Giselle, una storia senza tempo. Al Teatro San Carlo di Napoli

Il pregiudizio fa sì che il balletto di repertorio sia considerato anacronistico e lontano dalle generazioni presenti. In “Giselle”, forse più che in altri lavori romantici, la trama, aldilà delle caratterizzazioni tipiche di quell’epoca, può essere considerata attualissima e il racconto presenta una profonda spaccatura tra due mondi che non trovano alcun altro punto d’incontro se non l’amore.

Giselle o le Villi, il balletto romantico per antonomasia, andato in scena al Teatro San Carlo di Napoli dal 24 al 28 marzo nella versione coreografica di Anna Razzi, vede, fin dalle prime serate, una platea gremita che applaude con trasporto. Ospite d’eccellenza nelle prime due repliche – la prima delle quali dedicata alla grande ballerina recentemente scomparsa Elisabetta Terabust ‒ è l’argentina Marianela Nuňez, prima ballerina del Royal Ballet di Londra nel ruolo della giovane contadina che muore d’amore. Accanto a lei Vladislav Lantratov, étoile del Bolshoi di Mosca, e Denys Cherevychko, étoile dell’Opera di Vienna. Molto alto anche il livello raggiunto dal corpo di ballo del teatro, due su tutti: Salvatore Manzo e Luisa Ieluzzi.

IL BALLETTO

Sulle musiche composte intorno al 1841 da Adolphe-Charles Adam hanno creato diversi coreografi nel corso degli anni, da Jules Perrault a Jean Coralli, fino a Marius Petipa sul finire del secolo romantico. Il numero di rappresentazioni di Giselle in tutto il mondo, tra la fine dell’Ottocento e gli Anni Venti del Novecento, è straordinario. L’immenso successo è riconducibile senza dubbio alle modifiche, ai tagli e ai virtuosismi messi in atto proprio da Petipa, oltre che soprattutto alla distribuzione in Europa e nel mondo da parte del grande impresario della danza Sergej Diaghilev con la sua compagnia leggendaria dei Balletti Russi.
Storia d’amore e tradimento, pentimento e redenzione, Giselle, continua ad attrarre pubblico e a calarlo in un contrasto fra lo spietato mondo degli uomini e quello vendicativo degli spiriti. Giselle e il principe Albrecht sono due personaggi che si sviluppano in ruoli considerati esemplari e assolutamente rappresentativi dell’intero repertorio classico accademico: la partitura, quella musicale e quella danzata, va dal registro tecnico-espressivo allegro a quello spensierato e giocoso, fino alla totale disperazione. Ognuna di queste sfumature emotive è tradotta in sequenze di passi e mimica che con precisione raccontano una storia quanto mai attuale. A differenza di altri balletti del repertorio classico, fondamentalmente caratterizzati da trame fantastiche che esulano dalla realtà e conducono lo spettatore nei luoghi immaginari tipici dei racconti fiabeschi diffusisi nel periodo del Romanticismo, la Giselle nata dalla penna del romanziere tedesco Théophile Gautier è più attuale che mai.

Giselle. Coreografia di Anna Razzi. Teatro San Carlo, Napoli 2018. Photo L. Romano

Giselle. Coreografia di Anna Razzi. Teatro San Carlo, Napoli 2018. Photo L. Romano

UNA STORIA SENZA TEMPO

La giovane contadina Giselle è malata di cuore, il giovane principe Albrecht irrompe nella sua vita senza svelare la sua vera identità, la seduce, le giura amore eterno per poi piantarla in asso per la sua vera promessa sposa: la principessa Bathilde. Giselle impazzisce per amore, si scioglie i capelli e danza scomposta e straziante fino a crollare esanime per un attacco di cuore. Il principe, pentito dell’inganno, cerca la redenzione sulla tomba dell’amata. A questo punto intervengono le Villi vendicative, che di notte si aggirano in cerca di uomini che hanno tradito o abbandonato la propria amata prima del matrimonio. Una volta trovati, li costringono a danzare fino alla morte. Le giovani donne abbandonate sono così vendicate e il loro spirito può finalmente riposare in pace. Giselle, però, ancora innamorata nonostante quello stesso amore l’avesse uccisa, decide di perdonare Albrecht e di lasciarlo libero.
Se volessimo epurare la storia dagli elementi tipici di una società ottocentesca (i titoli nobiliari, la rigidità insormontabile e impermeabile delle classi sociali) rimarrebbero: l’elemento fantastico delle Villi vendicative, personaggi macabri degni di una serie tv Netflix, e una giovane ragazza che per amore è capace di perdonare chi l’ha abbandonata. Un uomo bugiardo e vittima egli stesso del suo stato sociale, a cui non ha la forza di rinunciare in nome dell’amore. L’amore tradito, la psiche violentata, il dolore straziante, la morte, la vendetta e infine il perdono. Giselle è oggi, Giselle è viva ed è in lei che ogni innamorato, donna o uomo, si identifica riportando alla memoria il mal d’amore, l’essere stato deluso, l’aver desiderato ardentemente la vendetta e l’aver infine perdonato. Ecco perché la platea è gremita: Giselle è attuale nel soggetto ed eterna nella bellezza.

Manuela Barbato

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Manuela Barbato

Manuela Barbato

Dottoressa di ricerca in Filosofia Politica e critica di Arti Performative si occupa soprattutto di danza in tutte le sue declinazioni in un lavoro fatto di scrittura, critica e programmazione artistica. È programmatrice e direttrice artistica al Teatro Bellini di…

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