompei: anche l’antica città di Stabia si conferma un sito archeologico ricco di tesori. Protagonista di un recente scavo è Villa San Marco, da cui sono emerse pitture parietali in “IV stile”. Oltre a raccontare cosa è successo durante l’eruzione del 79 d.C.

Nonostante siano trascorsi due millenni, Pompei non smette di riservare sorprese. Recenti scavi hanno infatti riportato alla luce “nuove” parti di Villa San Marco a Stabia, antica città vicina Pompei “celebre” dalla fine del I secolo a.C. per essere una località di villeggiatura per utenti della upper class romana. Dallo scavo avviato lo scorso marzo e ancora in corso – frutto della collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, la Scuola Superiore Meridionale, l’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e la Scuola IMT Alti Studi di Lucca, sotto la direzione della professoressa Maria Luisa Catoni, del professor Carlo Rescigno e del direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel – sono riemerse importanti testimonianze e reperti della Villa (un complesso che si estende per oltre 11mila metri quadrati nella zona di Varano) rimasti sepolti sotto la coltre di lapilli risalente all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Frammenti della decorazione del peristilio (portico colonnato) superiore, Villa San Marco Stabia
Frammenti della decorazione del peristilio (portico colonnato) superiore, Villa San Marco Stabia

Scoperte a Pompei. Villa San Marco a Stabia

Il complesso della Villa si articola in un quartiere con doppio atrio e impianto termale, un giardino colonnato inferiore con una grande piscina coronata a est e a ovest con ambienti di soggiorno e rappresentanza. A caratterizzare la struttura è il portico superiore monumentale a tre bracci e aperto verso il mare. Dallo scavo sono riemersi la parte terminale di questo portico, che reca pitture e stralci di sezioni crollate dalle pareti o dal soffitto. Le decorazioni pittoriche delle pareti sono in “IV stile”, e appaiono ben conservate. Dalla “modalità” di stratificazione dei lapilli è possibile ipotizzare come la lava abbia sommerso la Villa, con i successivi crolli avvenuti in tempi diversi. “A conclusione della pioggia dei lapilli, o quando questa sembrò indebolirsi, un gruppo di abitanti, per ragioni a noi ancora sconosciute, tornò sul luogo o emerse da nascondigli di fortuna, ma fu sorpreso dall’ultimo parossismo eruttivo”, sottolinea una nota del Parco di Pompei. “Correnti piroclastiche, venti densi, caldi, generati dal crollo al suolo della colonna eruttiva sommersero tutto. Decretando la fine dell’insediamento e lasciando sopravvivere solo alcune parti di quella che fu la lussuosa villa di San Marco”. Durante l’età borbonica, la Villa fu scavata per cunicoli a cielo aperto, per poi essere risepolta e di nuovo scavata e restaurata da Libero D’Orsi negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Un ulteriore restauro è stato effettuato a seguito dei danni subiti dal terremoto del 1980.

Scoperte a Pompei. Ciò che è emerso da Villa San Marco a Stabia

Le pitture riemerse dagli scavi raffigurano tappeti, candelabri e scene fantastiche, finte architetture con scorci prospettici in toni di azzurro, figure sedute sulle architetture, attori e figure mitiche. Nelle finte architetture si trovano statue dorate, quadretti con rappresentazioni di genere, nature morte, paesaggi marini e architettonici e naumachie. “Questa campagna di scavi nell’antica Stabia propone scoperte di grande pregio archeologico e si aggiunge a tutte le altre attività messe in campo dal Ministero della Cultura in questi mesi per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta l’area”, sottolinea il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Il contesto che si snoda tra Stabia, Oplonti, Ercolano e Pompei è tra i più rilevanti al mondo e ha ancora tanto da rivelare”.

L’impegno del Parco Archeologico di Pompei

“Grazie alla collaborazione con le università e alla professionalità del team del Parco, Stabia si conferma come un centro per la ricerca archeologica di risonanza internazionale”, spiega Gabriel Zuchtriegel. “Questo è un’ottima premessa per portare avanti i nostri ambiziosi progetti di valorizzazione: ampliamento del Museo ‘Libero d’Orsi’ e creazione di un centro di formazione alla Reggia di Quisisana, valorizzazione delle ville S. Marco e Arianna con la creazione di servizi di accoglienza e didattica, studio e messa in sicurezza di Grotta San Biagio per progettare una sua futura fruizione”.

Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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