Il Louvre inaugura la Galleria dei Cinque Continenti: un nuovo allestimento per l’arte extraeuropea
Dal 2000, il museo parigino ha raccolto nel Pavillon des Sessions un nucleo di opere provenienti da Asia, Africa, Oceania e Americhe, che ora beneficiano di un nuovo approccio museologico negli spazi ripensati grazie al sostegno economico del mecenate Marc Ladreit de Lacharrière
Mentre annuncia un nuovo aumento del biglietto di ingresso – del 45%, da 22 a 32 euro, ma solo per i visitatori extraeuropei, a partire dal 14 gennaio 2026 – il Louvre inaugura un nuovo spazio espositivo, ribattezzato Galleria dei Cinque Continenti, frutto del ripensamento e riallestimento del Pavillon des Sessions.
La decolonizzazione culturale nei musei europei
Con l’apertura della nuova sezione, inaugurata il 3 dicembre, il museo parigino – finito nelle ultime settimane nell’occhio del ciclone per l’incredibile furto dei gioielli reali, subìto in pieno giorno e con estrema facilità – sceglie di abbracciare un approccio museologico moderno, contrastando l’eurocentrismo che definì il formarsi delle grandi collezioni pubbliche tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento.
In Europa, del resto, la Francia è stato il primo Paese ad aprire la strada a quel processo di decolonizzazione culturale che, nel 2018, veniva presentato come “un’azione decisiva in favore della circolazione di opere d’arte e della condivisione di una conoscenza collettiva riguardo ai contesti in cui queste opere d’arte son state create ma anche su come sono state acquistate, talvolta illegalmente sottratte, salvate o distrutte”. “Tale circolazione” spiegava il presidente Macron all’epoca “potrà eventualmente assumere forme diverse, tra le quali una modifica definitiva delle collezioni museali nazionali e la restituzione di alcune opere”.
Negli anni a seguire, l’impegno si è concretizzato a più riprese, non solo in Francia, con la restituzione di reperti e opere d’arte trafugate nelle ex colonie dei Paesi europei e occidentali, anche se molte questioni aperte – marmi del Partenone in testa – aspettano ancora una risoluzione.
La Galleria dei Cinque Continenti al Louvre
Non solo con le restituzioni, però, deve confrontarsi una museologia contemporanea attenta a raccontare il mondo nella sua complessità. Così, nell’ex Padiglione delle Sessioni del Louvre, costruito durante il Secondo Impero da Hector Lefuel, la Galleria dei Cinque Continenti propone ora undialogo tra le culture del mondo oltre i confini e le epoche, attraverso una selezione di oggetti provenienti non solo dai depositi del museo, ma anche del Musée du quai Branly-Jacques Chirac(il museo parigino di arti extra-occidentali, di cui il Pavillon des Sessions ospita dal 2000 diverse opere), del Museo Nazionale delle Arti Asiatiche Guimet, del Musée Marittime National, della Biblioteca Nazionale di Francia, del Musée d’Aquitania e del Musée di Boulogne-sur-Mer, in uno spazio di 700 metri quadrati. L’allestimento – che può contare anche su un prestito eccezionale concesso dalla Repubblica di Nigeria – mette in relazione, su un piano paritetico, millenni di creazione umana, evidenziando i punti di contatto tra le diverse culture, ma anche valorizzandone le specificità, e accentuando i molteplici modi di rappresentare la realtà, veicolarne valori e funzioni.
Marlene Dumas entra nelle collezioni del Louvre
L’apertura della Galleria coincide, inoltre, con l’ingresso nella collezione permanente del Louvre della prima artista contemporanea: prima di accedere alla nuova sezione, infatti, i visitatori potranno apprezzare nove grandi tele di Marlene Dumas; l’artista sudafricana ha realizzato il progetto Liaisons per sostituire i bassorilievi in marmo che movimentavano la grande parete dell’atrio della Porte des Lions, che dà accesso alla Galleria dei Cinque Continenti e al Dipartimento di Pittura, vicino alla Grande Galerie.
Alle origini della Galleria dei Cinque Continenti del Louvre
La ristrutturazione della Porte des Lions e il finanziamento che ha consentito la creazione delle nuove sale dedicate alle arti extraeuropee si devono all’imprenditore e mecenate Marc Ladreit de Lacharrière, che ha coperto l’intero costo dei lavori, garantendo anche la creazione di una nuova reception e l’apertura di un bar. Ladreit de Lacharrière ha già dimostrato, negli ultimi anni, il suo sostegno al Louvre e al Musée du quai Branly, che nel 2018 ha ricevuto parte della sua collezione in donazione, oggi presentata in una galleria a lui intitolata; al Louvre, invece, il mecenate ha finanziato il restauro del Gladiatore Borghese, della Venere Genitrice e della Nike di Samotracia, e diversi programmi educativi.
In concomitanza con la presentazione del nuovo allestimento, il Louvre organizza un ciclo di incontri per mettere in luce la presenza di lungo corso e diversificata di opere extraeuropee nelle collezioni del museo e la necessità, per i musei europei, di confrontarsi con il loro passato e la storia che ha portato al costituirsi delle loro collezioni. Si parte con la tavola rotonda in programma il 10 dicembre.
Livia Montagnoli
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