Biennale di Venezia, Leoni d’Oro Speciali a Calvesi, Celant, Enwezor e Gregotti

L’istituzione veneziana assegna i Leoni d’oro Speciali ai quattro ex direttori artistici della rassegna recentemente scomparsi. La cerimonia si terrà a settembre, nell’ambito della mostra organizzata per celebrare i 125 anni della Biennale

È un 2020 speciale per la Biennale di Venezia, costretta a causa della pandemia a posticipare la Mostra d’Architettura (in programma quest’anno) al 2021 e la Mostra d’Arte (in calendario per il 2021) al 2022. Uno stop, quello imposto dal virus, che ha portato la kermesse artistica più importante al mondo a riflettere e a raccontare la propria storia con Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia, mostra coordinata da Cecilia Alemani in programma dal 29 agosto all’8 dicembre 2020 al Padiglione Centrale ai Giardini. E sarà proprio in questa occasione che la Biennale attribuirà quattro Leoni d’Oro speciali a Maurizio Calvesi, Germano Celant, Okwui Enwezor e Vittorio Gregotti, ex direttori artistici del settore arti visive della Biennale di Venezia e recentemente scomparsi.

I LEONI D’ORO A CALVESI, CELANT, ENWENZOR E GREGOTTI

“La riconoscibilità internazionale della Biennale si deve anche al lavoro e all’originalità dei suoi direttori artistici, che hanno segnato alcuni tra i cambiamenti più significativi della cultura contemporanea”, dichiara il Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto“La Biennale è stata il laboratorio dove Calvesi, Celant, Enwezor e Gregotti hanno espresso un pensiero critico originale e visionario che ha saputo guardare al futuro, spesso anticipandolo. Le muse inquiete li vede protagonisti di una mostra sulla storia dell’Istituzione, che segna la partenza di un dialogo permanente fra le arti contemporanee nello spirito di una ricerca comune”. I Leoni d’Oro Speciali saranno consegnati martedì 1 settembre ai Giardini della Biennale, tre giorni dopo l’inaugurazione della mostra Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia, presentata nella ricorrenza dei 125 anni dalla fondazione dell’Istituzione. La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio storico – ASAC e di altri archivi nazionali e internazionali, la storia dell’istituzione e dei suoi legami con le vicende artistiche del Novecento.

– Desirée Maida

MAURIZIO CALVESI, DIRETTORE DELLE EDIZIONI 41 E 42 DELLA BIENNALE DI VENEZIA

Maurizio Calvesi

Maurizio Calvesi

Maurizio Calvesi(Roma, 1927 – 2020) è stato un critico, storico dell’arte e accademico italiano. Tra il 1980 e il 1982 ha fatto parte del consiglio direttivo della Biennale di Venezia. Nel 1984 e nel 1986 è stato direttore del settore arti visive e curatore della 41. e della 42. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale. Professore emerito all’Università di Roma La Sapienza, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia Clementina di Bologna, è stato allievo di Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan e Francesco Arcangeli; si è interessato alle forme d’arte e agli autori del Quattrocento e Seicento italiano, con studi sui fratelli Carracci e Caravaggio. È autore di saggi fondamentali per lo studio della storia e della critica d’arte, come quelli su Piero della Francesca, Dürer, la Cappella Sistina, Caravaggio, Piranesi, ma anche su Boccioni e il Futurismo, de Chirico e la Pop Art. Ha diretto la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma ed è stato Presidente del Comitato per i Beni Artistici e Storici del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali. Ha diretto la rivista quadrimestrale Storia dell’Arte (fondata da G. C. Argan) e fondato nel 1984 la rivista mensile Art e Dossier, di cui è stato direttore scientifico fino al 1995.

GERMANO CELANT, DIRETTORE DELLA 47. BIENNALE DI VENEZIA

Germano Celant

Germano Celant

Germano Celant (Genova, 1940 – Milano, 2020) è stato un critico d’arte, storico e direttore artistico italiano. Nel 1997 è stato nominato direttore della 47. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Già nel 1976 Vittorio Gregotti, allora direttore del settore arti visive della Biennale, lo aveva chiamato a pensare una mostra che riflettesse sul tema Ambiente/Arte, che con questo titolo fu realizzata al Padiglione Centrale dei Giardini. Dal 1995 al 2014 è stato Direttore e dal 2015 Soprintendente Artistico e Scientifico della Fondazione Prada a Milano, dove ha curato, tra le altre, la mostra Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 nel 2018. Dal 2009 al 2011 è stato Responsabile scientifico per Arte e Architettura alla Triennale di Milano. Dal 2005 è stato curatore della Fondazione Aldo Rossi a Milano e dal 2008 della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova a Venezia. Dal 1989 fino al 2008 è stato Senior Curator of Contemporary Art del Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Conosciuto a livello internazionale per aver teorizzato il movimento dell’Arte Povera, Celant ha curato mostre in tutto il mondo e pubblicato oltre centinaia di libri e cataloghi. È stato Contributing Editor per le riviste newyorchesi Artforum e Interview Magazine, per il settimanale L’Espresso e per la rivista italiana Interni.

OKWUI ENWEZOR, DIRETTORE DELLA BIENNALE DI VENEZIA 2015

Okwui Enwezor

Okwui Enwezor

Okwui Enwezor (Calabar, Nigeria, 1963 – Monaco di Baviera, 2019) è stato curatore e critico d’arte, giornalista e scrittore. Direttore artistico del settore arti visive della Biennale di Venezia nel 2015, ha curato la 56. Esposizione Internazionale d’Arte, All the World’s Futures. Dal 2011 al 2018 è stato Direttore della Haus der Kunst di Monaco di Baviera. È stato Direttore artistico della 2. Johannesburg Biennale in Sudafrica (1997), di documenta 11 a Kassel in Germania (1998–2002), della 2. Bienal Internacional de Arte Contemporáneo de Sevilla in Spagna (2006), della 7. Gwangju Biennale in Sud Corea (2008) e della Triennale Internationale d’Art Contemporaine de Paris in Francia (2012). I suoi campi di interesse hanno spaziato dal mondo delle mostre internazionali, ai musei, l’università e l’editoria; dall’arte africana, europea, asiatica, nord e sud americana del XX e XXI secolo, all’arte moderna e contemporanea nei paesi africani e l’arte contemporanea della diaspora africana. Ha studiato le teorie sulla diaspora e sulle migrazioni, del modernismo post-coloniale e quindi dell’architettura e dell’urbanistica delle città africane postcoloniali. Nel 1994 ha fondato la rivista di fotografia Nka: Journal of Contemporary African Art (co-edita da Duke University Press). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Archive Fever: Uses of the Document in Contemporary Art (Gottingen: Steidl and New York: International Center of Photography, 2008), Contemporary African Art Since 1980 (Damiani, 2009, con Chika Okeke-Agulu), Antinomies of Art and Culture: Modernity, Postmodernity, Contemporaneity (Duke University Press, 2008, con Terry Smith and Nancy Condee). Tra le ultime moste da cui curate è quella inaugurata l’8 marzo 2019 all’Haus der Kunst di Monaco di Baviera: El Anatsui: Triumphant Scale, co-curata assieme a Chika Okeke-Agulu, andata poi al Mathaf: Arab Museum of Modern Art di Doha e al Kunstmuseum di Berna

VITTORIO GREGOTTI, DIRETTORE DELLA BIENNALE DI VENEZIA DAL 1974 AL 1977

Vittorio Gregotti

Vittorio Gregotti

Vittorio Gregotti (Novara, 1927 – Milano, 2020) è stato un architetto, urbanista e teorico dell’architettura. Nell’ambito del settore arti visive della Biennale di Venezia, di cui è stato direttore artistico dal 1974 al 1977, ha di fatto introdotto l’architettura come disciplina organizzando diverse mostre. Nel 1975 ha curato A proposito del Molino Stucky ai Magazzini del Sale alle Zattere, cui seguirono nel 1976: Werkbund 1907. Alle origini del designIl razionalismo e l’architettura in Italia durante il fascismo; Europa-America, centro storico, suburbio, nelle sedi di Ca’ Pesaro, San Lorenzo, Magazzini del Sale e Fondazione Cini. Tra i suoi libri ricordiamo Il territorio dell’architettura (Feltrinelli, 1966); Questioni di architettura (Einaudi, 1986), La città visibile (Einaudi, 1993), Identità e crisi dell’architettura europea (Einaudi, 1999), Contro la fine dell’architettura (Einaudi, 2008), Architettura e postmetropoli (Einaudi, 2011), Il mestiere di architetto (Interlinea, 2019). Tra i suoi numerosi progetti, il quartiere Zen di Palermo realizzato tra gli anni ’60 e ’70, la sede dell’Università della Calabria, il dipartimento di scienze dell’Università di Palermo, il Centro Culturale Belém a Lisbona, gli stadi di Barcellona e Genova, le trasformazione dell’area della Bicocca a Milano (compreso il Teatro degli Arcimboldi) e il nuovo quartiere residenziale di Pujiang, in Cina.

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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