L’arte al cospetto del colonialismo. Una mostra a Napoli

Una manciata di artisti italiani e internazionali si raccolgono al Museo Madre di Napoli per fornire la loro visione sul colonialismo di ieri e di oggi. Dai rapporti col fascismo fino al turismo contemporaneo

Sentir, o meglio, “veder parlare” di (neo)colonialismo in epoche di guerra, e di controllo pubblico, fa un po’ l’effetto di leggere Alessandro Manzoni scrivere del Seicento, avendo in mente il dominatore dell’Ottocento. Necessaria consapevolezza dell’oggi, non da celare, ma da rinvenire nella storia.
Ed ecco dunque nascere, da archivi inesplorati, e dalla raffinata curatela di Kathryn Weir capace di valorizzarli, una mostra circolare, conversativa. Un convivio di opere riflesso anche dall’allestimento, evocante una dinamica rotonda attorno a un centro non monopolizzante di pensiero, che attira un policentrismo globulare a raggiera di stimoli.

Bellezza e Terrore. DAAR Giulia Piscitelli Rossella Biscotti. Exhibition view at Museo Madre, Napoli 2022. Photo Amedeo Benestante

Bellezza e Terrore. DAAR Giulia Piscitelli Rossella Biscotti. Exhibition view at Museo Madre, Napoli 2022. Photo Amedeo Benestante

COLONIALISMO E FASCISMO

DAAR – Sandi Hilal e Alessandro Petti, metaforicamente e concretamente costituendo un perno centrale di unitarietà, evocano i tavoli di Michelangelo Pistoletto nella relazionalità innescata tra i fruitori, e tra gli stessi lavori circostanti, portatori di visioni complementari del tema. Che parte dai rapporti tra colonialismo e fascismo, e dall’episodio politico e architettonico della Mostra d’Oltremare a Napoli negli Anni Quaranta, per allargare il campo alle dinamiche di ogni controllo, in ogni tempo.
Come quelle di permanenza e impermanenza, visibilità e invisibilità di oppressi e verità, attraverso le metonimie e simboli di Binta Diaw e l’indagine metalinguistica sullo sguardo negato e l’interferenza percettiva in Justin Randolph Thompson. Riscattati in Rossella Biscotti dalla riappropriazione anche reale delle immagini-testimonianza degli abusi e dal poetico ingigantimento delle tracce, non scevro di essenziale compiacimento estetico.

TURISMO E SPIRITO COLONIALE

La migliore denuncia è nel sorriso dell’arguta e ironica operazione di disinnescamento dell’oleografia in Leone Contini, rivolta a ogni percezione predatoria, dall’immagine turistica a quella di propaganda di regime. Del resto, la stessa consapevolezza del significante in Theo Eshetu permette il rinvenimento di un senso antropologico collettivo del significato, attraverso la moltiplicazioni delle immagini, che estrapola ricorsività grafiche tra videoarte e videoinstallazione.
Più corporeo e materico il mood di Giulia Piscitelli, in travasi non sempre immediati tra concetti e materiali, ma di mordace impatto in Borraccia. Mentre il dilemma tra oggettività archivistica e soggettività della scelta emerge dalla formalizzazione più basica e raw di Alessandra Cianelli.

MUSEO MADRE: LO STILE CURATORIALE DI KATHRYN WEIR

Interrogativa del resto è la percezione finale che si ricava dall’esposizione, a sua volta non a caso corredata di un ricco public program di talk e performance: la sensazione forte, dalle ultime mostre del Madre, in primis la presente, è che emerga uno stile curatoriale che parte dalla riflessione.
Ma come si può trasformare la ricerca, non solo di archivio ma allargata, in arte, scansando cerebralismi? Ne parliamo in video con la curatrice Kathryn Weir, che ci confida di intendere il curating come il farsi “interlocutore, compagni di strada degli artisti attraverso il tempo, in un open process che crea possibilità altre, sia per gli artisti che per il curatore”.

– Diana Gianquitto

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Diana Gianquitto

Diana Gianquitto

Sono un critico, curatore e docente d’arte contemporanea, ma prima di tutto sono un “addetto ai lavori” desideroso di trasmettere, a chi dentro questi “lavori” non è, la mia grande passione e gioia per tutto ciò che è creatività contemporanea.…

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