Un documentario narra la rinascita del Teatro Rossini di Lugo dopo l’alluvione

Dopo l'alluvione che ha sconvolto l'Emilia- Romagna, molti luoghi pubblici hanno richiesto importanti interventi per tornare di nuovo attivi. Tra questi il prezioso Teatro Rossini di Lugo. Un documentario racconta la sua rinascita

Il 17 maggio 2023 è una data che i lughesi difficilmente dimenticheranno: il fiume Santerno ruppe gli argini inondando Lugo e altri Comuni limitrofi, causando anche due vittime.

L’Emilia Romagna era in ginocchio a causa di un violento alluvione che, se inizialmente scosse fisicamente, economicamente ed emotivamente gli abitanti, fece ritrovare loro spirito di collaborazione e voglia di riscatto.

Il Teatro Rossini di Lugo: luogo storico, culturale e comunitario

Un esempio della forza d’animo e solidarietà di queste straordinarie comunità è la rinascita del Teatro Rossini di Lugo, resa possibile grazie all’impegno profuso da centinaia di volontari, dal sostegno di attori e compagnie teatrali e dal finanziamento di Otis.

Questo teatro, che prende il nome dal compositore Gioacchino Rossini, vissuto a Lugo dal 1802 al 1804 e che qui iniziò i suoi studi presso la Scuola dei Canonici Malerbi, è stato anche il palco dove, nel 2006, Lucio Dallaha esordito alla regia lirica con l’Arlecchino di Ferruccio Busoni.

Oltre al suo indiscusso valore storico e culturale, il Teatro Rossini è da sempre uno dei luoghi simbolo di Lugo, testimone di eventi, aneddoti, ricorrenze entrate nella memoria e nella vita di ciascun lughese, che lo sente a tutti gli effetti “casa”. Di qui ha preso il via la gara di solidarietà che ha coinvolto tutti per la sua rinascita.

A raccontare questa bella storia è il documentario, dal titolo Teatro Rossini, che vi proponiamo insieme all’intervista rivolta a Costantino Aldé, Amministratore Delegato Gruppo Otis Italia.

Costantino Aldè - Amministratore Delegato Otis Italia
Costantino Aldè – Amministratore Delegato Gruppo Otis Italia

Otis per Lugo e i territori alluvionati dell’Emilia-Romagna

Come è avvenuto l’incontro tra una grande multinazionale come Otis e una piccola comunità come quella di Lugo?
Otis è in Italia da oltre 100 anni e nella zona di Lugo abbiamo clienti, colleghi e colleghe che con l’alluvione hanno subito danni o si sono spesi per dare una mano, come volontari.

Avete lavorato durante l’emergenza anche a livello tecnico?
I nostri tecnici hanno gestito diversi interventi nella zona per mettere in sicurezza le persone o risolvere i problemi che l’acqua aveva creato ai nostri impianti. In azienda, si è creato un forte senso di solidarietà e il desiderio di contribuire. Lugo, è certamente stata un simbolo, ma il nostro supporto non si è limitato a quella comunità, abbiamo fatto una donazione anche alla Protezione Civile che gestiva l’emergenza in tutta la zona.

Perché avete scelto proprio di sostenere e raccontare il restauro del Teatro Rossini?
Il Rossini, come dice una delle protagoniste del cortometraggio, è importante perché è di tutti. Questo lo rende un emblema della comunità, un punto di aggregazione importante, che fa la differenza per chi vive in quella zona. Inizialmente abbiamo pensato solo a una donazione poi, quando siamo entrati in contatto diretto con il Teatro, abbiamo capito che lì c’era una storia meravigliosa di solidarietà e resilienza che meritava di essere raccontata.

Quella di Lugo non è la sola comunità che Otis ha sostenuto. In che modo l’azienda agisce su questo fronte?

In Otis crediamo nell’importanza di sostenere le comunità locali, incoraggiamo il volontariato dei dipendenti e ci impegniamo a promuovere cause e progetti sociali che possano fare la differenza, in tutto il mondo. Proprio in questi giorni è uscito il Report ESG, che ogni anno traccia il nostro impegno su quattro aree chiave e una di queste è proprio “persone e comunità”.

Ci sono progetti futuri che vedranno Otis a Lugo, magari nel suo rinnovato teatro?
Credo che tutti noi, in Otis, ci sentiamo ormai molto legati al Rossini e speriamo di vederlo presto nuovamente aperto al pubblico. Abbiamo detto a Francesca – che è una delle protagoniste del video, oltre che la responsabile comunicazione del Teatro – che alla riapertura ci piacerebbe fare una proiezione speciale di Teatro Rossini, per festeggiare quel momento così speciale.

Lorenzo Colombo, Creative Director & Co-Founder Pirate Penguins
Lorenzo Colombo, Creative Director & Co-Founder Pirate Penguins

Raccontare in video caduta e rinascita di un luogo

Al regista Lorenzo Colombo, Creative Director & Co-Founder Pirate Penguins abbiamo chiesto invece di raccontarci i dietro le quinte del documentario Teatro Rossini.

Nel documentario ha scelto di dare voce direttamente alla comunità di Lugo: in che modo ha scelto i testimoni?
Ho voluto raccontare Lugo e il suo teatro partendo da testimonianze diverse per generazione ed esperienza, che ci aiutassero a dare una visione ampia. I protagonisti hanno in comune l’essere cittadini/cittadine e pubblico appassionato, ed è emerso chiaramente nelle parole di tutti e tutte loro il legame profondo con il Rossini, cuore e facilitatore di quella comunità.

Cos’altro è emerso lavorando al doc?
Un altro aspetto che accomuna le storie di Teatro Rossini è il profondo senso della cosa pubblica, il desiderio di contribuire, ognuno secondo i propri mezzi e le proprie possibilità a qualcosa che è di tutti.

Qual è stato il momento più emozionante?
Tutta l’esperienza di Teatro Rossini è stata emozionante e, forse, è proprio per questo che sia io sia la crew abbiamo sentito un particolare legame con questo progetto. Durante la preparazione abbiamo potuto empatizzare con i racconti di chi ha vissuto i momenti dell’alluvione in prima persona.

Qualche episodio?
Quando siamo andati a Lugo per girare, la prima tappa è stata proprio un sopralluogo nel teatro vuoto, inattivo, ed è stato incredibile vederlo così, un gigante vuoto e silenzioso, emblematico dell’entità del danno. Emozionante è stato anche il fatto che i protagonisti ci abbiano accolto nelle loro case, nei loro spazi. Il calore umano con cui ci ringraziavano per dare voce alla storia del loro teatro è forse il ricordo più grande che mi porto a casa.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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