Sperimentazione, postmodern e conformismo. Cosa è accaduto tra i secondi Anni ‘90 e gli Anni Zero 

A un certo punto l’attitudine alla sperimentazione è venuta meno e la storia ha presentato il conto. Possiamo dire che il XXI Secolo è iniziato davvero solo qualche anno fa: praticamente ieri; eppure, è già trascorso un quarto di secolo

“Quel momento” è una fase culturale estremamente interessante e importante, su cui forse è arrivato il momento di tornare con scandagli adeguati, vale a dire il passaggio dai secondi Anni Novanta agli Anni Zero; ma “quel momento” è anche il lungo ventennio, successivo al secolo breve, che va dalla caduta del muro di Berlino e dall’inizio del ‘sogno’ globalizzato al risveglio traumatico degli Anni Venti (Covid-crisi occidentale sistemica-guerra in Ucraina-genocidio a Gaza). Se così fosse, possiamo dire che il XXI Secolo è iniziato davvero solo qualche anno fa: praticamente ieri; eppure, è già passato un quarto di secolo. 

Arte, cultura e sperimentazione tra Anni Novanta e Anni Zero 

La strada della sperimentazione era, in “quel momento”, costruita principalmente dal montaggio creativo delle fonti (alcuni esempi: Mellon Collie and the Infinite Sadness, 1995, e Adore, 1998, degli Smashing Pumpkins; The Soft Bulletin, 1999, di The Flaming Lips; The Sophtware Slump, 2000 dei Grandaddy; Acidi e basi, 1995, Metallo non metallo, 1997, e Zero, 1999, dei Bluvertigo; Pulp Fiction, 1994, Jackie Brown, 1997, e KiIl Bill, 2003-2004, di Quentin Tarantino; Edward mani di forbice, 1990, Ed Wood, 1994, e Mars Attacks!, 1996, di Tim Burton; Infinite Jest, 1996, e Una cosa divertente che non farò mai più, 1997, di David Foster Wallace; la ‘trilogia del ponte’ di William Gibson, composta da Luce virtuale, 1993, Aidoru, 1996, e American Acropolis, 1999; Fuoco sacro, 1996, e Caos USA, 1998, di Bruce Sterling; la trilogia di Matrix, 1999-2003, dei fratelli Wachowski; la trilogia Fluo-Destroy-Luminal, 1995-1998, di Isabella Santacroce e Woobinda, 1997, di Aldo Nove; Bidibidobidiboo, 1996, La nona ora, 1999, e Him, 2001, di Maurizio Cattelan; Everyone I Have Ever Slept With 1993-1995, 1995, e My bed, 1998, di Tracey Emin; Monster, 1996-1997, e through a looking glass, 1999, di Douglas Gordon; ecc. ecc.). 

Tonight, Tonight degli Smashing Pumpkins 

Quando Billy Corgan e soci cantano e suonano nel 1995 fingendo che sia il 1902 del Viaggio sulla Luna di Méliès, stanno facendo un’operazione complessa che sposta istantaneamente l’asticella da dove si trovava appena un anno prima, con la fine del grunge simboleggiata dal suicidio di Kurt Cobain, e quindi fine di quell’estetica sdrucita ma sempre connessa al presente-presente, con divagazioni punk al massimo nei Settanta; gli Smashing Pumpkins si muovono nella direzione del sogno, dell’inconscio, dell’immaginario, di un’espansione notevole del concetto di pop

La via della sperimentazione si è persa? La citazione 

Poi, a partire da un certo punto – e da un altro dato momento… – questa strada si è incartata. 

La via della sperimentazione si è persa e si è dispersa, si è annacquata, smarrita tra accademismo e manierismo: le citazioni non sono state più cioè uno strumento per un fine (l’opera), ma un fine in se stesse. Per cui, gradualmente il remake/remodel dell’arte e della creatività si è come chiuso in se stesso, intrappolato nel proprio stesso gioco raffinato ma sterile.  

Questo processo come al solito lo riscontriamo nell’arte visiva, nel cinema, nella musica, nella letteratura, nel design, nelle serie tv e persino nella politica (basta considerare brevemente l’andamento e la temperatura delle elezioni nei Paesi occidentali, e del discorso pubblico che ha accompagnato quelle elezioni, diciamo dal 2000 a oggi).  

Arte e politica dal 2000 ad oggi 

Si è stabilito dunque, a partire da quel punto, ciò che possiamo definire come Interregno: Interregno tra un territorio e l’altro, tra un tempo e l’altro, tra il XX e il XXI Secolo.  

Questo Interregno è ciò che segue perciò il Novecento breve e tumultuoso: una sorta di coda, che prolunga indefinitamente alcune (e non altre) caratteristiche del Novecento stesso – o almeno di una parte di esso. La guida in tal senso – lo ‘spirito guida’- è il postmodernismo, che trova nuove e felici declinazioni come abbiamo visto tra fine Anni Novanta e primi Anni Zero, ma che in seguito tende piuttosto ad avvelenare i pozzi. 

E quindi, prima gradualmente poi sempre più velocemente, a partire dai secondi Anni Zero il conformismo (come voglia di assomigliarsi di autori e opere), si fa sempre più pervasivo.  

Postmodernismo e conformismo 

Nell’arte contemporanea questo fenomeno si nota forse maggiormente, perché va di pari passo con il crescente predominio del mercato, interessato a scambiare oggetti disponibili, facilmente etichettabili e incasellabili, monodimensionali e che non rappresentino possibilmente parti e/o sfaccettature di un discorso più ampio e difficile; ma che invece stiano per sé, per conto proprio, al massimo come emblemi del successo materiale, personale, del singolo artista, considerato dunque definitivamente come individuo e non come membro di una comunità, o peggio, portavoce di un gruppo. 

Germano Celant aveva colto perfettamente, con acume e preoccupazione, questo aspetto già diciotto anni fa: “Oggi, nel 2007, la radicalità del pensiero artistico e la sua ragione storica di esistere come risposta critica, rispetto agli anni Novanta, rischiano un totale e definitivo annullamento per entrare nella spirale del mercato, che fa della commercializzazione l’unico valore. L’alterità lascia posto alla vendibilità, dove la prospettiva per esistere è la soddisfazione finale dell’acquirente, che è attratto solo da prodotti mercificabili o simbolici di un lusso, che ne definisce lo status sociale” (in Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione, Feltrinelli, Milano 2021, p. 5.) 

Christian Caliandro 

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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