Il calendario 2025 del Teatro Greco di Siracusa. Intervista a Marina Valensise 

Le Rappresentazioni Classiche al Teatro Greco di Siracusa giungono alla 60esima edizione. Il programma? Edipo a Colono, Elettra, Lisistrata e Iliade. Ne parliamo con Marina Valensise, Consigliere Delegato della Fondazione INDA

Da oltre 100 anni Fondazione INDA, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, organizza le Rappresentazioni Classiche al Teatro Greco di Siracusa, dando nuova vita al dramma antico e collegandolo a punti di vista sempre differenti. Riesce così a farsi da tramite tra passato e presente e a coinvolgere migliaia di spettatori da tutto il mondo.  Nell’intervista che segue abbiamo parlato del calendario di quest’anno con Marina Valensise, Consigliere Delegato dell’INDA, che così introduce la 60° edizione: “Questa stagione è frutto di un lavoro di gruppo ed è nata dalla mia Sovrintendenza ad Interim, dal febbraio 2024 all’aprire 2025, nel quale ho coperto i due ruoli, fino alla nomina del nuovo Sovrintendente Daniele Pitteri. Siamo riusciti a proporre una stagione molto coerente, attenta all’essenzialità e al rispetto del testo classico. Non c’è la rincorsa, come spesso accade, all’iper-contemporaneità, ma un lavoro di sobrietà, eleganza e scavo nei testi e ciò si vede nei risultati eccellenti che abbiamo registrato, ben superiori a quelli realizzati l’anno scorso”. L’anno scorso, la 59° Stagione teatrale ha registrato la vendita di 170mila biglietti, per le 46 repliche delle quattro rappresentazioni, con un incasso di 5 milioni di euro. “Ognuno dovrebbe recarsi almeno una volta nella vita a Siracusa”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, “per nutrire la propria anima e reiterare la contemporaneità del mito. Il rito reitera il mito, e il teatro è il rito, lo rende sempre presente, lo rimette in movimento, lo rimette in scena, in una dimensione del qui e ora. Qualcosa che si caratterizza per essere atemporale”.  

La stagione 2025. Sofocle con la regia di Carsen 

La stagione 2025, la 60° edizione, propone personaggi spinti da forti ideali. Edipo a Colono di Sofocle è realizzato con la regia di Robert Carsen, che ritorna dopo il pluripremiato Edipo Re del 2022. Edipo, interpretato ancora da Giuseppe Sartori, è un uomo anziano, ceco e mendicante, che può finalmente scegliere per sé, dopo una vita di eventi voluti dal fato. Desidera essere sepolto a Colono, lontano da Tebe e dai drammi che lì si sono consumati. Si allea con Teseo, Re di Atene, che gli garantisce ospitalità e protezione insieme alle figlie, Antigone e Ismene, da Creonte, venuto per riportarlo in patria. Di forte impatto emotivo per gli spettatori il rapporto tra Edipo e i figli maschi. Giunge Polinice, che tenta di ingraziarsi il padre, ma questi, dopo un litigio, lo maledice insieme al fratello Eteocle (moriranno l’uno per mano dell’altro, come racconta I Sette contro Tebe di Eschilo). Ne parliamo con Marina Valensise. 

Carsen sarà presente anche l’anno prossimo?  
Si, tornerà con l’Antigone di Sofocle, per concludere il trittico dei Labdacidi. 

Come ritiene si possa mantenere questo stretto legame tra classicismo e attualità? 
Da quando sono all’INDA ho presentato le mie linee d’indirizzo, che il consiglio di amministrazione ha approvato, e tra queste c’era quella di assegnare la rappresentazione e la regia a grandi artisti, italiani ed internazionali, che fossero in grado di presentare questi capolavori del teatro antico in modo contemporaneo, per emozionare il pubblico presente. Abbiamo votato tutti la necessità di dare la priorità al testo, che viene tradotto in italiano ogni anno da un nuovo traduttore, che provvede ad offrirne una versione aggiornata e che sia recitabile, drammaticamente compatibile. Quindi una cura estrema ed un lavoro di cesello, sia nella scelta del traduttore che nel lavoro di traduzione. 

Emerge quest’anno, forte, il ruolo della Natura, tema al centro dell’attualità, grazie alla rappresentazione del bosco e al coro delle Eumenidi. Può raccontarci la sua realizzazione? 
Abbiamo voluto mettere al centro delle rappresentazioni l’autonomia del grande artista che abbiamo scelto, in questo caso Robert Carsen, forse il numero uno dei registi d’opera del mondo contemporaneo. Quando ci ha proposto il suo progetto per l’allestimento l’abbiamo valutato – perché dobbiamo obbedire a vincoli precisi, almeno 59 della sovrintendenza, per entrare in uno spazio monumentale così fragile come il Teatro Greco – e siamo giunti ad una sorta di compromesso. Abbiamo fatto di tutto affinché tutte le proposte del regista potessero essere accettate, con piccoli ridimensionamenti in termini di altezza e peso, visto il sito e il vento, che talvolta colpisce gli spettacoli. Il risultato è questo bosco sacro di Colono molto sensazionale, con i cipressi che sorgono sulle gradinate, che erano state utilizzate per rappresentare il Palazzo di Tebe, ora riscostruite per il bosco in cui Edipo morirà. 

Elettra e il dialogo con gli artisti contemporanei 
Elettra di Sofocle è realizzata con la regia di Roberto Andò. La protagonista, interpretata da Sonia Bergamasco, vive per la vendetta, senza riuscire a placarsi. È posseduta dal dolore, che sopporta grazie al suo obiettivo. Il pathos è crescente e non si attenua nemmeno dopo la pugnalata che Oreste infligge a Clitennestra, Anna Bonaiuto. “Colpisci due volte”, urla al fratello.  

Le musiche sono di Giovanni Sollima, che aveva realizzato quelle per Aiace, e la traduzione di Giorgio Ieranò, come mai questa scelta? 
Ieranò è il più grande traduttore italiano e uno dei migliori grecisti italiani. Non c’è stato nemmeno un cambiamento nel testo e gli attori erano entusiasti per la sua estrema perizia. Un aspetto che abbiamo voluto rimarcare è quello di coinvolgere compositori contemporanei, perché ci sembra importante che grandi artisti dialoghino con l’INDA per offrire agli spettacoli delle musiche inedite. Serena Sinigaglia ha scelto come compositore Filippo del Corno, brillante e talentuoso, che ha il mondo greco in casa in quanto figlio del grandissimo Dario del Corno. 

Il rapporto con i giovani e con il territorio 

Qual è il legame dell’INDA con Siracusa? 
Siamo un istituto nazionale, che ha il suo principale luogo di produzione a Siracusa, perché qui c’è il Teatro Greco. Un aspetto molto importante, che ci offre la possibilità di valorizzare la città e di offrire degli spettacoli in un teatro unico al mondo. Ciò comporta il coinvolgimento di diverse centinaia di persone, che lavorano per noi e che ogni anno consentono il miracolo di riuscire a realizzare, nell’arco di otto settimane, tre spettacoli, di cui due in alternanza. Un impegno non indifferente. A Siracusa abbiamo i laboratori di sceno-tecnica che producono le nostre scenografie ed allestimenti, i laboratori teatrali e di sartoria, che producono i costumi. È un impegno complesso e collettivo. 

Come coltivate il rapporto con i giovani? 
Dedichiamo molta attenzione alla formazione, ogni anno centinaia di studenti vengono ad assistere alle rappresentazioni, oltre alla Scuola dell’Adda (Accademia d’arte del dramma antico) e al Festival del Teatro Classico dei Giovani, a Palazzolo Acreide, un’eccellenza – per il quale l’anno scorso l’Unione Europea ha dato all’INDA l’European Award for Cultural Heritage, all’insegna della categoria dell’impegno civile – fondata nel 1994 dal grande grecista Giusto Monaco. Ospitiamo almeno duemila studenti da tutti i licei d’Italia e dai licei italiani d’Europa, che mettono in scena i loro spettacoli. Opere terribilmente attuali, ed è importante che vengano recitate, conosciute ed assimilate da ragazzi tra i quindici e diciotto anni che ne possano fare un’esperienza diretta. Magnifica esperienza che va a formare la coscienza civile e culturale dei giovani 

Aristofane e l’attualità. La parola a Serena Sinigaglia 
Ritroviamo forti ideali e la determinazione nel perseguirli nella Lisistrata di Aristofane, con la regia di Serena Sinigaglia che conclude il ciclo insieme a Iliade, regia di Giuliano Peparini. L’abbiamo intervistata. 

Com’è stata la sua esperienza al Teatro Greco? 
Questo teatro riesce ad unire due dimensioni: una pubblica – percezione dell’elemento politico, di una cittadinanza e una moltitudine di pensiero che si fa dialettico – e una intima. L’una nutre l’altra, come dovrebbe accadere in una società sana. 

È stato difficile adattare la Lisistrata per il pubblico contemporaneo? 
Sarebbe bello se questi temi fossero desueti – la guerra che distrugge il tessuto sociale e le relazioni devastate – ma siamo in bilico su una terza guerra mondiale e non mi pare che le relazioni tra individui siano risolte. Aristofane individua nell’istinto dionisiaco lo stesso che può volgere verso la guerra o l’amore. Tutti abbiamo un istinto violento, fa parte dell’uomo, si tratta di indirizzarlo verso l’amore e il rispetto reciproco. La guerra deriva da una cattiva gestione della politica: un governo che va in guerra fallisce. Una coppia che scoppia, oggi diremmo un femminicidio, è il fallimento totale della relazione. Se ci sono cittadini consapevoli e politici all’altezza, la guerra non dovrebbe essere un’opzione. 
 
Giulia Bianco 
 
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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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