The Teacher: il film che ci porta tra le rovine della Palestina

La regista Farah Nabulsi indaga il dramma umano di Gaza con sensibilità e un linguaggio simbolico che evoca le ferite di un popolo

Un salottino in mezzo ai ruderi di una casa totalmente demolita è la potente immagine che ci restituisce The Teacher per evocare la resilienza palestinese e penetrare con sguardo umano nella realtà di una resistenza che nasce da un perpetrarsi di anni e anni di ingiustizie e umiliazioni. Finisce sparpagliata tra un ricordo e l’altro la dignità di un popolo che non sa come reagire all’ondata di crudeltà e discriminazione di cui è vittima. 

Nel film in uscita l’11 dicembre 2025 le carte non vengono subito scoperte, c’è un qualcosa che la regista Farah Nabulsi ci tiene nascosto per rivelarci al momento giusto e consentirci di provare empatia per i personaggi e solo dopo di capire dopo la vera portata di quello che stiamo vedendo. 

Cinema di finzione per la realtà di un popolo in “The Teacher”

La trama è incentrata sulla vita di un insegnante palestinese (Saleh Bakri) che cerca di aiutare uno studente (Muhammad Abed El Rahman) che ha perso tutto e rischia di finire in una voragine di rabbia e vendetta. Allo stesso tempo la nascita di una relazione sentimentale con una volontaria delle Nazioni Unite (Imogen Poots) porta l’uomo a cercare di svincolarsi dai propri fallimenti passati e darsi una nuova possibilità. Tuttavia ogni buon proposito verrà ostacolato dalla ferocia di un odio che non conosce limiti e un confronto inaspettato attende il protagonista. 

The Teacher ha debuttato al Toronto International Film Festival 2023 ed è l’esordio nel lungometraggio di finzione della regista e sceneggiatrice anglo-palestinese, nota per il cortometraggio The Present, vincitore del premio BAFTA 2021 e candidato agli Oscar nella categoria miglior cortometraggio. 

Realismo simbolico in “The Teacher”

Ispirato a eventi realmente accaduti, The Teacher propone un realismo tipicamente mediorientale, la cui forza visiva confluisce in immagini e simboli potenti, come il recupero di un coniglio dalle macerie per parlare di resilienza o la ricerca di oggetti significativi tra le rovine per suggerire l’idea di un popolo che trova la propria forza nella memoria nonostante il tentativo esterno di demolirla. Un’essenzialità e compostezza dell’immagine che dipinge scene evocative e simbolicamente eloquenti, alcune delle quali ambientate nel florido uliveto, ritratto nella sua bellezza, poi in fiamme e infine bagnato dalla pioggia, cornice di un grido disperato che attesta l’impotenza del popolo palestinese di fronte a questa devastante operazione di annientamento della propria cultura e coinvolge il paesaggio circostante come in lacrime.

Oppressione e iniquità in Palestina nel film di Farah Nabulsi

Il film denuncia e rivela le dinamiche di potere e sopraffazione messe in atto in una terra martoriata, ripetutamente inquadrata, soggetto e vittima, campo di battaglia ineludibile. Mostra i paradossi di queste ingiustizie e la corruzione del sistema, che non solo obbliga ad assistere alla distruzione della propria casa da un giorno all’altro, ma costringe anche a pagarne la demolizione. Qui scatta il collegamento con No Other Land, documentario vincitore dei premi Oscar 2025, che ha testimoniato la distruzione di un villaggio della Cisgiordania e l’ostilità dell’IDF alle proteste pacifiche. Un altro paradosso è numerico: un israeliano vale mille volte un palestinese, una vita per mille vite.

The Teacher si unisce a un cinema palestinese di consapevolezza che tratta tra le varie tematiche quella della rabbia giovanile e della ricerca di vendetta, che però viene frenata da una saggezza adulta che privilegia l’empatia e il perdono. Tuttavia se quest’ultimo riempiva di senso il finale di Tutto quello che resta di te, pur portando avanti la propria condanna al sionismo senza sconti, e si ripresentava nel film di Jafar Panahi Un semplice incidente, The Teacher ha uno sguardo meno indulgente e mette l’accento sull’impossibilità di abbracciare un vero pacifismo in una situazione tanto abominevole che al contrario invita alla lotta. Così si reitera la necessità di una resistenza illuminata però da principi solidi e da una cultura umanista. 

“The Teacher”, un film che lascia il segno

Tutti i dubbi e la precarietà di una giustizia iniqua sono riassunti in un “forse” accennato dall’attore Saleh Bakri, detto con voce quasi singhiozzante. L’intensità struggente della sua recitazione dà ulteriore spessore e profondità a un personaggio già potente nella scrittura, mentre la presenza di Imogen Poots porta una freschezza e un’emotività coinvolgente.

In anteprima Fuori Concorso al 43° Torino Film Festival e in sala dall’11 dicembre, un film viscerale e sorprendente, autentico e urgente, che va oltre i pregiudizi infierendo sulla retorica sionista e con delicatezza, incisività e coraggio porta avanti una tematica per nulla scontata e ancora delicata, quella della resistenza palestinese, con una capacità affascinante di sviluppare un simbolismo del quotidiano essenziale ma prorompente e ricercato e generare emozioni devastanti mantenendo intatta una luce di speranza senza cadere nella facile retorica.

Corinne Vosa

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più