Tutti i premi della Berlinale 74. L’orso d’oro va a Dahomey

A trionfare è il documentario della regista Mati Diop. Un film che attraverso l’arte e gli oggetti mostra e dimostra come il passato coloniale influenza ancora il nostro presente

La Berlinale come sempre ha tenuto a mente ciò che avviene nel mondo ora, in questo momento, nel nostro presente. È stata quindi ancora una volta un’edizione, la 74esima a ultima guidata da Carlo Chatrian, politica ma, al contempo, attenta a tematiche generazionali, universali e personali. Molti dei titoli presentati qui non si possono definire pop ma sono racconti da dibattito, confronto e discussione. E l’Italia, in Concorso con Another End di Piero Messina e Gloria! di Margherita Vicario, ha fatto una gran bella figura, possiamo dirlo! La giuria, presieduta da Lupita Nyong’o, ha assegnato l’Orso d’Oro al film Dahomey di Mati Diop. Un documentario che riguarda le ferite del colonialismo nel mondo, ieri come oggi.

Dahomey Golden Bear
Dahomey Golden Bear

Colonialismo, vita tranquilla e fantascienza nei film riconosciuti alla Berlinale

Dahomey, a metà tra realtà e finzione, che segue il processo di restituzione da parte dello stato francese di opere d’arte provenienti da quello che è oggi lo stato del Benin, è il Miglior film, mentre i due riconoscimenti della giuria sono andati a A Traveler’s Needs, con protagonista una incantevole Isabelle Huppert, e The empire, una vera follia cinematografica che omaggia (e forse prende anche un po’ in giro) Guerre stellari. A Traveler’s Needs è la storia di una donna che inizia a insegnare francese a Seoul pur non avendo nessuna competenza, di lei non sappiamo nulla se non quello che vediamo: è semplice, conduce la vita con serenità e trova piacere il lunghe e silenziose camminate. Un film in cui è assente ogni sovrastruttura. Mentre The empire è qualcosa di inatteso e inaspettato. È una lotta tra il bene e il male ai tempi nostri ma con spade laser e monumenti francesi che diventano navicelle spaziali. È fantascienza ma è anche realtà, il tutto ambientato nella meravigliosa Francia settentrionale.

La Berlinale è politica

Mai un festival così politico, tanto politico anche durante la sua cerimonia di premiazione. Questa Berlinale ha dato voce a tematiche, storie di popoli, comunità, singoli con in comune la voglia di cambiare, di fare pace con se stessi, con il passato e con il futuro che dovrà essere contro ogni forma di pregiudizi, di guerra, di ingiustizia. Sul palco, tutti/e si sono espressi/e in questo senso, senza paure di ripercussioni, o forse con il coraggio di sfidarle. Grazie Berlinale.

Tutti i premi della 74esima Berlinale

● Orso d’Oro Miglior Film – Dahomey directed by Mati Diop
● Orso d’Argento Gran Premio della giuria – A Traveler’s Needs di Hong Sangsoo
● Orso d’Argento Premio della giuria – The empire di Bruno Dumont
● Orso d’Argento Miglior regia – Nelson Carlos De Los Santos Arias per Pepe
● Orso d’Argento Miglior interpretazione – Sebastian Stan per A different Man
● Orso d’Argento Miglior interpretazione non protagonista – Emily Watson per Small Things Like These
● Orso d’Argento Miglior sceneggiatura – Sterben di Matthias Glasner
● Orso d’Argento Miglior contributo artistico – Martin Gschlacht per The Devil’s Bath di Veronika Franz and Severin Fiala

Documentari:

● Miglior Documentario – No Other Land del collettivo Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, and Rachel Szor
● Menzione speciale Miglior Documentario – Direct action di Guillaume Cailleau e Ben Russell

Encounters:

● Miglior film – Direct Action di Guillaume Cailleau and Ben Russell
● Premio speciale della giuria (ex aequo) – The great Yawn of history, di Alyar Rasti e Some rain must fall, di Qiu Yang
● Miglior regista – Cidade; Campo, di Juliana Rojas

GWFF – Miglior opera prima:

● Cu Li Never Cries, di Pham Ngoc Lan

Cortometraggi:

● Orso d’oro per il miglior cortometraggio – An Odd Turn di Francisco Lezema
● Orso d’argento, premio della giuria – Remains of the hot day di Wenqian Zhang
● Cortometraggio candidato agli European Film Awards – That’s all for me, di Eva Konnemann

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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