She Devil. Artiste e video a Roma

Studio Stefania Miscetti, Roma ‒ fino al 30 novembre 2017. Torna la rassegna video declinata al femminile. Dodici curatrici selezionano altrettante artiste, offrendo un colpo d’occhio su tematiche che spaziano dalla politica agli stereotipi di genere.

La rassegna video She Devil è giunta alla nona edizione e prevede, come da progetto iniziale, che ciascuna curatrice scelga un video d’artista, oggi dodici in tutto. Le artiste si avvicinano a una presenza numerica egualitaria rispetto alla quota maschile mentre la diffusione del video in ogni ambito artistico ha disperso le matrici linguistiche del video stesso. Giusta quindi ogni occasione analitica per ri-classificare il linguaggio tornando dal “video” ormai quotidiano all’“eccezionalità” della vecchia (e a suo tempo odiata) Videoarte.
Diverse per nazionalità, età e formazione le artiste di She Devil esplorano liberamente le possibilità di un linguaggio fantastico/narrativo e/o documentario. La turca Dilara Koz, in 623, 703, racconta la cerimonia del tè e la sua importanza nel quotidiano turco, alternando la preparazione del tè alle immagini della repressione del governo verso le manifestazioni di libertà dei curdi residenti nel territorio turco. Tradizioni, culture e comportamenti diventano elementi simbolici e i conflitti culturali si evidenziano nella globalizzazione della politica. Shadi Harouni riprende uno dei temi della partecipazione femminile, la presenza nello sport, proibito alle donne islamiche. Un gruppo di uomini gioca a calcio in una pausa di lavoro e una giovane donna, vestita sportivamente e senza velo, raccoglie e rimanda il pallone nel gioco, cerca di partecipare al gioco ma ne resta in qualche modo estranea. I confini si sono fatti invisibili, ma i pregiudizi sono sempre presenti.

Shadi Harouni, I Long for a Game of Football, 2017, still da video

Shadi Harouni, I Long for a Game of Football, 2017, still da video

TRA POLITICA E FIABE STRAVAGANTI

Mentre questi video sono giocati sulle “realtà” (anche se precostruite), altre artiste utilizzano stili più astratti e stilizzati come in Shoot it di Tracey Snelling, che lavora sul tema sanguinosamente presente del “Black Lives Matter”, dell’inatteso ritorno della violenza della polizia americana sulle minoranze afroamericane negli ultimi tempi. In un montaggio alternato di sana tradizione underground, Charlton Heston nel Pianeta delle Scimmie grida per la libertà, invece in una sua immagine da vecchio brandisce minaccioso un fucile, mentre ragazze in bikini e bambini sparano allegramente nel delirio creato dalle industrie delle armi americane. Appaiono naturalmente Trump e Melania a benedire la tradizione del “Man with a Gun” della leggenda di fondazione degli Usa.
Altri linguaggi usa Cristina Elias con uno “stop motion” che fa vorticare in senso orario un’immagine femminile sulle parole che danno senso alla sua giornata, parole ogni giorno uguali e monotone come il tic-tac di un orologio. Eyes to me di Rachel Mac Lean presenta una specie di Betty Boop (lei stessa), bambola vera che si muove in animazione in un mondo di fiaba circondata da fiori multicolori e strani animaletti con cui ha un rapporto di amicizia e crudeltà e che finirà per uccidere. Fiabe nere e stravaganti e tranci di vita politica e sociale danno il tono a questa edizione della rassegna.

Lorenzo Taiuti

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Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti ha insegnato corsi su Mass media e Arte e Media presso Academie e Università (Accademia di Belle Arti di Torino e Milano, e Facoltà di Architettura Roma). È esperto delle problematiche estetiche dei nuovi media. È autore di…

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