Il “viaggio” di Enea nelle opere di Dosso Dossi in mostra alla Galleria Borghese di Roma

Cinque delle dieci tele raffiguranti le scene dell’Eneide di Virgilio provenienti dal Louvre di Abu Dhabi, dalla National Gallery of Art di Washington e dal Museo del Prado di Madrid per la prima volta riunite alla Galleria Borghese di Roma. Le immagini

Dopo aver concluso il ciclo di mostre dedicato al rapporto tra Arte e Natura con Giuseppe Penone, la Galleria Borghese di Roma inaugura un nuovo filone incentrato sul “viaggio” con Dosso Dossi. Il Fregio di Enea, a cura di Marina Minozzi. Una mostra che riunisce cinque delle dieci tele (totali) tratte dall’Eneide di Virgilio e dipinte dal pittore ferrarese tra il1518 e il 1520 per il Camerino d’Alabastro del Duca Alfonso I d’Este.

Dosso Dossi. Il fregio di Enea. Installation view, Ph. A. Novelli © Galleria Borghese

Dosso Dossi. Il fregio di Enea. Installation view, Ph. A. Novelli © Galleria Borghese

“DOSSO DOSSI. IL FREGIO DI ENEA”: LA MOSTRA A ROMA

Vivace e brillante: così si potrebbero definire le tele che compongono Il Fregio di Enea realizzato da Dosso Dossi. I cinque dipinti (dei sette emersi sino ad oggi) traggono ispirazione da alcuni libri dell’Eneide di Virgilio, rielaborando il viaggio dell’eroe verso la fondazione di una nuova patria immerso in un paesaggio universale. Si parte con Il Viaggio agli Inferi dal libro VI (appartenente a una collezione privata) per poi attraversare La peste cretese dal libro III e i Giochi siciliani in memoria di Anchise e fondazione di una città in Sicilia dal libro V, provenienti dal Louvre Abu Dhabi. L’Arrivo dei Troiani alle isole Strofadi e l’attacco delle Arpie racchiusi nel libro III provengono, invece, dal Museo del Prado di Madrid, mentre La riparazione delle navi troianela costruzione del tempio di Venere a Erice e Offerte alla tomba di Anchise (originariamente un’unica tela) tratti dal libro V giungono dalla National Gallery of Art di Washington D.C. A dare slancio a questo importante progetto espositivo (nonché di collaborazioni tra enti internazionali) è stato il recente ritrovamento delle sette tele del celebre ciclo pittorico – di cui tre sono andate perse – che “arriva a Roma da Ferrara dalle collezione di Pietro Aldobrandini” sottolinea la direttrice della Galleria Francesca Cappelletti. “Nel 1608 arriva l’intero Fregio nella Capitale ed entra nella collezione di Scipione Borghese, fino all’Ottocento“. Dopo anni, lo sfarzo della corte estense si riunisce e si mostra nuovamente al pubblico grazie al Maestro ferrarese.

Dosso Dossi. Il fregio di Enea. Installation view con Santi Cosma e Damiano. Ph. A. Novelli © Galleria Borghese

Dosso Dossi. Il fregio di Enea. Installation view con Santi Cosma e Damiano. Ph. A. Novelli © Galleria Borghese

IL FREGIO DI ENEA DI DOSSO DOSSI. PAROLA ALLA DIRETTRICE DELLA GALLERIA BORGHESE FRANCESCA CAPPELLETTI

Per noi è una mostra di transizione” spiega la direttrice Cappelletti ad Artribune. “Da un lato corona la nostra ricerca sulla pittura di paesaggio degli ultimi due anni” passando da Guido Reni a Tiziano, giungendo sino al contemporaneo con Giuseppe Penone. “Probabilmente, l’interesse iniziale per questi dipinti era più incentrato sulla storia, ovvero sull’idea della rappresentazione dei viaggi di Enea. Il viaggio dell’eroe troiano, un eroe positivo e che affronta tutte queste peripezie prima di arrivare nel Lazio”. Il viaggio si fa metafora, continua la direttrice “errare vuol dire anche sbagliare (proprio da un punto di vista etimologico), quindi tutte queste peregrinazioni possono essere anche interpretate come fasi di una vita lunga e accidentata, come quella dei governanti. Certamente, per Alfonso I d’Este l’Eneide aveva anche questo senso e, quindi, la capacità di superare di volta in volta le difficoltà e di arrivare alla Fondazione della città, di un regno”. Dopo Dosso Dossi. Il Fregio di Enea, il museo capitolino continuerà la sua programmazione sul viaggio e lo farà con un focus dedicato agli artisti stranieri che hanno visto, vissuto e attraversato Roma e l’Italia. Si partirà il prossimo inverno con “Rubens e dalla sua capacità di animare l’antico con il disegno e la mostra si chiamerà: Il tocco di Pigmalione”.

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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