La serie “All’s Fair”, il nuovo legal drama tutto al femminile di Ryan Murphy
Segreti e alleanze nella nuova serie disponibile su Disney+. Al comando un cast corale e femminile molto popolare tra cui Kim Kardashian, Naomi Watts, Sarah Paulson e Glenn Close
Un team di avvocatesse divorziste che abbandona uno studio dominato dagli uomini per fondarne uno tutto loro. All’s Fair, il nuovo legal drama di Ryan Murphy, disponibile su Disney+ dal 4 novembre con un episodio ogni martedì, è una serie che non parla solo di legge ma anche di potere, di sorellanza e di quella fiera vulnerabilità che le donne imparano a maneggiare come un’arma. Feroci, brillanti, emotivamente complicate, le protagoniste non si limitano a sopravvivere in un mondo che le giudica ma lo riscrivono.

“All’s Fair”, la nuova serie che mette al centro le donne forti
Murphy, che ha fatto dell’universo femminile una materia di studio e di fascinazione costante – e attraverso più generi -, riunisce qui un cast impressionante: Kim Kardashian, Naomi Watts, Sarah Paulson, Glenn Close, Niecy Nash-Betts, Teyana Taylor e Matthew Noszka. Una squadra intergenerazionale di donne che, dentro e fuori dallo schermo, ragiona sul senso della rappresentazione, sul diritto – in tutti i sensi – di essere viste. “Per una generazione che non è cresciuta in case con donne forti, penso sia importante mostrare questo tipo di immagini”, racconta Kim Kardashian che interpreta una giovane avvocata dal passato mediatico ingombrante ma dalla determinazione concreta. Figlia di un avvocato, ha ereditato quella disciplina e quella fame di giustizia che oggi trasferisce anche nella fiction: “Mio padre sarebbe stato orgoglioso di me, e credo che vedere una donna in questo ruolo possa ispirare altre ragazze”.
Un passaggio di testimone attraverso più generazioni in “All’s Fair”
Glenn Close, invece, ne fa una questione di genealogia: “Le mie nonne erano donne brillanti, ma non poterono fare ciò che volevano. Una avrebbe dovuto essere un’attrice, l’altra una cantante. Interpretare la matriarca di questo gruppo è come riscattarle”. Un passaggio di testimone simbolico che attraversa anche le generazioni narrative della serie, dove ogni personaggio incarna un modo diverso di sopravvivere all’amore, al fallimento e all’ambizione. Sarah Paulson, veterana del “Ryan Murphy world”, parla di familiarità e fortuna: “È raro trovarsi circondata da così tante donne forti e talentuose, ma ho avuto la possibilità di viverlo più volte. È speciale”.

“All’s Fair” ribalta i cliché femminili dei legal drama
Ed è proprio questo senso di familiarità che All’s Fair prova a costruire, ribaltando i cliché del legal drama e quelli del femminile: qui le donne non sono comprimarie o spalle morali, ma il centro nervoso di ogni decisione, la mente e il cuore che reggono la tensione del racconto. Naomi Watts definisce la serie “un’idea piena di energia, un’occasione per mostrare come donne diverse si aiutino a rimettersi in piedi, pezzo dopo pezzo”. E forse è proprio questo il segreto di All’s Fair: raccontare la complessità senza giudizio, facendo convivere l’ambizione e la fragilità, il glamour e la fatica quotidiana di chi continua a conciliare tutto – lavoro, figli, desideri – senza mai smettere di sorridere. Perché, come dice Sarah Paulson parlando di Kardashian sul set, “vederla gestire tutto con grazia e ironia è stato un esempio: mi ha ricordato che la forza può essere anche leggera”.
In un mondo in cui i soldi parlano e l’amore resta un campo di battaglia, All’s Fair è la nuova grammatica del potere al femminile. Non quella che grida, ma quella che sa restare.
Margherita Bordino
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