Cortona si riappropria dell’opera di Luca Signorelli con una grande mostra 

Circa 30 opere e tanti itinerari a Cortona, e non solo, omaggiano Luca Signorelli e gli restituiscono un ruolo cruciale. A lui e al suo stile originale guardarono anche Michelangelo e Raffaello

Nel cinquecentenario della morte Cortona si riappropria del “suo” Signorelli, quel Luca da Cortona che ora è protagonista di una mostra monografica allestita in due sale densamente “popolate” di Palazzo Casali, sede del Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona.

I tondi di Luca Signorelli

Una carrellata di grandi tondi introduce la carriera di un pittore la cui fama fu oscurata dai grandi artisti rinascimentali che vennero subito dopo di lui e che, come nel caso di Michelangelo, gli furono per certi aspetti debitori. Queste opere, che si datano tutte ai primi anni Novanta del Quattrocento, rivelano non solo l’abilità del loro autore, ma anche la capacità di invenzione iconografica, come si nota nell’opera parigina in cui un uomo anziano ha un orecchio bizzarramente piegato e una carnagione cinerea che ha fatto ipotizzare la sua identificazione con un committente ormai deceduto.
La seconda sala accoglie alcune pale d’altare di grandi dimensioni: straordinarie l’Annunciazione da Volterra e la Maddalena da Orvieto, mentre altre opere di datazione più tarda manifestano l’intervento della bottega di Signorelli, con risultati talvolta lontani dalla qualità delle produzioni giovanili. Grande merito del team curatoriale è la serie di proposte di ricomposizioni di opere frammentate nel tempo: particolarmente convincente è l’accostamento di sei parti, alcune malamente ritagliate come la porzione con la testa di Cristo, dall’originale pala di Matelica. Un’impresa di grande valore: Signorelli chiese un compenso di 105 fiorini per l’opera, una parte dei quali fu riconosciuto mediante due case e il resto in contanti.  Terminata la visita alla mostra, vale la pena prolungare la permanenza all’interno del museo, non notissimo ma che nasconde collezioni straordinarie. Capolavoro assoluto di tutti i tempi il lampadario etrusco in bronzo, databile alla metà del IV sec. a.C., perfettamente conservato e rinvenuto nel 1840.

Luca Signorelli, Flagellazione, 1509-1513 ca., Venezia, Direzione Regionale Musei Veneto, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
Luca Signorelli, Flagellazione, 1509-1513 ca., Venezia, Direzione Regionale Musei Veneto, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro

La sala al Museo Diocesano

Ma la “Signorelli experience” non finisce qui. A pochi metri dalla sede della mostra c’è infatti il Museo Diocesano che, in una sala recentemente restaurata, presenta una decina di opere del pittore cortonese, tra cui il capolavoro con il Compianto su Cristo. E poi una passeggiata a piedi (occhio alle pendenze, par di essere sul Pordoi…) porta alla chiesa di San Niccolò, dove si narra che il pittore fu sepolto, anche se della tomba non è rimasta traccia. L’interno riserva una sorpresa: lo stendardo su tavola posto sull’altare è dipinto su entrambi i lati e un meccanismo permette di ruotarlo in modo da osservare il fronte e il retro. Serve invece un mezzo motorizzato per raggiungere altre tappe: curioso è l’affresco con il Battesimo di Cristo conservato nella cappella del “Palazzaccio”. Si racconta che Signorelli morì proprio lì, cadendo dal ponteggio mentre lavorava o sovrintendeva gli aiuti. La qualità del dipinto non è il massimo, ma si tratta dell’ultima opera di un artista che lavorò senza risparmiarsi, fino ai suoi ultimi giorni. Un altro affresco attribuito a Signorelli si trova nella chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio: il grande edificio è stato progettato da Francesco di Giorgio Martini e vale la pena raggiungerlo sia per motivi artistici sia paesaggistici. Gli itinerari sulle orme di Signorelli non finiscono qui: una guida propone tante mete in Toscana, in Umbria e nelle Marche.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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