Festa del Cinema di Roma 2025: “I Am Curious Johnny”, l’uomo che inventò se stesso (e forse anche il selfie)

In anteprima alla ventesima edizione della rassegna romana, Julien Temple presenta un documentario su Johnny Pigozzi, personaggio camaleontico e assai cinematografico

C’è chi colleziona arte, chi colleziona esperienze, e chi – come Johnny Pigozzi – colleziona persone. Fotografo, imprenditore, ambientalista, filantropo, playboy e, come ama dire lui stesso, “curioso cronico”: I Am Curious Johnny, il nuovo documentario di Julien Temple, racconta la vita di un personaggio che sembra uscito da un film, ma che è esistito davvero (e che da decenni documenta la propria esistenza come una performance continua).

Il documentario “I Am Curious Johnny” di Julien Temple

Prima dei social network, molto prima degli influencer, Pigozzi aveva già inventato il selfie. Negli anni Settanta si autoritraeva con Mick Jagger, Michael Douglas o Diane von Furstenberg tra lo Studio 54 e la sua villa a Cap d’Antibes, dove la piscina è diventata più celebre di molte gallerie. Era un modo per essere dentro e fuori la storia allo stesso tempo: osservatore privilegiato e protagonista involontario del jet set globale. Temple, regista che ha raccontato i Sex Pistols e il punk inglese, trova in Johnny un soggetto sorprendentemente affine – un outsider dentro il sistema, un uomo che si reinventa a ogni immagine.

La trama di “I Am Curious Johnny” di Julien Temple

Il film, prodotto da Jeremy Thomas, evita l’agiografia e gioca con i registri del ritratto ironico e del mockumentary. Johnny, moderno Zelig, attraversa decenni di cultura visiva e mondana senza mai appartenere davvero a nulla. Figlio di un magnate francese, ha trascorso la vita cercando di non essere solo “l’erede” ma un autore a pieno titolo: nella fotografia, dove il suo sguardo è diretto e autoironico; nella collezione d’arte contemporanea africana, la più importante al mondo; e persino nell’investimento tecnologico, dove ha saputo leggere il futuro con la stessa curiosità con cui scrutava le facce dei suoi amici famosi. Temple costruisce il racconto come una riflessione sul potere dell’immagine e sulla natura della realtà nell’era digitale. L’intelligenza artificiale, accennata come una minaccia o un’estensione del narcisismo umano, diventa metafora del “moltiplicarsi dei Johnny”: versioni alternative di sé che popolano l’immaginario collettivo. Chi è davvero Pigozzi? Un artista, un collezionista, un milionario annoiato, o semplicemente un uomo che ha trasformato la propria vita in una grande installazione permanente?

“I Am Curious Johnny” di Julien Temple è un’indagine sul desiderio di essere visti

Oggi Johnny vive a Roma, città che – dice – “è perfetta per fare il pensionato”. Ma la sua “pensione” è un’arte del vivere, un esercizio di leggerezza e curiosità. I Am Curious Johnny è un ritratto affettuoso e ironico, ma anche un’indagine sul desiderio di essere visti, di lasciare un’impronta in un mondo che scorre veloce come un feed. In fondo, Pigozzi ha solo anticipato il nostro tempo: quello in cui la vita privata è diventata pubblica, e l’immagine – di sé, degli altri, del mondo – è tutto ciò che resta.

Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più