Il documentario su Brunori Sas: fragilità e ironia come forma di rinascita
Viva vera, di tutti i giorni, e amore per la musica: questo film è un atto di condivisione e di nuovo inizio. Nel video una breve intervista a Dario Brunori e Giacomo Triglia
Ci sono momenti nella vita di un artista in cui il rumore del mondo si fa così denso da costringerlo al silenzio. Brunori Sas – Il tempo delle noci, documentario di Giacomo Triglia con il cantautore Dario Brunori, nasce da quel silenzio: da un periodo di sospensione, di dubbi e di ricerca. È un film che non racconta solo la genesi di un disco, L’albero delle noci, ma il tentativo di ritrovare un senso – nella musica, nella creazione, nella vita stessa.
Il documentario su Brunori Sas nasce dalla complicità artistica e personale
Triglia e Brunori si conoscono da quasi vent’anni, e questa lunga complicità diventa la chiave di un racconto intimo e disarmato. La camera non osserva da fuori, ma accompagna, partecipa, respira con lui. Ne coglie le esitazioni, gli sguardi che si perdono tra gli strumenti, le pause prima di una parola detta a metà. Il risultato è un ritratto che sa di confidenza, un diario filmato di un tempo fragile, e per questo autentico. In questo viaggio non c’è solo l’artista, ma l’uomo. Al suo fianco c’è Riccardo Sinigallia, produttore e compagno di riflessioni, che diventa un contrappunto umano e creativo. Insieme cercano una lingua comune per raccontare la crisi, la trasformazione, la necessità di lasciar cadere ciò che non serve più. È in quel dialogo – spesso fatto di silenzi più che di suoni – che il film trova la sua verità: la creazione come atto di vulnerabilità condivisa.
Momenti di straordinaria quotidianità nel film sul cantautore Brunori Sas
Le immagini scorrono tra le sessioni in studio, le prove, i momenti rubati di quotidianità. C’è un’Italia che si intravede di sfondo – la Calabria, la provincia, le radici – ma qui non è mai cornice, è sostanza. Il ritorno alla terra, al tempo lento, alla memoria diventa metafora di un processo interiore: come le noci, che maturano in silenzio prima di cadere, anche Brunori sembra attraversare un proprio autunno necessario per rinascere. Quando infine arriva il palco, fino a Sanremo, non è l’approdo ma un nuovo inizio. Non la celebrazione dell’artista, ma la restituzione di un percorso. Il tempo delle noci non costruisce un mito, lo smonta con delicatezza: mostra l’artigianato della musica, il suo farsi e disfarsi continuo, la bellezza che nasce dall’incertezza.
Un ritratto malinconico di Brunori Sas
Prodotto da Mompracem con Rai Documentari e Calabria Film Commission, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in arrivo il 9 novembre su Rai Play, il documentario si inserisce in quella linea di opere che raccontano la musica come terreno di verità, non di spettacolo. Triglia filma Brunori come si filma un amico, senza ornamenti né distanze, con uno sguardo che sa aspettare. Ne viene fuori un ritratto che non teme la malinconia, perché la riconosce come parte del processo creativo. Alla fine resta la sensazione di aver assistito a qualcosa di profondamente umano: la ricerca di senso di un artista che, smettendo di avere tutte le risposte, trova il coraggio di continuare a fare domande. Il tempo delle noci diventa così il tempo della consapevolezza – quello in cui ci si accorge che la fragilità non è una ferita, ma una forma di grazia.
Margherita Bordino
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