L’incertezza e la fragilità del nostro tempo sono al centro della Biennale Internazionale di ceramica d’arte contemporanea 2025 a Faenza  

Ospitati negli spazi del MIC Faenza, oltre centro artisti provenienti da tutto il mondo danno forma al nostro tempo, passando dalla tragicità delle guerre alle problematiche ambientali, alla fragilità dell'uomo

Istituito per la prima volta nel 1938 come manifestazione nazionale, il Premio Faenza fu esteso nell’ambito internazionale solo nel 1963. Bandito annualmente e poi diventato biennale dal 1989, la rassegna ospitata al MIC Faenza giunge alla sua 63esima edizione, diventando un appuntamento importante per mappare lo stato dell’arte della ceramica contemporanea, tanto sul piano artistico e decorativo, quando su quello funzionale e d’arredo. 

Per l’edizione 2025, il Premio Faenza – Biennale Internazionale della ceramica d’arte contemporanea intende affrontare l’incertezza del nostro tempo con una mostra che riunisce oltre cento artisti provenienti da tutto il mondo negli spazi del MIC Faenza (e visibile sino al 30 novembre). 

La mostra della 63esima edizione del Premio Faenza 

Selezionate da una giuria internazionale composta da Claudia Casali (direttrice del MIC Faenza), Hyeyoung Cho (Korea Association of Art & Design), Valentins Petjko (Latvian Ceramic Biennale) e Marco Maria Polloniato (curatore), le sculture e le installazioni che animano gli spazi del museo di Faenza portano la firma di artisti nazionali e internazionali, a cui si aggiungono le vincitrici di questa edizione: Hanna Miadzvedzeva e Léa Renard. “Due artiste che lavorano la materia in maniera tradizionale e con grande sperimentazione”, spiega la direttrice del MIC e presidente di giuria Claudia Casali. “Un ritorno ad una manualità sincera che però annuncia una straordinaria ricerca, proprio questo è il significato di tante opere proposte in mostra”.

Le opere delle artiste vincitrici della 63esima edizione del Premio Faenza 

Nel percorso espositivo spicca November di Hanna Miadzvedzeva, vincitrice del Premio Faenza over 35. L’opera richiama la forma del vaso, trattando la superficie con una grande sapienza tecnica. “‘November’ fa parte della mia serie scultorea ‘Landscapes’ in cui esploro l’impatto delle forze naturali sulle emozioni umane e sulla percezione di sé”, racconta l’artista. “Ho scelto una forma compatta e ripiegata verso l’interno, avvolta da una complessa superficie testurizzata, che crea un effetto morbido, quasi soffice”.

A vincere il Premio Faenza della categoria under 35 è Léa Renard con l’installazione  Subtle conversations of states of mind. L’opera è una sorta di wunderkammer dedicata alla ceramica, un’esposizione combinata attraverso diversi significati e colori. “Ogni pezzo racconta la sua storia pur fondendosi senza soluzione di continuità nell’insieme”, racconta Léa Renard. “È un’esplorazione poetica dell’interazione tra l’individuo e la collettività, tra l’astrazione e ciò che essa evoca in ognuno di noi”. 

Veduta dell'allestimento della 63esima edizione del Premio Faenza al MIC Faenza
Veduta dell’allestimento della 63esima edizione del Premio Faenza al MIC Faenza

Premio Faenza: cambiare la modalità di leggere il linguaggio della ceramica 

A Faenza è possibile avere una visione ampia e aggiornata del panorama artistico contemporaneo che ha scelto la ceramica come materia di indagine, riscuotendo un grande successo sia dalla critica che dagli artisti.“È un dato molto interessante che conferma l’impegno che abbiamo profuso negli ultimi 25 anni, in cui è cambiata la modalità di interpretare, leggere, accogliere la ceramica come linguaggio dell’arte contemporanea”, conclude la direttrice Claudia Casali. 

Redazione

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