Tutta la storia della pubblicità. Una mostra a Parma

Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo ‒ fino al 10 dicembre 2017. La Villa dei Capolavori ospita una mostra dedicata alla storia della comunicazione pubblicitaria. Riunendo le opere di alcuni grandi maestri del settore.

Fortunato Depero dichiarò all’inizio del secolo scorso che l’arte dell’avvenire sarebbe stata “potentemente pubblicitaria”. Ebbe la lungimiranza di accostare la potenza dell’arte e l’efficacia delle idee all’industria, alla moda e alla politica, anticipando il pensiero pop di Andy Warhol e portando l’arte al di fuori dei musei, per parlare al pubblico attraverso immagini e slogan caratterizzati da essenzialità e incisività. In continuità con la mostra precedente, dedicata alle opere del celebre futurista, la Fondazione Magnani Rocca porta ora alla Villa dei Capolavori il racconto della nascita della comunicazione moderna.
La storia della pubblicità, diffusa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione (su tutti radio e televisione), è specchio della rapida evoluzione culturale e della mutazione di usi e costumi incoraggiata dal progresso e dalla produzione industriale e tecnologica.

IL LINGUAGGIO DELLA PUBBLICITÀ

La selezione raccoglie oltre duecento opere brillanti e seducenti. In testa alla mostra, i manifesti dedicati alle celebrazioni dei primi anni del secolo scorso in pieno stile liberty sono dominati da linee sinuose e soggetti solenni, e i colori caldi caratterizzano le pubblicità di quotidiani, riviste, manifestazioni e spettacoli teatrali. Il tono dei manifesti propagandistici, a sostegno del prestito nazionale e del regime fascista, si farà in seguito cupo e severo. A inizio secolo fanno capolino i primi marchi di moda: cappelli, confezioni per signore e bambini, liquori e generi alimentari, saponi, trucchi e profumi.  Marcello Dudovich firmò manifesti dai soggetti femminili eleganti e sensuali, in pose morbide di ispirazione e in pieno periodo art nouveau. Colpisce la forza della campagna per il Bitter Campari del 1901, che ritrae due innamorati e il loro bacio intenso. Tutto intorno a loro è rosso, colore simbolo della passione che li travolge e richiamo inequivocabile al colore della nota bevanda.

Marcello Dudovich, Bitter Campari (Il bacio), 1901

Marcello Dudovich, Bitter Campari (Il bacio), 1901

ALTRI BACI, ALTRE STORIE

È poi passato alla storia il manifesto per i Baci Perugina, disegnato quasi trent’anni dopo e firmato da Federico Seneca, che avvolge due amanti, ispirandosi al bacio di Hayez, in un cielo blu e in un silenzio e una pace che fermano il momento e lo rendono senza fine. Negli stessi anni, Severo Pozzati (Sepo) propose colori forti e soggetti caricaturali, e firmò le campagne per Fiat esaltando il mito dell’automobile e della velocità, mezzo preferito per godere delle bellezze del paesaggio italiano, celebrato nella cartellonistica di turismo. Negli Anni ’50 emerse la figura vulcanica del torinese Armando Testa, autore di immagini efficaci rimaste nel nostro immaginario. Associò il pneumatico Pirelli alla potenza e alla solidità di un elefante, ideò il manifesto del vermouth Punt e Mes, sfera e semisfera rosse, emblema di essenzialità, e poi le campagne per Borsalino, Facis, Carpano. Tra gli altri, parallelamente, Erberto Carboni firmò per Barilla e Marcello Nizzoli per Olivetti.
La mostra, curata da Dario Cimorelli e Stefano Roffi, racconta il potere e la seduzione della pubblicità, che ha dato impulso ai cambiamenti e che ha contribuito rapidamente a stravolgere il nostro pensiero e la nostra cultura.

Anna Vittoria Zuliani

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