Storia di Spazio COSMO, la galleria d’arte gestita da artisti in una soffitta di Milano 

Un luogo nato nello studio di due artisti e messo a disposizione di altri artisti. Quasi dieci anni fa in una soffitta a Milano nasceva spazio C.O.S.M.O che oggi espone le opere di Gianni Caravaggio

A Milano quasi dieci anni fa gli artisti Luca Pancrazzi e Elena El Asmar hanno impiantato un run space sul soffitto del proprio studio a Milano. Ogni anno hanno ospitato un artista contemporaneo, da Loredana Longo, Sergio Breviario, a Alessio De Girolamo. Fino al 9 giugno 2024 c’è Gianni Caravaggio, protagonista fino al prossimo di un progetto site specific.  Abbiamo incontrato Pancrazzi e El Asmar per farci raccontare passato e futuro del progetto. L’intervista è anche l’occasione per confrontarsi su attitudini, progettualità e visionarietà di questo luogo speciale, abbarbicato su una vecchia soffitta che sembrava abbandonata e che dieci anni fa è tornata a respirare. E a vivere. 

Quasi dieci anni di Spazio C.O.S.M.O. Come è nato il progetto?  
Gli artisti Francesco Carone ed Eugenia Vanni erano in visita da noi a Milano e, insieme, discutevamo di vari progetti per il futuro e per il presente. Uno di questi vedeva la realizzazione di un progetto di mostra di Francesco nella soffitta dello studio che poco tempo prima aveva visitato. La nostra soffitta era sempre stata una zona off limits. Qualche anno prima era stata infatti rifatta la copertura del tetto con lamiere metalliche contro le intemperie che dava un senso di protezione decisamente migliore rispetto alle bellissime tegole che lasciavano il locale areato ma soggetto ai capricci climatici e alle intrusioni da parte del mondo faunistico. La soffitta era colma di cose abbandonate, non ultime tonnellate di carta in forma di riviste di costume lasciate da Marco Cingolani che aveva abitato lo studio sottostante molti anni prima. 

E quindi che avete fatto? 
Con Francesco ed Eugenia abbiamo iniziato la pulizia dello spazio che ha comportato un grande sforzo e impiego di mezzi notevoli. Abbiamo tolto tutto, lavato le travi e impermeabilizzato il suolo in cemento armato lasciando visibile lo spazio architettonico della struttura lignea del tetto. Francesco aveva pensato che quel luogo sarebbe stato uno spazio perfetto per ospitare una tappa del suo progetto legato a opere costruite utilizzando la materia del libro come soggetto delle opere.  La falda del tetto assomigliava, nel suo immaginario, alla chiglia di una barca che, dopo una tempesta o un ammutinamento, si era rovesciata e dove il suo contenuto veniva sbalzato fuori e ribaltato su quello che era divenuto il pavimento. La mostra aveva il titolo “TITOLO l’edito inedito, cap. III: La stiva” ed era l’anno 2015. Dopo quel progetto di Francesco Carone abbiamo deciso di continuare a proporre progetti inediti di artisti che avessero avuto il coraggio di realizzare un’installazione in uno spazio così caratterizzato.  

Come? 
Abbiamo pensato di iniziare e continuare sino a che la cosa non si fosse esaurita da sola. Così abbiamo creato Spazio C.O.S.M.O. (Come Ogni Semplice Movimento Ortogonale). In un certo senso era la prosecuzione naturale, in una dimensione più cittadina, di Madeinfilandia che avevamo fondato nel 2010, insieme a un gruppo di artisti, nella campagna toscana. 

Facciamo, appunto, una piccola digressione. Parliamo di Madeinfilandia, che non era soltanto una residenza, era un autentico stare assieme, condividere pensieri anche discordanti all’insegna di una dimensione dialogica vera, profonda, radicale. Penso sia stata un’esperienza fondamentale per tutti gli artisti da voi invitati che hanno compreso pienamente il senso stesso del progetto.  
Era una sera d’estate nella campagna toscana e, insieme a un gruppo di amici, prevalentemente artisti, abbiamo avuto una buona idea che si è poi concretizzata con la nascita di Madeinfilandia, un progetto di residenze che ha avuto luogo dal 2010 al 2018, al quale hanno aderito e contribuito più di 100 artisti. 

Torniamo a Milano e a Spazio C.O.S.M.O.  
Dopo la mostra di Carone è stata poi la volta di Ermanno Cristini (2016), Marta Dell’Angelo (2017), Loredana Longo (2018) e poi di tutti gli altri che, come loro, si sono confrontati con l’unicità di uno spazio affascinante quanto complesso.  

Qual è stato il riscontro che avete avuto? Come interagite con il pubblico che viene a trovarvi, una volta l’anno, nel vostro Spazio C.O.S.M.O? 
Non è uno spazio usuale, per chi non lo conosce il primo impatto è estraniante e immediatamente nell’artista che lo visita subentra un senso di sfida che diviene seducente, facendolo trovare, quasi istantaneamente, a proiettare in quel luogo progetti e possibilità più o meno ambiziose. La sfida è accettata e questo spazio è una sfida per tutti. Gli artisti per primi sono sfidati a pensare un progetto che includa lo spazio stesso, poi c’è la luce ed è un altro elemento che rende il luogo piuttosto difficile. Un solo lucernario zenitale crea una proiezione di luce piuttosto teatrale e poco diffusa che cambia notevolmente con la rotazione terrestre durante la giornata. Infine, non ci sono quasi elementi verticali, tantomeno pareti, per cui la proiezione di opere in ambiti tradizionali è impensabile e impossibile a meno che non vengano costruite delle quinte che dividano ulteriormente lo spazio. Pensiamo sia uno degli spazi espositivi più al limite conosciuti. 

Con quali risultati? 
L’aspetto più interessante per gli artisti che si avventurano nel Cosmo è proprio quello che riguarda l’imprevedibilità dello spazio, come fosse un’entità viva con cui confrontarsi e con cui creare un dialogo rispetto ai progetti immaginati e alle suggestioni sperimentate. In qualche modo è un luogo che permette di spostare l’opera su terreni in parte sconosciuti, creando così possibilità inattese sia per l’artista, l’autore, sia per l’osservatore.  

Infatti. Come interagiscono i visitatori? 
Per chi lo visita, entrare nello Spazio Cosmo è un po’ come immergersi per intero all’interno di un’opera dove l’artista ha potuto seminare segni e sogni per ricostruire e condividere, generosamente, una sua visione del mondo. I visitatori sentono di poterne fare parte, si concedono questa nuova relazione che negli anni vogliono rinnovare, tornando.  Vengono tantissimi artisti e questo ci rende felici, le inaugurazioni ogni volta celebrano questa forma di comunità.  Anche per i visitatori salire si presenta già come una sfida. La scala è una sorta di arrampicata e il piano dello spazio, quando è raggiunto, determina già un traguardo. In questa nuova dimensione ci si trova immersi in uno spazio e in un tempo diverso, modificato, il tempo non scorre come sulla terra, la rarefazione è percepibile e l’aria diviene materia oscura. La luce è una conquista e spesso bisogna adattare l’occhio e il corpo a queste nuove misure. Anche per queste caratteristiche, normalmente, riusciamo a realizzare solo un paio di progetti all’anno e le opere, dopo l’opening, sono visitabili solo su prenotazione. 

Com’è nata la mostra di Gianni Caravaggio? Qual è il rapporto che avete con Gianni?  
Con Gianni ci conosciamo da diverso tempo e come spesso succede sono gli incontri che determinano gli sviluppi futuri. Qualche anno fa Gianni ha avuto modo di visitare il nostro Spazio Cosmo e, in quel momento, è nata la possibilità di realizzare un suo progetto per un posto così caratterizzato. Non ricordo se abbiamo proposto a lui un intervento o se è stato lui a proporre ma in ogni caso la sfida gli è subito piaciuta e pensiamo che anche il nome stesso dello spazio gli sia sembrato in sintonia col suo mondo.  

Da qui sono passati un paio di anni, dopodiché le cose intraprese hanno portato alla realizzazione della sua idea, che come spesso accade è solo la partenza per l’artista che in genere compone l’installazione o modifica il lavoro in corso d’opera durante l’allestimento. Lo spazio è talmente caratterizzato che occorre farci i conti e riassorbirlo dentro l’opera, e farselo complice dell’installazione. Come sempre abbiamo seguito passo per passo la realizzazione dell’installazione, lasciando all’artista la libertà di provare e modellare il lavoro sul luogo. Questa fase è molto importante ed è interessante poterla osservare dall’interno dialogando con l’artista e i suoi demoni. 

Progetti per il prossimo futuro nella soffitta di via Paruta? 
Tra gli artisti che hanno visitato lo Spazio, manifestando curiosità e interesse, e con i quali stiamo parlando di progetti per il futuro, ci sono Fabrizio Prevedello, Eugenia Vanni, Giancarlo Norese, Elena Nemkova, Luca Monterastelli… che andranno ad aggiungersi a questa famiglia cosmica che ha visto la partecipazione fino a oggi di Francesco Carone, Ermanno Cristini, Marta Dell’Angelo, Loredana Longo, Concetta Modica, Loris Cecchini, Giovanni Termini, Sergio Breviario, Museo Riz à Porta, Luca Scarabelli e, appunto, Gianni Caravaggio.   

Lorenzo Madaro 

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Lorenzo Madaro

Lorenzo Madaro

Lorenzo Madaro è curatore d’arte contemporanea e, dal 2 novembre 2022, docente di ruolo di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia delle belle arti di Brera a Milano. Dopo la laurea magistrale in Storia dell’arte all’Università del Salento ha conseguito il master…

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