A Firenze un artista usa l’intelligenza artificiale per avvicinarsi alla dimensione della sacralità 

Una mostra in cui arte, intelligenza artificiale e religione si incontrano. Così Fabrizio Ajello nella sua personale To take a flight, alla LdM Gallery di Firenze, usa l’IA per cercare di dare una forma al sacro e a ciò che riguarda la sfera della religiosità

To take a flight è una mostra che nasce dall’esigenza di Fabrizio Ajello (Palermo, 1973) di avvicinarsi al mondo onirico, dal bisogno di rendere concreto un incubo ricorrente dai sapori misti. Movimento, sacro, martirio e femminile sono i temi della monografica inaugurata alla LdM Gallery di Firenze, a cura di Špela Zidar. Si tratta di una ricerca per immagini che ha l’obiettivo di rendere tangibile una realtà eterea e da cui, in collaborazione con l’intelligenza artificiale, prendono vita forme dai caratteri cristiani e legati alla sfera della religiosità. In contrasto con la semplicità del medium, soggetti alti, raffinati, sono stampati su teli da bagno; così, nella Galleria Lorenzo de Medici, attraverso un movimento bidirezionale e bidimensionale, avviene un incontro tra immanente e trascendente, carne e Spirito.  

Fabrizio Ajello, installation view To Take Flight, LdM Gallery, ph. Anna Cederus
Fabrizio Ajello, installation view To Take Flight, LdM Gallery, ph. Anna Cederus

Fabrizio Ajello alla LdM Gallery di Firenze usa l’IA in chiave spirituale 

Le opere in mostra sono il risultato di elaborazioni effettuate con programmi che sfruttano l’Intelligenza Artificiale; Fabrizio Ajello precisa che si tratta di un processo in continua crescita con la macchina, dato che l’IA raffina le proprie prestazioni grazie anche agli input suggeriti che le consentono di restituire immagini sempre più precise. Reciproco accrescimento in divenire. Il margine di miglioramento delle funzioni dei programmi è inversamente proporzionale al margine di errore nel risultato finale dell’opera. Errore che, tuttavia non è privo di una sua poetica e, creando uno strappo, apre l’immagine verso una dimensione spirituale. Così dove nel Trittico del Martirio (2024) il colore sembra scendere dal basso verso l’alto; così dove la mano si perde nel rosa del vestito, entra in gioco una variabile esterna che va oltre il pensiero dell’uomo. Qua l’errore occupa lo spazio fisico dell’incomprensione, diventa dettaglio dai fragili contorni, unità di distanza ed elevazione che permette a San Giuseppe da Copertino di levitare e al Figlio di Dio di ascendere. 

Le opere di Fabrizio Ajello in mostra a Firenze uniscono leggerezza e religiosità 

Fabrizio Ajello stesso ha dichiarato di aver lasciato che una delle sue opere gli facesse compagnia durante le giornate di mare: i supporti su cui sono stampate sono per l’appunto teli da bagno. L’immagine si può toccare, e il medium permette di entrare in confidenza con la sofferenza delle martiri e il silenzio degli oranti. In mostra vengono trattati temi densi, difficili, in lotta con la leggerezza del medium che a sua volta però consente una resa particolarmente raffinata al dettaglio materico. Avviene uno scontro tra piano immanente e trascendente, raffigurazioni di santi al profumo di salsedine che a loro volta generano una crepa, una rottura che non deve essere colmata ma attraversata. In questa mostra i conflitti non mancano, ma sono conflitti propositivi, volti alla ricerca di avvicinamento ad una risposta. Verità sacra spesso martirizzata perché sostantivo di genere femminile. 

Ines Valori 

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