Continuano gli eventi artistici per Gaza. 23 artisti in mostra a Roma contro il genocidio in Palestina 

Negli imponenti ambienti dello spazio TRAleVOLTE a Roma, una selezione di artiste e artisti che dichiarano il loro sostegno alla causa palestinese, dimostrando quanto l’arte possa essere politica

Attualmente una domanda costante, a cui purtroppo è arduo rispondere, è se l’arte possa contribuire a cambiare il mondo. Argomento, questo, di cui si discute molto e che, proprio per la sua complessità, suscita qualche titubanza. Tuttavia, ciò che appare come certo, e che assume una rilevanza sul fronte storico, è la potenzialità propria dell’arte di farsi sismografico di tendenze, pulsioni, contraddizioni e “barbarie” della contemporaneità. Alla luce, dunque, di queste considerazioni e semplificando, suscita indubbiamente interesse Free Free Palestine. Artisti per Gaza, la selezionata quanto preziosa mostra in corso a Roma negli ambienti monumentali e immaginifici, di TRAleVOLTE, spazio corsaro, di sperimentazione culturale, ubicato in un quadrante strategico della Capitale, qual è quello, pregno di spiritualità, compreso tra le basiliche di Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme. 

L’opera di Ennio Calabria nella mostra “Free Free Palestine” a Roma 

La mostra, a cura di Roberto Gramiccia, medico, giornalista e intellettuale noto anche per lo spessore politico della sua impostazione, presenta, secondo una consuetudine propria dell’arte contemporanea, il lavoro di 23 artisti fondamentalmente attivi sul territorio della città. “A vigilare”, se non a fare da viatico, come si legge nel catalogo disponibile e consultabile online, Tutto bene!, un’opera del 2023 di Ennio Calabria, definita dal curatore “cruda ed efficace”. Un omaggio dichiarato all’artista scomparso di recente e dalla innegabile connotazione di impegno sociale; una personalità distante e diversa, a mio parere, da altre firme presenti nella collettiva. Mi chiedo, dunque, sollecitata proprio dalla scelta del curatore, se il ruolo di Calabria, proprio alla luce di certe pulsioni che affiorano oggi da molte parti della società, non sia da “risemantizzare” rispetto al contesto di alcune sponde della ricerca visuale romana. 

Per un’arte impegnata e politica 

Una dimensione politica evidente, per tornare alla riflessione iniziale, che Gramiccia rivendica esplicitamente in catalogo, alludendo alla funzione “impegnata” dell’arte citando, inoltre, la storia recente se non la cronaca fatta da manifestazioni di piazza (in particolare quelle a sostegno della Flotilla) e da movimenti di idee che stanno montando, pur tra le contraddizioni, ricordandoci, tuttavia, che esiste un’opinione pubblica, di cui la politica non può non tener conto. Un aspetto che, pur nella diversità, innerva il mio fare storia e critica d’arte; ovvero, un fare che tiene conto, sulla scia di alcuni grandi pensatori del Novecento, di uno sguardo anche politico. Punto di vista politico inteso, naturalmente, per quanto mi riguarda, nell’accezione etimologica del termine e non come fare ideologico o partitico. 

Gli artisti della mostra “Free Free Palestine” 

Ben venga, dunque, indipendentemente dagli esiti personali del lavoro dei singoli artisti presenti in mostra, la call lanciata da Gramiccia; e questo anche per altri e interessanti motivi. Tra questi, come sottolinea il critico, la predominanza del drappello delle artiste, di cui ricordo, in qualità di “autorevole decana”, l’Accademica di San Luca, Giulia Napoleone (con Se non è canto è sangue) e – chiedendo venia alle altre artiste non citate – Francesca Ciaula (I cieli di Gaza, n. 4), Stefania Fabrizi (I bambini sono di tutto il mondo), Alessandra Giovannoni (Senza titolo), Silvia Stucky (Tatreez. Ricamare la resistenza). Autrici, queste, profondamente diverse l’una dall’altra ma che mi piace pensare come accomunate, pur nella differenza, dalla dimensione attivistica presente nel loro profilo. Tra gli autori, ricordo, scusandomi, anche in questo caso, per le omissioni, le opere di un altro accademico di San Luca, qual è Gianni Dessì (Senza titolo), Ennio Alfani (Ritratto di giovane palestinese con casseruola) e – ultimo ma non ultimo – il poeta-artista Michele De Luca (Lacrime di Gaza), un vero e proprio solitario della ricerca ma tutt’altro che un isolato. 

Una proposta culturale, per concludere, che, affrontando temi etici che pesano quanto un macigno perché non facilmente governabili e padroneggiabili dal singolo, fotografa sul fronte della ricerca visiva romana, una realtà vivace, poliedrica, talvolta non priva di contraddizioni ma sicuramente non prevedibile. E anche per questo da seguire con curiosità.  

Gabriella De Marco 
 
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Gabriella De Marco

Gabriella De Marco

Gabriella De Marco, è professoressa ordinaria di Storia dell'arte contemporanea, presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, dell'Università degli Studi di Palermo, dove insegna dal 1998. I suoi interessi di studiosa si sono concentrati, nel tempo, sui rapporti tra arte, letteratura…

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