Il Museo Stibbert di Firenze ci spiega la relazione tra i robot giapponesi e gli antichi samurai

In occasione del riallestimento della sezione giapponese del Museo Stibbert, tra le più rilevanti al mondo, l’istituzione fiorentina ospita una mostra che ripercorre l’evoluzione stilistica dei super robot, dagli anni Cinquanta a oggi. In un eccezionale dialogo con le armature dei veri guerrieri.

Non ha probabilmente bisogno di presentazioni, in particolare per gli appassionati di Oriente e di collezionismo, il Museo Stibbert di Firenze. Muoversi tra gli ambienti della dimora appartenuta all’uomo d’affari Frederick Stibbert – la celebre villa di Montughi, trasformata dopo la sua morte, nel 1906, in un museo pubblico – equivale a calarsi in una dimensione sospesa, tra irresistibili fascinazioni dell’Europa, dell’Asia e del Medio Oriente. Dei circa 50.000 oggetti che compongono la collezione permanente, acquisiti da Stibbert nel corso di abituali viaggi all’estero, sul mercato antiquario o mediante persone di sua fiducia, una menzione speciale spetta all’Armeria Giapponese. Oltre a porcellane, arazzi, dipinti, arredi, rari esemplari di arte applicata, questa speciale sezione dedicata al Paese del Sol Levante è infatti una delle più cospicue e significative, a livello internazionale, tra quelle disponibili al di fuori dei confini nipponici. Un mirabile corpus di opere – 95 armature complete, 200 elmi, 285 tra spade corte e lunghe ed armi in asta, 880 tsuba risalenti in larga parte all’arco temporale compreso tra il periodo Momoyama e il periodo Edo (dal 1568 al 1868), salvo alcune testimonianze precedenti – che è stato, di recente, al centro di un intervento di riallestimento. Gli ambienti del Museo destinati all’Armeria necessitavano infatti di azioni di recupero, a causa delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal tetto. Finanziati dalla Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, i lavori consentono oggi di apprezzare questo inestimabile patrimonio – frutto della folgorazione di Stibbert per l’arte giapponese, apprezzata a distanza ravvicinata nel corso dell’Expo Universale di Parigi, nel 1867 – in maniera più godibile. Attraverso tale processo, condotto dagli specialisti del Museo, la lettura delle opere risulta decisamente migliorata e potenziata. Inoltre, sono state risanate anche le decorazioni in stile neogotico delle pareti e dei soffitti presenti in queste sale espositive.

ROBOT FEVER, IN COLLABORAZIONE CON IL FLORENCE TOY MUSEUM

Per celebrare questo importante rinnovamento, fino 10 settembre 2017 al Museo Stibbert si può visitare la mostra Robot Fever. Il Samurai nell’era dei Chogokin. L’esposizione, che farà la gioia di tutti i nostalgici dell’infanzia, così come degli appassionati di cultura giapponese, riunisce insieme oggetti tra i più rari e inconsueti raccolti da Stibbert per la sezione giapponese del suo Museo e decine di moderni robot, ideati dai designer di giocattoli sia orientali sia americani. L’esposizione, resa possibile anche grazie agli appassionati “collezionisti moderni” del Florence Toy Museum, ripercorre l’intera evoluzione del giocattolo nipponico nel corso del Novecento. Con un allestimento ben calibrato, pur nell’abbondanza delle opere selezionati, Robot Fever consente di cogliere con chiarezza i notevoli punti di contatto tra il design dei modernissimi guerrieri e il campionario stilistico fornito dalle armi e dalle armature dei samurai. Allo stesso modo, oltre alle evidenti affinità visive e formali, è possibile comprendere come alcuni valori morali persistano dagli antichi combattenti giapponesi ai moderni super eroi. Gli stessi che hanno fatto – e in molti casi continuano a fare! – anche la gioia degli Italiani nati tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.

-Valentina Silvestrini

www.museostibbert.it

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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