L’arte di fare fatica. Lo sport è protagonista di una maxi-mostra in Trentino 

Il Mart di Rovereto dedica una grande esposizione alla storia dello sport e alle sue rappresentazioni dall’antichità al Novecento. Il nostro corpo, con le sfide a cui da sempre lo sottoponiamo, è al centro del progetto realizzato in occasione delle Olimpiadi di Milano Cortina

Calcio, lotta, sci, tennis, nuoto, danza, corsa, baseball, karate e si potrebbe andare avanti: non manca nessuno sport all’appello del Mart di Rovereto che con la mostra “Sport. Le sfide del corpo” omaggia la storia delle attività sportive in occasione delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano – Cortina, dove il Trentino è ovviamente protagonista. Più di 350 opere divise in otto sezioni tematiche attraversano tempi e luoghi diversi per parlare del corpo umano, delle fatiche a cui da secoli lo sottoponiamo per superare i nostri limiti e della bellezza dei traguardi che siamo in grado di raggiungere, con o senza medaglia olimpica a certificarlo. 

Alle origini di “Sport. Le sfide del corpo” 

Curata da Antonio Calbi e Daniela Ferrari, la mostra di Rovereto sottolinea la centralità dello sport nella società e nella cultura umane nel corso dei secoli, a partire dall’epoca classica, quando in Grecia e a Roma la formazione del corpo andava di pari passo con quella della mente. Nelle prime stanze statue di lottatori e oggetti provenienti dalle palestre – come lo strigile, uno strumento metallico con cui si detergeva il corpo – dialogano con gli atleti del Museo Archeologico di Napoli fotografati da Mimmo Jodice e con i corpi delle fotografie di Robert Mapplethorpe, celebrando la perfezione del corpo scolpito. 

Sport. Le sfide del corpo. Veduta della mostra. Ph: Mart, Jacopo Salvi, 2025
Sport. Le sfide del corpo. Veduta della mostra. Ph: Mart, Jacopo Salvi, 2025

Lo sport moderno in mostra a Rovereto 

Grazie a una fortissima presenza di opere e oggetti del Novecento, il percorso espositivo mette al centro questo secolo, quello in cui lo sport è diventato una forma di intrattenimento popolare. Sono stati, dunque, molti gli artisti che nel corso del XX secolo hanno messo lo sport al centro delle loro opere. Come scrive Calbi in apertura di catalogo, “Il movimento è l’essenza stessa della vita umana” e gli artisti, ricercando proprio quell’essenza, hanno voluto e dovuto affrontare i corpi in movimento: da Il mago del calcio (1935 ca.) di Bruno Munari al Tuffatore (1990) di Mario Ceroli, passando per le eleganti ballerine di Francesco Messina e le compiaciute Giocatrici di ping-pong (1951) di Massimo Campigli. Senza tralasciare, però, le delusioni che lo sport può causare, come si vede in K.O. (III) che Giovanni Testori realizzò nel 1971, ispirato dalla sconfitta del campione di boxe Nino Benvenuti a cui Carlos Monzòn sottrasse il titolo mondiale dei pesi medi. 

“Sport. Le sfide del corpo” tra cimeli e opere  

In mostra non ci sono solo opere d’arte in senso stretto, ma anche cimeli dello sport, come le biciclette di Gino Bartali e Fausto Coppi, un pallone da calcio degli anni ’30 e un chiodo da roccia utilizzato nel 1882 per la scalata della Cima Brenta. O ancora un abito e le scarpette di Carla Fracci che, nel parlare di danza, convivono con la Danseuse articulée (1915) di Gino Severini – un olio su cartone con elementi originariamente mobili per simulare il ballo – e con la serie dei danzatori di Fortunato Depero che, essendo nato a pochi kilometri da Rovereto, dove si trasferì, al Mart è sempre il padrone di casa (e ritorna, infatti, lungo tutto il percorso espositivo). Sembra una danza anche il Tentativo di volo (1969) di Gino De Dominicis, ma i movimenti dell’artista aprono le porte al discorso su quegli sport in cui il corpo umano necessita di strumenti altri. Dagli aerei alle biciclette, dai cavalli alle moto: i disegni di ciclisti di Umberto Boccioni e le tele di Titina Maselli a tema motori si rincorrono con le pubblicità della FIAT e la storica sequenza di scatti di un fantino a cavallo (1887) di Eadweard Muybridge. 

In equilibrio tra movimento e staticità 

Stella di giavellotti (2009) e Remo e giavellotto (2023) di Gilberto Zorio ricorrono agli strumenti dell’atleta per realizzare opere in cui l’equilibro e la tensione degli oggetti riflettono la fatica della ricerca della forma ideale, nello sport e nell’arte. È una ricerca che tenta di mantenere viva anche l’allestimento dove, nonostante le più di 350 opere esposte, non si ha poi troppo la sensazione di un appesantimento visivo e materiale. Anche le stanze e i passaggi più carichi funzionano come ben rodati grandi magazzini in cui si può trovare di tutto, e molto, ma in una forma ordinatissima. Utili a dare ariosità sono le due sale in cui le video-installazioni di Marzia Migliora e Studio Azzurro – entrambe dedicate alla piscina, tra tuffatori e nuotatori – stanno da sole, permettendo al visitatore di rifiatare prima di immergersi – rimanendo in tema – nelle sale successive. 

Gli sport invernali al Mart di Rovereto 

Realizzata in occasione delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026, “Sport. Le sfide del corpo” dedica un’intera sezione, l’ultima, agli sport dell’inverno, dove la neve è protagonista. Le numerose locandine pubblicitarie degli anni ’30, ma anche quelle anni ’50 di Depero, celebrano le località sciistiche del Trentino, dove l’attività sportiva si unisce al divertimento, promuovendo il turismo. Le fotografie di Carlo Mollino, architetto e designer del Novecento italiano, lo mostrano scendere sulle piste innevate tra pose plastiche e salti arditi che portano alla mente proprio le sue opere. È la perfetta dimostrazione, alla fine del percorso espositivo, di come arte e sport possano parlare la stessa lingua, mettendo al centro la ricerca della perfezione tra movimenti, fallimenti e trionfi.

Vittoria Caprotti 

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