Tutti i musei dell’università La Sapienza di Roma raccontati dalla direttrice 

Claudia Carlucci, direttrice del Polo Museale della Sapienza racconta ad Artribune tutta la storia dei musei universitari di cui è a capo e il valore che questi hanno per l’università e la città

È stato un evento di portata internazionale – quello della Notte dei Musei 2025 – che ha spalancato le porte a nuovi linguaggi, a scoperte e curiosità, con seminari e incontri tra arte, cultura e scienza. I musei dell’Università di Roma hanno offerto un’esperienza immersiva, partecipata e gratuita, trasformandosi in un crocevia di esperienze per ragazze e ragazzi ma anche per adulti; è stato un modo per scoprire la ricchezza all’interno dell’Università La Sapienza e del suo Polo Museale, che ora siamo qui ad approfondire con la direttrice Claudia Carlucci. 

Il Polo Museale della Sapienza di Roma e la sua storia 

Cosa rappresenta e cos’è il Polo Museale dell’Università La Sapienza di Roma? 
Il Polo museale Sapienza (PMS) promuove e coordina un sistema integrato di musei universitari che conservano un patrimonio di collezioni varie e pregiate in grado di illustrare diversi campi della conoscenza e del sapere, in rapporto a discipline sia umanistiche che scientifiche. I Musei della Sapienza raccontano la storia, condividono una grande esperienza di lunghissima data e una tensione volta a sviluppare il senso dei luoghi, dell’appartenenza. Narrano e propongono nel tempo patrimoni, conoscenze e tecnologie, valorizzano l’identità delle comunità umanistiche e scientifiche di una delle più storiche e pregiate università in Europa, La Sapienza. Al loro interno, collezioni di eccezionale valore storico-artistico e tecnico-scientifico, composte da reperti, strumenti e testi scientifici antichi, tra i quali pezzi unici di grande valore.  

Ma quando parliamo di Poli Museali, cosa intendiamo esattamente? Che cos’è un polo museale e qual è la sua storia? 
Parliamo di un Polo Museale Universitario che si distingue dai poli o sistemi museali civici o statali per le finalità con i quali i diversi musei sono stati originariamente concepiti. Ossia come raccolte didattiche per accompagnare con approfondimenti laboratoriali le lezioni accademiche.  

Da cosa lo si vede, ad esempio? 
Questo obiettivo è stato evidente soprattutto per i musei di indirizzo scientifico, che hanno una storia molto antica e risalente ancora alla riforma di Benedetto XIV, 1748, con la creazione dei tre indirizzi universitari – Giurisprudenza, Medicina e Arti liberali, tra le quali la Fisica e le Scienze Naturali – cui si deve la cura dell’Orto Botanico e l’istituzione del Teatro fisico della Sapienza, il nucleo più antico e precedente dell’attuale Museo di Fisica. A seguire sono stati fondati il Museo di Mineralogia, nel 1804, il Gabinetto di Zoologia e Anatomia Comparata, nel 1805. 

E poi, cos’è successo? 
Poi sono stati istituiti quello di Fisica, nel 1857 nella sede di S. Ivo alla Sapienza, l’Erbario nel 1872, quello di Antropologia fisica nel 1884. A partire dal 1880, tutti gli Istituti scientifici si sono trasferiti nella nuova sede di via Panisperna, dove, inoltre, si diede il via alle prime collezioni di strumenti del Museo di Chimica. 

Sono tante preziose e curiose realtà, unite in unico Polo. Ma qual è dunque il più antico? 
Il Museo dei gessi, oggi Museo dell’Arte Classica, è il più antico tra i musei archeologici, fondato nel 1892 da Emmanuel Löwy, cui seguirà l’istituzione del Museo delle Origini, su impulso di Ugo Rellini, delle Antichità etrusche e italiche, fondato da Massimo Pallottino, e del Vicino Oriente. Oggi è chiamato Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo e conserva una serie di collezioni frutto degli intensi scambi tra le missioni archeologiche della Sapienza e i Paesi che le hanno ospitate di cui il museo che ne conserva il nome. 

Il Polo Museale della Sapienza e la città di Roma 

Che valore hanno i materiali conservati nei vari Musei? 
I nostri musei conservano testimonianze di grandi eventi della storia della scienza e delle diverse esperienze didattiche, formative e professionali maturate negli oltre 700 anni di vita della Sapienza. Sono un insieme di luoghi del sapere dove è possibile rintracciare le origini e lo sviluppo delle attuali discipline scientifiche, della loro storia e dei rispettivi sfondi culturali. Basano la propria eccellenza sulla ricchezza delle collezioni, sulla ricerca svolta nei rispettivi dipartimenti e sul legame col territorio. Vantano un patrimonio unico, che include collezioni di eccezionale valore storico-artistico e tecnico-scientifico, composte da reperti, campioni, strumenti e testi scientifici antichi.  

E cosa significa il Polo per la città?
Polo costituisce un sistema integrato di musei universitari che conservano un patrimonio di collezioni in grado di illustrare diversi campi della conoscenza, in rapporto a discipline sia scientifiche sia umanistiche. Si tratta in gran parte di musei d’interesse storico, dedicati alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione di questo ingente patrimonio, ma anche alla ricerca attiva, alla didattica e alla divulgazione, aperti a tutti i pubblici a partire dalle generazioni più giovani. 

Quali sono i vostri focus e gli obiettivi? 
Con il Polo Museale Sapienza si è inteso dotare l’ateneo, con riferimento soprattutto ai suoi studenti, di un sistema di conoscenze basato, anche attraverso modalità narrative trasversali, sulla storia delle diverse discipline, sulla disponibilità di testimonianze e reperti, sull’apprendimento in “presa diretta” nei luoghi e sui materiali del sapere. La funzione del PMS è volta alla valorizzazione della particolare articolazione dei musei nell’attività a sostegno del turismo e della richiesta cittadina, come anche di disseminazione e trasmissione ai pubblici non accademici delle conquiste della ricerca pubblica. Al tempo stesso, grande attenzione è posta da tutti i musei verso una didattica aperta alle scuole per un’educazione permanente finalizzata al rafforzamento della conoscenza attraverso le diverse attività laboratoriali ludico-didattiche.  

Ci spieghi il significato del vostro motto: “Il futuro è passato qui”.
Partiamo dalla considerazione di ICOM-UMAC: “le collezioni delle più antiche università europee sono una finestra per il pubblico sul ruolo dell’università nel contribuire a definire e interpretare la nostra identità culturale”. Questo inquadra molto bene la funzione che i musei universitari in generale e quelli della Sapienza in particolare, svolgono ancor oggi. È dunque rappresentativo il motto “Il futuro è passato qui”, perché esprime come essi da una parte conservino la storia della scienza e dall’altra siano parte del continuum della ricerca attuale e della sua disseminazione.  

La Notte dei Musei 2025 al Polo Museale della Sapienza di Roma 

Ritorniamo ora a quanto accaduto durante la Notte Europea dei Musei 2025. 
Per l’occasione, abbiamo ospitato importanti seminari. Il patrimonio archeologico disperso e la cultura della legalità ha presentato il lavoro di contrasto al traffico illecito del patrimonio, attraverso l’attività delle forze dell’ordine e la ricerca storico-archeologica, come dimostra il ritrovamento e il sequestro di quattro lastre di terracotta dipinte provenienti dall’antica città etrusca di Caere, attuale Cerveteri. I colori degli Etruschi ha guidato le persone presenti alla scoperta di un nuovo modo di osservare le opere della più grande galleria di pittura antica, come le tombe dipinte di Tarquinia. 

Qualche altra iniziativa particolare che ci vuole raccontare? 
Di grande interesse per tutto il pubblico sono state senza dubbio le numerose proposte di tutti i nostri musei di area scientifica, come il Museo Erbario che ha mostrato per la prima volta la splendida Collezione botanica dell’Erbario Cesati, o gli straordinari strumenti antichi esposti dal Museo di Fisica. Anche il Museo della Geografia ha proposto un viaggio nel mondo attraverso i diversi alimenti provenienti da tutti i paesi, illustrando bene la ricchezza della diversità e varietà alimentare e dei prodotti della terra. Con l’Orto botanico, invece, il pubblico è stato guidato a sperimentare le tecniche per la cura delle piante e come realizzare un orto verticale (tema attualissimo), costruito secondo i principi della coltivazione idroponica organica, sostenibile e semplice. Il MUST (Museo universitario di Scienze della Terra) ha infine proposto la mostra Terra che sorpresa! che ha portato i più piccoli, a scoprire le meraviglie del nostro pianeta e delle creature che lo hanno abitato fin dal tempo profondo. 

Qual è il linguaggio più adatto, secondo lei, per rivolgersi alle nuove generazioni? 
Il linguaggio della scienza riesce ad essere vicino e comprensibile quanto più mira a rendere semplice l’apprendimento avvalendosi di esperienze dirette e soprattutto divertenti, come quelle che il Polo Museale Sapienza ha offerto durante la manifestazione del Maggio Museale, della Notte dei Musei ed in tutte le sue attività museali. Questo ci consente di non contrapporre divertimento e cultura perché – per noi – la conoscenza è un viaggio sempre fantastico attraverso la Grande Bellezza rappresentata dalla natura, dall’uomo e dalle sue molteplici civiltà grazie alla luce della Scienza. 

Alessandra Luna Paparelli 

Libri consigliati: 

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)  

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati