Da Bob Wilson alla Mina di Tindaro Granato. Tutto il teatro da vedere a maggio 2024 

Tra produzioni italiane e internazionali, ecco gli spettacoli, le rassegne e i festival più interessanti di questo maggio 2024 per gli appassionati di teatro e danza

Sarà il Teatro della Pergola di Firenze a ospitare il debutto assoluto di Pessoa. Since I’ve been me, lo spettacolo che Bob Wilson, protagonista assoluto della scena internazionale, dedica al poeta portoghese. A pochi chilometri di distanza, a Prato, Leonardo Capuano offre una nuova rilettura di uno dei testi più noti del repertorio di quello scrittore tanto abrasivo quanto acuto che fu l’austriaco Thomas Bernhard. Autore amato-odiato in patria, come è nella sua Francia Nicolas Bedos, di cui Davide Livermore allestisce a Genova Il viaggio di Victor. Le canzoni di Mina e i sogni di alcune detenute sono, invece, il cuore del monologo di Tindaro Granata, mentre Milano e Ferrara ospitano due originali rassegne di arti performative. 

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Fernando Pessoa riletto da Bob Wilson a Firenze

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A Prato un celebre dramma di Thomas Bernard

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“Il viaggio di Victor” del controverso Nicolas Bedos a Genova

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Mina incontra le detenute nello spettacolo di Tindaro Granata a Milano

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Il Rabicano Festival a Ferrara

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Teatro LGBTQIA+ a Milano: il festival Lecite Visioni

Dal 2 al 12 maggio il Teatro della Pergola di Firenze avrà in cartellone Pessoa. Since I’ve been me, lo spettacolo multilingue – italiano, portoghese, francese, inglese – che il genio precisissimo e visionario di Robert Wilson ha creato a partire da una suggestione lanciata dall’istituzione fiorentina e dal Théâtre de la Ville di Parigi. Quale modo migliore di celebrare i cinquant’anni dalla Rivoluzione dei Garofani che ispirarsi al poeta che del Portogallo è considerato il simbolo? È nato così un lavoro che trae il proprio titolo da un frammento di Il libro dell’inquietudine dello stesso Fernando Pessoa e che vede in scena un cast internazionale: dalla portoghese Maria de Medeiros al brasiliano Rodrigo Ferreira; dalla franco-brasiliana Janaína Suaudea alla francese di radici africane Aline Belibi; dall’italiano di lunga residenza francese Gianfranco Poddighe all’italo-albanese Klaus Martini. Non semplicemente un omaggio al poeta noto per suoi molti eteronimi, ma un’inventiva digressione sull’enigma e la pluralità dell’esistenza umana.

Ritratto di Robert Wilson. Photo Yiorgos Kaplanidis
Ritratto di Robert Wilson. Photo Yiorgos Kaplanidis

Debutta il 7 maggio e resta in scena fino al 12, al Teatro Fabbricone di Prato, Il riformatore del mondo, fra i drammi più celebri dell’austriaco Thomas Bernhard. Leonardo Capuano – anche interprete con Renata Palminiello – ne offre una lettura che mira a valorizzarne la filosofica e aguzza comicità, come spiega lui stesso: “La mia messa in scena sarà realistica, concreta, niente di grottesco: vita, solo vita ed esseri umani con le loro debolezze, esagerazioni e insoddisfazioni. Saranno gli stati d’animo che si susseguono nei personaggi, ma soprattutto che abitano il Riformatore, a determinare l’agire in scena e a spingere a parlare, dire, giudicare. Le attività quotidiane, che i protagonisti svolgono all’interno del testo e che portano avanti insieme odiandosi e amandosi instancabilmente, sono azioni necessarie per salvarsi, per calmarsi continuamente, scoprendo ogni volta che è tutto inutile poiché l’esistenza non dà scampo, in ogni caso esistere è assurdo e insopportabile. L’importanza della relazione tra il Riformatore e la donna e la funzione che hanno l’uno per l’altra saranno punti chiave della mia regia, perché sono certo che attraverso le intenzioni, i tempi delle azioni e la presenza scenica degli attori si arrivi a far emergere quella che io chiamo la comicità bernhardiana. 

Il riformatore del mondo, Leonardo Capuano e Renata Palminiello
Il riformatore del mondo, Leonardo Capuano e Renata Palminiello

Attore, regista e drammaturgo, il francese Nicolas Bedos (1979) gode in patria di indiscusso apprezzamento per il proprio talento – testimoniato dai molti premi, ultimo il César per il film La belle époque con Fanny Ardant e Daniel Auteil – e altrettanta riprovazione per comportamenti e dichiarazioni non sempre politically correct
Distinguendo nettamente l’autore dalla sua opera il regista
Davide Livermore sceglie di portarne in scena a Genova – al Teatro Gustavo Modena, dal 3 al 19 maggio e in tournée nella prossima stagione – un dramma, Il viaggio di Victor, esemplare della maestria del francese tanto nell’intessere la trama, quanto nel ritrarre le infinite contraddizioni dell’animo umano. Linda Gennari e Antonio Zavatteri sono Marion e Victor: lui un uomo che ha perso la memoria dopo un terribile incidente, lei la donna che lo assiste. Quale sia il loro vero rapporto e quale la verità della loro storia sono le domande al centro di uno spettacolo che, riflette Livermore, “ci insegna che solo attraverso il coraggio di creare, nel proprio cuore e nella propria vita, uno spazio in cui accogliere le anime che non ci sono più possiamo offrire loro la possibilità di andare verso la luce e sciogliere i nodi dolorosi del cammino terrestre

Il viaggio di Victor. Regia Davide Livermore, Antonio Zavatteri e Linda Gennari. Photo Federico Pitto
Il viaggio di Victor. Regia Davide Livermore, Antonio Zavatteri e Linda Gennari. Photo Federico Pitto

Dall’incontro con le detenute-attrici del teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare (ideato da Daniela Ursino) è nato Vorrei una voce, monologo di e con l’attore-regista-drammaturgo siciliano Tindaro Granata. Dopo il debutto lo scorso gennaio al LAC di Lugano, lo spettacolo si appresta a una piccola tournée, che parte il 21 maggio dal Teatro dell’Elfo di Milano. In scena necessariamente da solo, Granata si fa corpo del lavoro realizzato con le detenute-attrici a partire dall’ultimo concerto live di Mina, tenutosi il 23 agosto 1978, e dal tema del “sogno”. Spiega il regista-attore: In Vorrei una voce in scena ci sarò solo io, delle ragazze mi porterò i loro occhi, i loro gesti, gli abbracci lunghi e forti, le loro lacrime e i sorrisi. Grazie a loro racconterò storie di persone che dalla vita vogliono un riscatto importante: vogliono l’amore. Non l’amore idealizzato e romantico, ma l’amore per la vita, quella spinta forte, irruente, a volte violenta e apparentemente insensata che ti permette di riuscire a sopportare tutto, a fare tutto affinché si possa realizzare un sogno. Entrerò e uscirò da ogni storia grazie alle canzoni di Mina cantate in playback, come a creare un concerto immaginario fatto di anime diverse, tutte con un’unica voce, quella di Mina. Così come facevo quando ero poco più che un bambino ed ero libero di immaginarmi il futuro e non avevo paura”. 

Vorrei una voce, Tindaro Granata © LAC Lugano Arte e Cultura. Photo Masiar Pasquali
Vorrei una voce, Tindaro Granata © LAC Lugano Arte e Cultura. Photo Masiar Pasquali

Dal 3 al 12 maggio la città di Ferrara ospita la prima edizione di Rabicano – Festival Internazionale di Teatro per gli spazi aperti, organizzato da Teatro Nucleo per celebrare i propri cinquant’anni dando inizio a una nuova avventura artistica. Un ricco ed eterogeneo cartellone di spettacoli, tutti gratuiti, messi in scena in varie zone della città da compagnie italiane – Teatro Due Mondi, Teatro Portlach – e straniere, come il leggendario Odin Teatret, la polacca Osmego Dnia e la tedesca Antagon Theater Aktion. Il titolo del festival si rifà esplicitamente all’Orlando Furioso dell’Ariosto, che diede il nome di Rabicano al magico cavallo alato di Astolfo. Una capacità di “volare” e raggiungere spazi inediti dell’immaginazione che l’arte teatrale rivendica, come afferma Marco Luciano di Teatro Nucleo: “Il teatro recupera la memoria perduta, permette alla polis di riconoscersi, di lottare l’abbrutimento generato dall’uso smodato dei social e del digitale. Dal mondo dell’etere, a cui ci siamo legati quasi indissolubilmente in questi ultimi anni, riconduce a un incontro reale, nell’hic et nunc del fenomeno teatrale, nella piazza, nelle strade. 

Teatr Osmego Dnia, The ark. Festival Rabicano Ferrara
Teatr Osmego Dnia, The ark. Festival Rabicano Ferrara

Il Teatro Filodrammatici di Milano ospita dal 6 al 12 maggio l’XI edizione di Lecite Visioni, il festival dedicato al teatro LGBTQIA+ con la direzione artistica dell’attore e regista Michele Di Giacomo che, quest’anno, ha scelto come tema l’”amore”, spiegando come esso sia “una forza che attraversa le esistenze in forme differenti. Guardare all’amore ci permette di scoprire l’essere umano da un punto di vista diverso, più intimo e profondo. Dietro all’amore c’è la forza del movimento, della vita. Perciò ogni amore, così come ogni vita, ha il diritto di essere raccontato in tutta la sua verità. Porteremo in scena racconti di amori LGBTQIA+: amori cercati, spudorati, ostacolati o accolti. Parlando così di battaglie, di diritti, del presente e del futuro”. Il ricco programma accoglie prosa, danza, performance ma anche laboratori, incontri e mostre di cui sono protagonisti artisti italiani e internazionali. Ad aprire il festival sarà la nota compagnia delle Nina’sDrag Queens con il suo originale Lecite Visoni Queer Tour: una passeggiata notturna in una Milano certamente inedita, da non perdere… 

we are not penelope festival lecite visioni photo tadeu machado Da Bob Wilson alla Mina di Tindaro Granato. Tutto il teatro da vedere a maggio 2024 
WE ARE NOT PENELOPE. Festival Lecite Visioni. Photo Tadeu Machado
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Fernando Pessoa riletto da Bob Wilson a Firenze

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A Prato un celebre dramma di Thomas Bernard

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“Il viaggio di Victor” del controverso Nicolas Bedos a Genova

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Mina incontra le detenute nello spettacolo di Tindaro Granata a Milano

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Il Rabicano Festival a Ferrara

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Teatro LGBTQIA+ a Milano: il festival Lecite Visioni

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Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

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