“Io non faccio remake”. Il cinema contemporaneo secondo Spike Lee

Il nuovo film di Spike Lee, presentato alla 43esima edizione del Torino Film Festival, è pieno di omaggi ma, ci tiene a precisare il celebre regista statunitense, non è un remake. E per l’occasione ha parlato di politica, sport e – ovviamente – cinema

Spike Lee (Atlanta, 1957) è stato fra i protagonisti della 43° edizione del Torino Film Festival, la seconda diretta da Giulio Base. L’occasione per la presenza all’ombra della Mole è stata la presentazione fuori concorso del suo ultimo film, Highest 2 Lowest (USA, Giappone, 2025, 133’, su Apple TV), protagonista Denzel Washington per la quinta volta insieme al regista newyorkese. 

Spike Lee su Sinner, Papa Leone e Mamdani, fra opinioni e battute 

Uno Spike Lee in gran forma che si è concesso al pubblico e alla stampa con la consueta energia e ha affrontato senza filtri anche argomenti politici e sociali. Una delle immagini virali di questa edizione del festival torinese rimarrà quella del regista americano e di Antonio Banderas che si premiamo a vicenda con la Stella della Mole, inginocchiandosi uno di fronte all’altro, sul palco del Teatro Regio durante la serata di apertura. “Jannik Sinner è un tennista che ammiro profondamente, non ho niente contro di lui, e se lo incontrerò prossimamente agli US Open e al Roland-Garros sarò felice di farmi firmare una racchetta: nella mia collezione ne ho già di grandi tennisti, vorrei aggiungere la sua”. Spike Lee esordisce così e mette le cose in chiaro, dopo i tanti messaggi in italiano sui social che gli rimproveravano il tifo per Carlos Alcaraz. Da sportivo appassionato, soprattutto di basket, quando nei giorni precedenti l’arrivo a Torino è stato ricevuto in Vaticano, ha fatto un omaggio particolare al Papa. “Gli ho regalato una maglietta autografata dei New York Knicks, ora mi aspetto un suo autografo” ha scherzato. “Leone XIV è di Chicago ma la sua famiglia è originaria di New Orleans, zona dove erano frequenti i matrimoni misti, per questo la comunità nera lo considera come un fratello”. E da Chicago a New York, il passo è breve: “Sì, ho votato per Mamdani, tutti dicevano che se ne sarebbero andati in molti se avesse vinto lui, ma finora non è successo nulla di tutto questo”. 

Spike Lee e Antonio Banderas ricevono il premio Stella della Mole al Torino Film Festival. Photo Dario Bragaglia
Spike Lee e Antonio Banderas ricevono il premio Stella della Mole al Torino Film Festival. Photo Dario Bragaglia

Il rapporto con il cinema e Hollywood 

Il regista di Lola Darling – “il prossimo anno saranno quarant’anni dal mio primo film” – racconta la sua passione per il cinema. “Insegno alla Graduate School della NYU da trent’anni, la migliore scuola di cinema del mondo, di lì nessuno potrà licenziarmi” sorride e chiede un applauso per i giovani studenti di cinema presenti in sala. “Faccio quello che ho sognato di fare fin da ragazzo, quando mi dicevano che ero pazzo a voler fare il regista. Sono benedetto ad alzarmi ogni mattina e fare quello che mi piace, mentre c’è gente che si sveglia ogni giorno per fare un lavoro che odia”. E, a proposito di lavoro, Highest 2 Lowest è arrivato cinque anni dopo Come fratelli (Da 5 Bloods), il precedente film del 2020. Quali sono i progetti? “Vorrei fare un film sulla storia del Viagra, non è una battuta, ma preciso che sarà un musical, anche se basato su una storia vera. Purtroppo, al momento non ci sono i finanziamenti”. E non manca qualche stoccata a Hollywood: “Negli studios pensano solo a fare film di supereroi, azione, remake, è sempre più complicato far passare qualcosa di originale”. Anche la distribuzione nelle sale è cambiata, in peggio per il regista di Malcolm X: “Il mio ultimo film è rimasto nelle sale solo per tre settimane, mi aspettavo una presenza più lunga, perché un regista ha il diritto di vedere il proprio lavoro valorizzato in sala. Ho 68 anni e vengo da un’epoca in cui lo streaming non esisteva”. 

Spike Lee, Highest 2 Lowest
Spike Lee, Highest 2 Lowest

L’ultimo film di Spike Lee, un omaggio a Akira Kurosawa e William Friedkin 

Raccontando Highest 2 Lowest, Spike Lee, sottolinea la sua ammirazione per Denzel Washington – “è uno dei migliori attori in circolazione” – e per Akira Kurosawa. Anatomia di un rapimento (High to low nella versione americana), il film girato dal regista giapponese nel 1963, a sua volta basato su un romanzo di Ed Mc Bain, è stata l’ispirazione – “badate bene, non faccio remake” per il film ambientato fra i grattacieli e le strade di New York. La città americana, con i suoi scenari, è l’altra grande protagonista del film, a partire dalle splendide immagini iniziali girate con il drone, vero e proprio omaggio visivo a Manhattan. Un inizio che ricorda molto l’incipit dell’omonimo film di Woody Allen. Il drone plana infine su Olympia Dumbo, la lussuosa torre residenziale dove vive il produttore musicale David King, interpretato da Denzel Washington. Nell’appartamento con vista sull’East River, il Ponte di Brooklyn e la Statua della Libertà, la telecamera lascia intravvedere opere di Basquiat, Kehinde Wiley e altri artisti afroamericani. “Sono opere della collezione mia e di mia moglie” spiega il regista “ma quelle riprese nel film erano copie, meglio essere prudenti quando si gira”.  La battuta a Spike Lee non manca mai, come pure i riferimenti cinefili che molti appassionati di cinema noteranno vedendo Highest 2 Lowest. “Quando ero ragazzo e frequentavo la high school a Brooklyn, un giorno vedemmo una troupe che girava sotto la scuola e attorno alla metropolitana: solo all’uscita del film scoprimmo che si trattava di The French connection”, il film con protagonista Gene Hackman nei panni di Jimmy Doyle “Popeye”, ispirato a un agente di polizia veramente esistito. La scena nella stazione della metropolitana in cui Denzel Washington insegue i rapitori è un diretto omaggio alla memorabile scena del 1971 in cui, nel film di William Friedkin, Fernando Rey e Gene Hackman salgono e scendono dal vagone. Sui titoli di coda un’ultima sorpresa: la versione inglese di Prisencolinensinainciusol  di  Adriano Celentano chiude un film con molta buona musica. Marchio di fabbrica di Spike Lee. 
 
Dario Bragaglia 

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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