Festival Ipercorpo a Forlì: nuove date e qualche anticipazione

Non sottrarsi ai segni del tempo: Ipercorpo, festival internazionale delle arti dal vivo, c'è, resiste e annuncia le prossime date. La XVII edizione sarà suddivisa in due momenti, con anteprima dal 25 al 27 settembre. La prima parte sarà dal 1° al 4 ottobre 2020 negli spazi all’aperto di EXATR; la seconda nella primavera 2021, a partire da maggio.

Il tema di Ipercorpo quest’anno è il tempo reale. “Il festival che avevamo immaginato non potrà avere luogo nell’estensione prevista e dunque si è deciso di dilatarlo, creando un ponte che dall’autunno 2020 ci porterà nella primavera 2021, nella quale auspichiamo di poter confermare tutte le presenze internazionali che realisticamente non potranno essere con noi in autunno”, racconta Claudio Angelini, presidente di Città di Ebla e direttore artistico di Ipercorpo. “I consueti Simposi, nella loro abituale collocazione nei mesi di ottobre e novembre, si svolgeranno al Diagonal – interamente orientati a riflessioni sul ‘tempo reale’ – e saranno pensati come una cerniera fra i due momenti di Ipercorpo”.
Dopo quindici anni e diciassette edizioni, Ipercorpo si sposta nel tempo e nello spazio, dando senso e rigenerando continuamente l’esperienza dei gruppi che l’hanno fondato: Santansagre, gruppo nanou, Offouro /Alessandro Carboni, Cosmesi, Città di Ebla, più avanti Muta Imago e Pathosformel.
Volevamo esprimere un’idea di massa biologica in trasformazione. Ipercorpo venne pensato come un sistema aperto in grado di accogliere nuove istanze”, dichiara Angelini.
Una progettualità che nel tempo ha prodotto le sezioni del festival: teatro e danza, musica, arte contemporanea, Italian Performance Platform, Masterclass Internazionale Scena Europa e i workshop. Un’esperienza che oggi non può risolversi in risposte immediate al contingente critico. “Gli strumenti di comprensione, anche emotiva, di ciò che stiamo vivendo vanno cercati nel passato, oppure immaginati nel futuro. Non ora. Il ‘qui e ora’ risulta insufficiente e limitante se il segno attualmente assente è quello degli artisti dal vivo. Loro ci hanno guidato e ci guideranno nella comprensione e nell’esperienza del reale. Il loro attuale silenzio forzato lascia un vuoto enorme che potremo colmare solo quando il corpo sociale, assieme a loro, recupererà una sua coesione”, sostiene Angelini. “Ipercorpo potrà aver luogo solo grazie ad artisti e pubblico, solo attraverso di loro potrà tentare di rispondere ad alcune domande in stretta connessione con il suo nome, con la sua origine e con il suo tempo attuale”.
Ripartendo dalla necessità di avere un luogo in questo tempo.
In questo momento tutto il gruppo di lavoro sta lavorando per rimodellare la nuova proposta dovendo immaginare dei possibili futuri. Un antico frammento gnostico dice: chi non danza non sa cosa succede. Per estensione possiamo dirlo anche per chi non suona, non dipinge, non scolpisce”.

Ipercorpo 2019. Ilona Jantti, Muualla. Photo Gianluca Camporesi

Ipercorpo 2019. Ilona Jantti, Muualla. Photo Gianluca Camporesi

PAROLA A CLAUDIO ANGELINI

Ci fa qualche anticipazione sul programma che verrà?
Con tutto il gruppo di lavoro di Ipercorpo, formato da me, Mara Serina, Valentina Bravetti, Elisa Gandini, Davide Fabbri, Davide Ferri, stiamo sviluppando alcune riflessioni.
Non crediamo che in questo momento sia prioritario anticipare nomi. Certamente stiamo ragionando con gli stessi artisti che avevamo invitato per il festival che avrebbe dovuto aver luogo a fine maggio. Inoltre ne stiamo coinvolgendo altri.  Con gli internazionali abbiamo rimandato gli interventi a maggio 2021.
La cosa più importante è che vogliamo inaugurare una fase di ascolto che non abbia la pretesa di “normare” il lavoro di scena o di ripensarlo da zero in epoca COVID-19. I processi creativi in ambito di ricerca hanno tempi e modalità che non si sposano con il sistema produttivo e distributivo mainstream anche in condizioni normali, figuriamoci in queste particolari condizioni. Dunque abbiamo un’occasione per creare uno spazio e un luogo veramente aperti, che possano ascoltare i desideri degli artisti, in modo da poter liberare energie magari capaci di inaugurare nuove pratiche. Non è il momento di avere fretta. Con ciascuno di loro stiamo facendo un ragionamento specifico, magari tutto potrebbe risolversi anche in interventi teorici, o in prove aperte, vediamo. Dobbiamo assolutamente non perdere l’occasione di questo “frattempo”, nei termini in cui ne ha parlato Michele di Stefano/Mk.

Cosa si sta raccogliendo in questo periodo come buone pratiche che diano materiale utile alla genesi del programma?
Il dato nuovo è che oltre agli artisti vogliamo che il percorso che ci porterà a Ipercorpo: tempo reale veda il coinvolgimento di figure teoriche o di altri curatori che possano aiutarci a mettere a fuoco il momento, accompagnarci in questo percorso che sentiamo la necessità di non affrontare da soli. Anche qui non anticipiamo nomi ma certamente stiamo parlando di figure “preziose” che già hanno incrociato i destini del festival e hanno portato un contributo in passato. La fortuna di Ipercorpo è quella di avere consolidato nel tempo delle sezioni che godono di autonomia artistica, teatro e danza, musica, arte contemporanea. Questo ci permetterà di poter guardare le cose da differenti angolazioni dal momento che i processi creativi e le condizioni di fruibilità sono molto diversi fra di loro.

Ipercorpo 2019. Societas Raffaello Sanzio, Trattamento delle Onde. Photo Gianluca Camporesi

Ipercorpo 2019. Societas Raffaello Sanzio, Trattamento delle Onde. Photo Gianluca Camporesi

Come rileggere il nome di questo festival nella separazione, nel distanziamento dei corpi?
È una domanda molto interessante. Mai come quest’anno per noi il nome acquisisce un significato particolare e ci impone una riflessione che parte dalle origini per muoversi verso il futuro. In questi anni Ipercorpo ha lavorato molto per allargare la sua comunità di riferimento, senza voler perdere la sua vocazione legata alla ricerca. Un festival della nostra dimensione, nel contesto sociale e culturale in cui si muove, può sopravvivere solo se si rigenera continuamente. Il corpo sotto attacco è anche un corpo che deve perdere qualcosa di sé per sopravvivere. Occorre amplificare la capacità di ascolto del contesto in cui ci muoviamo e nello stesso tempo mettere in gioco nuove energie, per evitare che la fase di ascolto abbia solo una funzione contemplativa. Ho trovato interessante riaprire appunti su corpo medico e sacro che avevano portato a una serie di spettacoli chiamati Pharmakos e sto tenendo una piccola rubrica su Facebook perché alcune riflessioni di una decina di anni fa mi sembrano tornate attuali.

Che cosa vi augurate, quindi?
In ultima istanza Ipercorpo deve essere un corpo capace di ascoltarsi e auto-curarsi, senza che la dimensione medica e protocollare prenda il sopravvento. Evitare una “iatrogenesi medica” inseguendo solo il sistema di norme che saremo tenuti a rispettare e a far rispettare agli artisti. Se i festival di spettacolo dal vivo orientati alla ricerca hanno ancora oggi un senso, e io credo di sì, non possono limitarsi a comporre cartelloni ma devono indicare nuove strade espressive e di confronto di comunità. In questo senso la situazione esistente non deve essere sprecata.

Simone Azzoni

https://www.ipercorpo.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Simone Azzoni

Simone Azzoni

Simone Azzoni (Asola 1972) è critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea presso lo IUSVE. Insegna inoltre Lettura critica dell’immagine e Storia dell’Arte presso l’Istituto di Design Palladio di Verona. Si interessa di Net Art e New Media Art…

Scopri di più